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Culasso: “Quella volta che Maradona mi strinse la mano alla Domenica Sportiva”

Incontri ed episodi vissuti con i campioni dello sport italiano dell’ex Direttore Tecnico del karate delle Fiamme Gialle, oggi in pensione. Da Mazzucato a Bonomi, dalla Quintavalle a Mariani. Il suo racconto

Roma – Ci sono persone che mantengono viva la memoria collettiva. Ricordi, storie. E ci sono sportivi che lo fanno per il mondo in cui sono cresciuti. Si portano dentro al cuore e alla mente attimi, persone. Momenti leggendari della storia dello sport che loro stessi hanno vissuto. Proprio quei momenti che hanno fatto emozionare gli appassionati. Medaglie olimpiche, esultanze, strette di mano. Personali.

E’ così per Claudio Culasso. 40 anni alle Fiamme Gialle. Come Direttore Tecnico del karate gialloverde e tanti anni nella Nazionale Fijlkam ha visto crescere e farsi protagonisti i migliori campioni della disciplina. Ma non solo. Alle Fiamme Gialle Claudio ha conosciuto anche altri atleti dei diversi sport olimpici che hanno segnato letteralmente la storia. Li ha vissuti lui stesso quegli attimi, insieme a loro. Insieme a Roberto Mazzuccato, campione del salto triplo, insieme a Giulia Quintavalle, campionessa a Pechino nel 2008 nel judo. Con Roberto Di Donna, eccezionale atleta vincente ad Atlanta nel tiro a segno. Li descrive Culasso.

Nella sua lunga esperienza da dirigente militare nel Gruppo Sportivo della Guardia di Finanza, l’ex ormai direttore tecnico, in pensione dal 2016, ma sempre pieno di impegni quotidiani, ne ha visti di campioni sfondare nello sport. Allenamenti, incontri, premiazioni, chiacchierate. Vittorie. Ricorda quella di Giulia, come anche quella di Mariani. Ed ogni volta, questi episodi gelosamente conservati nei cassetti delle leggende sportive, si sono fatti memoria, per poi essere narrati al mondo, nelle occasioni speciali. Una persona rappresenta un tesoro di esperienze. Di ricordi appunto.

Come capitò quella vittoria? Chi vinse quella medaglia? Come andò la finale sul tatami del karate? Claudio è una persona che può rispondere a tali domande, oggi. Lo racconta a Il Faro on line. Dal 1975 alla Guardia di Finanza, atleta e allievo del Maestro Teotonico, cittadino di Ostia scomparso nel gennaio del 2019 (leggi qui), e campione d’Europa nel kumite e poi allenatore alle Fiamme Gialle, congedato nel gennaio del 2016 con una festa suggestiva insieme ai suoi ragazzi del karate gialloverde nel “Karate Fiamme Gialle Day” (leggi qui), Culasso conserva la storia di quegli attimi sportivi, che hanno segnato un momento della vita di ognuno.

“Cosa facevi durante la vittoria di Di Domenico ai Mondiali?” “Cosa provavi nel veder giocare Maradona e poi Pelè?”. Racconta anche questo Claudio. Ragazzo al Flaminio in ammirazione della Perla Nera e atleta della Nazionale di karate alla Domenica Sportiva, nello stringere la mano del grande Diego.

Per ognuno di questi personaggi, l’ex Direttore Tecnico gialloverde ha un ricordo, una immagine. C’era lui nell’ufficio del II Nucleo Atleti a Castel Porziano quando Giulia Quintavalle tornò da Pechino con l’oro olimpico al collo. La prima donna del judo tricolore a salire sul primo gradino, allenata da Felice Mariani. Che con Claudio si era arruolato alle Fiamme Gialle. Una leggenda nella leggenda. Foto, complimenti e sorrisi quel giorno di fine luglio con l’atleta azzurra oggi mamma e militare a Livorno.

