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Necrologi sui cancelli dell’Inps, da Civitavecchia a Formia la protesta di CasaPound

8 luglio 2020 | 12:36
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Necrologi sui cancelli dell’Inps, da Civitavecchia a Formia la protesta di CasaPound

Gli attivisti di CasaPound: “L’intento è denunciare la morte dell’economia italiana e di migliaia di piccoli e piccolissimi imprenditori”

Ostia – Centinaia di manifesti funebri sono stati affissi dai militanti di CasaPound Italia davanti alle sedi Inps di Civitavecchia, di Ostia, di Pomezia, di Anzio-Nettuno, di Latina, di Formia e di decine di altre città italiane.

“L’intento – spiegano gli attivisti di CasaPound – è denunciare la morte dell’economia italiana e di migliaia di piccoli e piccolissimi imprenditori, messi in ginocchio dalle politiche governative e ‘giustiziati’ dai disservizi, dai ritardi e dall’incapacità di gestire i pochi aiuti statali da parte dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale”.

L’Inps – continuano – dovrebbe essere l’ente pubblico di maggior sostegno ai lavoratori e agli imprenditori in questo momento di profonda recessione. E invece non soltanto si è fatta trovare impreparata a fronteggiare l’emergenza, ma addirittura ha aggravato una situazione già critica. Da un lato con i disservizi telematici, dall’altro con la lentezza nella lavorazione delle pratiche che non ha ancora consentito a centinaia di migliaia di cittadini di riscuotere la cassa integrazione e i vari bonus di sostegno al reddito”.

“Non ci sono stati soltanto ritardi ingiustificabili nell’erogazione dei soldi, ma addirittura le imprese che hanno anticipato la cassa integrazione sono ancora in attesa della necessaria autorizzazione per compensare quanto già pagato con i contributi da versare”.

“L’Istituto di Previdenza – concludono da CasaPound – come qualsiasi pubblica amministrazione che si rispetti, dovrebbe essere la cinghia di trasmissione delle decisioni politiche, e invece si è contraddistinto soltanto per le sortite inopportune del suo presidente, Tridico, che ha definito ‘pigri e opportunisti’ gli imprenditori che, dopo il lockdown, facevano fatica a riaprire la propria attività. Per questi motivi abbiamo deciso di protestare davanti a un istituto che per oltre cento anni ha assicurato serenità agli italiani e che, negli ultimi tempi, si sta trasformando in un baraccone indecente”.

(Il Faro online)