“A Vindicio oltre al danno la beffa”, l’affondo dell’associazione “cittadini per la tutela dei beni comuni di Formia”

25 giugno 2020 | 17:00
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“A Vindicio oltre al danno la beffa”, l’affondo dell’associazione “cittadini per la tutela dei beni comuni di Formia”

L’associazione: “Ci chiediamo se il gestore fosse autorizzato ad effettuare un tale scarico nel canale di scolo di Vindicio”

Formia – L’episodio dei riversamenti di enormi quantità d’acqua con sedimenti terrosi sul litorale di Vindicio, avvenuto l’altro ieri, continua a essere al centro dell’attenzione dei formiani. Dopo la denuncia presentata dal sindaco di Formia, Paola Villa, per danno d’immagine(leggi qui), a intervenire sulla questione è l’associazione cittadini per la tutela dei beni comuni di Formia.

“Le persone che l’altro ieri si trovavano sulla spiaggia di Vindicio a Formia avranno creduto, nella migliore delle ipotesi, di stare facendo un bagno purificatore nelle acque del grande fiume sacro, il Gange, così da purificare i loro peccati, ma sicuramente non era quello il loro intento. Volevano, invece, fare un bagno nel nostro Golfo e godere di una giornata di sole. Invece, improvvisamente si sono trovati investiti da acque piene di detrito a matrice fine e di colore marrone, che si sono estese su un lungo tratto del litorale e che si sono sedimentate lentamente.

Si trattava in realtà, come dichiarato anche da Acqualatina, di acque provenienti dalle lavorazioni nel campo pozzi “25 Ponti”, attività che per il 23 giugno, non era stata comunicata neanche all’Amministrazione Comunale e che non ha consentito dunque di informare i turisti e le strutture recettive del litorale.

Di contro, il gestore – spiegano dall’associazione “Cittadini per la tutela dei beni comuni di Formia – si mostra entusiasta per questo evento testimone di “grande presenza di risorsa idrica e ottima potenzialità del campo pozzi”. Noi vogliamo ricordare che questa presunta potenzialità non potrà essere sfruttata appieno, come certificato da studi del dipartimento di ingegneria Dicea dell’Università La Sapienza di Roma, perché andrà monitorata settimanalmente onde scongiurare che si possano “innescare processi di salinizzazione, se l’acquifero costiero interessato dal progetto venga sfruttato eccessivamente e/o per periodi prolungati, soprattutto nei periodi estivi quando l’acquifero alimentante è nel periodo di magra”.

E così al danno ambientale ed economico per un’opera che vedrà le sue acque approvvigionare i cittadini di Gaeta e Formia con il contagocce, anche per le reti che disperdono circa il 70% delle acque immesse, dobbiamo subire la beffa di un gestore che non rispetta le più elementari regole di informazione e comunicazione con i suoi utenti oltre che con le amministrazioni territoriali.

Ci chiediamo e chiediamo agli Enti che hanno autorizzato le attività di perforazione se, trattandosi di acque provenienti da una lavorazione, il gestore fosse autorizzato ad effettuare un tale scarico nel canale di scolo avente come recapito finale il nostro Golfo di Gaeta e se tale attività non dovesse prevedere anche l’eventualità della fuoriuscita di tale materiale che andava gestita in sicurezza e con responsabilità evitando lo scarico diretto a mare!”

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