Anche Claudio Culasso è un simbolo dello sport italiano. E del karate soprattutto. Insegnante di valori sul tatami e a bordo tappeto. Conosciuto da tutti nell’ambiente della disciplina olimpica. Non manca mai di essere salutato da chiunque, anche durante gli eventi sportivi al Pala Pellicone di Ostia. Una persona seria, retta, un tecnico competente a cui si chiedono consigli. Ammirato da tutti. Fa parte dell’Associazione Nazionale Stelle al Merito Sportivo Culasso, di cui è presidente il Generale Gola. Comandante del Centro Sportivo delle Fiamme Gialle per tanti anni e già presidente della Federazione Italiana Atletica Leggera e del Consiglio Internazionale dello Sport Militare.

E della riunione del 17 luglio dell’Ansmes Claudio ha una bellissima foto che manda volentieri a Il Faro on line. E allora con il cuore Culasso, in un giorno di questa strana estate del 2020, racconta la sua esperienza di sportivo, nell’aver incontrato altri sportivi importanti. Nell’aver condiviso con loro un attimo leggendario della loro carriera.

Ed è accaduto anche con Valerio Aspromonte. A 24 ore dal termine della sua carriera come schermidore alle Fiamme Gialle (leggi qui), Culasso aggiunge un pensiero anche per il campione olimpico e mondiale di fioretto: “Valerio l’ho conosciuto appena arruolato. Uno dei primi atleti che diede il via alla scherma delle Fiamme Gialle e a cui ha dato lustro. Abbiamo legato un bel rapporto di amicizia, anche con Carolina Erba. E’ riuscito a fare risultati importanti. Ai Mondiali e fu oro alle Olimpiadi di Londra 2012. Portò in Caserma il suo Maestro Sasà, un diminutivo affettuoso. E’ stato colui che l’ha cresciuto al Frascati Scherma, una persona dolcissima. Venne al Gruppo Sportivo ed ebbi il piacere di conoscerlo. Valerio me l’ho presentò. Io le donai una spilletta delle Fiamme Gialle e lui si commosse molto. Si era sentito di aver fatto una grande cosa, nel portare un suo atleta alle Fiamme Gialle. Ci salutammo e ci prendemmo un aperitivo al bar del Centro Sportivo. Aspromonte lo considerava come un padre”.

Dal calcio, alla canoa. Dal suo karate al judo. Atleti, personaggi che gli appassionati di sport hanno in mente. Di cui tutti ricordano un momento della carriera sportiva. Claudio li ha conosciuti direttamente e condiviso con loro la quotidianità. Direttamente come allenatore azzurro e gialloverde ha seguito Di Domenico. Uno dei campioni di kumite più importanti. Il secondo alle Fiamme Gialle ad aver vinto un titolo mondiale, dopo quello alzato al cielo da Davide Benetello nel 1994. Li ha fatti  crescere e visti crescere lui, alla Guardia di Finanza. E ricorda Giuseppe con particolare affetto, descrivendo i brividi provati a Tallin quando conquistò l’oro iridato. E descrivendo in modo sentito gli atleti da lui incontrati. Oggi amici di una vita.

Pelè

Pelè in Roma – Santos

Mi glorio e mi onoro di averlo visto giocare. La Perla Nera. Purtroppo non l’ho incontrato, ma l’ho visto giocare a 12 anni. Nel 1967 andai a vedere la partita Roma – Santos, mio padre ci portò a vederlo. Una promessa mantenuta. Una emozione grandissima al Flaminio. Lo vedemmo con la divisa bianca del Santos, in uno stadio illuminato a giorno dai fari. Era scuro e spiccava molto in mezzo al campo.  La difesa romanista faceva fatica a stargli dietro. Ogni volta che toccava palla faceva meraviglie. Una serata magica quella, per me e mio fratello gemello. E’ dentro al nostro cuore. Vinse il Santos in tournèè in Italia. Per 3 a 1. Fece numeri, giocava, prendeva palla e faceva tutto lui, con la sua fortissima squadra. Finì bene la partita. Ma a Roma andò a fuoco la Stazione Termini quel pomeriggio. I mezzi pubblici erano bloccati e facemmo tanta strada a piedi, ma avevamo ancora l’adrenalina sulla pelle. Vedemmo poi Pelè giocare con l’Italia ai Mondiali. Segnò il primo gol dell’incontro con uno strepitoso stacco di testa su Burgnich, ancora me lo ricordo. E il Brasile vinse 4 a 1. Vinse la Coppa del Mondo”.

