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Arriva unanime il “sì”: dal 2022 le calciatrici saranno professioniste

26 giugno 2020 | 22:50
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Arriva unanime il “sì”: dal 2022 le calciatrici saranno professioniste

L’obiettivo del progetto, proposto dal Presidente della Figc, è quello di assicurare radici solide alla sezione femminile e la possibilità di farla crescere

La data storica è il 25 giugno 2020. Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha proposto un progetto di introduzione graduale per riconoscere lo status professionistico al calcio femminile, l’idea è stata sposata all’unanimità dal consiglio.

Il piano di stampo triennale garantirebbe la promozione al professionismo entro la stagione 2022/23, inoltre assicurerebbe piccoli traguardi ben calibrati che consentirebbero al sistema di adattarsi al meglio. Il progetto di Gravina è quello di rinforzare i vertici, stabilire un’avvincente competitività, senza dimenticare di fortificare le basi e sostenere ogni categoria, per assicurare radici solide alla sezione femminile e la possibilità di farla crescere.

Le promesse di Gravina a ridosso della sua elezione prendono finalmente corpo, alimentate dalle dichiarazioni del ministro dello sport Spadafora, che ai microfoni del tg3 neanche un mese fa ha annunciato di star lavorando alla riforma dello sport, che prevede per le calciatrici la promozione di status. Dopo oltre 50 anni dalla sua nascita, la serie A rosa muove il suo primo passo verso la realizzazione di un sogno, un riconoscimento, giustamente definito della Figc improcrastinabile in ottica della lotta di diritti per pari dignità.

L’ attenzione mediatica, le dichiarazioni delle calciatrici e il mondiale 2019 hanno riscosso la risposta che da tempo il calcio italiano attendeva, le istituzioni si sono mosse per risolvere un’ingiustizia ai danni della sezione femminile. Nonostante un percorso è stato finalmente definito siamo solo ai sedicesimi di questa competizione, la vera finale si giocherà più avanti contro i pregiudizi che affliggono la categoria.  La partita è ancora lunga ma finalmente si può sperare di giocarla con tutti gli strumenti necessari.

Abbiamo intervistato in merito al passaggio storico alcuni esponenti del calcio locale, tastando gli umori e consentendo a società e calciatrici di esprimersi ed esporsi in prima persona.

Il dirigente del Ladispoli Vincenzo Persi ha dichiarato a ilfaroonline.it il suo pensiero ancora scettico, che preferisce all’entusiasmo generale una cauta attesa dei prossimi risvolti: “Sono due anni che si parlava in federazione della promozione, ma sono state per lungo tempo parole vuote. Non vorrei che il piano triennale fosse solo una scusa per posticipare ulteriormente il traguardo. Molte società non sono ancora educate a prendere sul serio la sezione femminile. Manca, prima dell’organizzazione, il rispetto della categoria“.

andrea vera

Andrea Vera

Simili le affermazioni di Andrea Vera, portiere dell’Academy Ladispoli e della nazionale ecuadoriana, che dichiara a ilfaroonline.it di riconoscere nell’iniziativa un potenziale di cambiamento, che va affiancato però all’abbattimento di sovrastrutture stereotipate e maschiliste. “Se noi donne non abbiamo la legge o la federazione a supportarci, è come se andassimo in guerra senza armi.  Fare una legge e rinnovare il sistema è ciò di cui avevamo bisogno, il calcio non può crescere senza. Non si deve proporre di avviare un progetto entro il 2022 ma bisogna farlo. Il professionismo è uno status importante, ma è solo la linea di partenza. L’aiuto delle Figc deve essere finalizzato anche alla rieducazione del tifo, bisogna istruire le persone a riconoscere la bellezza e il sacrificio del lavoro di tutte noi. Un ruolo fondamentale è anche quello dei privati, le società e gli sponsor devono intraprendere la lotta per la conquista di pari dignità con noi e non fare passi indietro”.

“Io credo che sia un problema di pensiero, infatti la Federcalcio ha più soldi della Fef ma siamo noi ad avere già le professioniste, i contratti e siamo noi ad essere tornare a giocare come gli uomini, perché abbiamo lottato e abbiamo cambiato la mentalità. Se oggi la seria A si ferma – conclude Vera – rischia di perdere il rispetto guadagnato negli anni precedenti“.
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