Palmares di Pelé

“Pelé, pseudonimo di Edson Arantes do Nascimento (Três Corações, 23 ottobre 1940[2]), è un dirigente sportivo ed ex calciatore brasiliano, di ruolo attaccante.

Conosciuto anche come O Rei (in italiano Il Re), O Rei do Futebol (Il Re del Calcioo Perla Nera (in portoghese Pérola Negra), è il Calciatore del Secolo per la FIFAper il Comitato Olimpico Internazionalee per l’International Federation of Football History & Statistics (IFFHS, nonché Pallone d’oro FIFA del secolo, votato dai precedenti vincitori del Pallone d’oro. Successivamente ha ricevuto, unico calciatore al mondo, il Pallone d’oro FIFA onorario.

È l’unico calciatore al mondo ad aver vinto tre edizioni del campionato mondiale di calcio, cosa avvenuta con la Nazionale brasiliana nel 1958, 1962 e 1970. Il suo gol realizzato alla Svezia nella finale del 1958 è considerato il terzo più grande gol nella storia della Coppa del Mondo FIFA[18] e primo tra quelli realizzati in una finale di un campionato del mondo. La FIFA gli riconosce il record di reti realizzate in carriera, 1281 in 1363 partite, mentre in gare ufficiali ha messo a segno 761 reti in 821 incontri con una media realizzativa pari a 0,92 gol a partita.

Fa parte della National Soccer Hall of Fame ed è stato inserito dal settimanale statunitense Time nel “TIME 100 Heroes & Icons” del XX secolo. È stato dichiarato “Tesoro nazionale” dal presidente del Brasile Jânio Quadros e, nel luglio 2011, “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità”.

Diego Armando Maradona

Non parlo di una particolare conoscenza, ma ho avuto il piacere di incontrarlo. L’ho visto giocare spesso allo Stadio Olimpico, quando era al Napoli. Era acclamato dalle folle. Era una leggenda. Veniva dal Barcellona. Al Napoli vinse lo Scudetto e la Coppa Uefa. Mi trovai ad una puntata della Domenica Sportiva, con la Nazionale e i dirigenti azzurri. Fece un ingresso trionfale. Aveva i capelli lunghi. Sandro Ciotti conduceva insieme al grande Omar Sivori. C’era anche un numero 10 famoso Gianni Rivera. Mondonico era ospite. Ricordo che Maradona gentilmente si avvicinò a noi. La Nazionale di karate era arrivata terza ai Mondiali a squadre. Avevamo battuto anche il Giappone. Ci strinse la mano a tutti.  Fu un bel momento per tutti”.

Palmares di Diego Armando Maradona

Diego Armando Maradona (Lanús, 30 ottobre 1960) è un allenatore di calcio, dirigente sportivo ed ex calciatore argentino, di ruolo centrocampista, tecnico del Gimnasia La Plata. È stato il capitano della nazionale argentina vincitrice del campionato del mondo 1986.

Soprannominato El Pibe de Oro (“il ragazzo d’oro”), è considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, se non il migliore in assoluto.

In una carriera da professionista più che ventennale ha militato nell’Argentinos Juniors, nel Boca Juniors, nel Barcellona, nel Napoli, nel Siviglia e nel Newell’s Old Boys. Con la nazionale argentina ha partecipato a quattro Mondiali (1982, 1986, 1990 e 1994), vincendo da protagonista il torneo del 1986; i 91 incontri disputati e le 34 reti realizzate in nazionale costituirono due record, successivamente battuti.[6] Contro l’Inghilterra ai quarti di finale di Messico 1986 segnò una rete considerata il gol del secolo, tre minuti dopo aver segnato un gol con la mano (noto come mano de Dios), altro episodio per cui è spesso ricordato.

Non è mai potuto entrare nelle graduatorie del Pallone d’oro perché fino al 1994 il premio era riservato ai giocatori europei: per questo motivo nel 1995 vinse il Pallone d’oro alla carriera. Ha comunque ricevuto altri numerosi riconoscimenti individuali: condivide con Pelé il premio ufficiale FIFA come Miglior giocatore del XX secolo,[7] e nel 1993 è stato insignito del titolo di miglior calciatore argentino di sempre, tributatogli dalla federazione calcistica dell’Argentina. Nel 2002 è stato inserito nella FIFA World Cup Dream Team,[9] selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali, ottenendo, tra gli undici della squadra ideale, il maggior numero di voti. Nel 2004 è stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, stilata in occasione del centenario della federazione. Nel 2012 viene premiato come Miglior Calciatore del Secolo ai Globe Soccer Awards e nel 2014 entra a far parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i giocatori stranieri”.

 Roberto Mazzuccato

Roberto Mazzuccato divenne il preparatore atletico del II Nucleo Atleti delle Fiamme Gialle (judo, nuoto, karate e tiro a segno, allora. La scherma subentrò più avanti). Lo divenne nel 1986. Fu un fatto innovativo questo, per noi. Noi del karate eravamo uno sport di combattimento ed era una novità avere un preparatore atletico che ci formasse. Sia il judo che il karate andavano verso quella direzione e la preparazione diventava un aspetto importante. Fummo i precursori di questo aspetto. Avere un preparatore atletico tutto per noi. Principalmente Roberto seguiva il  judo e il karate. Diventammo subito amici. Era una persona disponibile. Veniva dall’atletica. E’ stato un grande campione italiano del salto triplo. Record di 16,92. Lo ha battuto poi in quegli anni Giuseppe Gentile che migliorò il record di salto fino a 17,22. Quando Mazzucato era al termine della sua carriera si fece trasferire a Roma, da Ostia. E’ stato con noi 25 anni. Fino al 2010, quando decise di lasciare il servizio attivo nel Corpo della Guardia di Finanza. Ho dei bellissimi ricordi. E’ stato molto vicino agli atleti. Seguì anche Giulia Quintavalle, che poi vinse le Olimpiadi nel 2008 nel judo.

Roberto Mazzucato, Emanuele Bruno, Claudio Culasso e Stefano Maniscalco

Stava in silenzio e lavorava accanto agli atleti. Lo conoscono tutti i karateka delle Fiamme Gialle. Tra di essi Gennaro Talarico, Davide Benetello e Stefano Maniscalco. Per noi è stato un punto di riferimento importante. Lo sento ancora oggi, lo stimo molto. Ha dimostrato di essere un professionista. Ha lavorato anche nel tennis e ha fatto da preparatore anche a Flavia Tartaglini, campionessa della vela. Ho grandissima stima di lui. Quando allenava il karate, sapeva che il gesto atletico era fondamentale. Poi c’era la velocità di esecuzione e la resistenza fisica da curare. Portava l’atleta a prepararsi e in gara faceva la differenza”.

Palmares di Roberto Mazzuccato

“Vanta un primato personale di 16,92 metri ottenuto nell’agosto del 1979 a Torino nel corso della finale di Coppa Europa, gara in cui Mazzucato giunse secondo battuto per due centimetri dal francese Bernard Lamitié. Il mese seguente vinse la medaglia di bronzo alle Universiadi di Città del Messico.

È stato per 3 volte vincitore del campionato italiano assoluto di specialità (1977, 1979 e 1982)[2] e per altrettante volte primo ai campionati nazionali indoor (1982, 1983, 1986)”.

Roberto Di Donna

(clicca per ingrandire)

Roberto fu il tiratore nella specialità della pistola. Riuscì a vincere la medaglia d’oro ad Atlanta nel 1996 sulla distanza dei 10 metri e poi conquistò anche il bronzo nella stessa Olimpiade, sui 50 metri. Passò alla storia. Fu la prima volta che il tiro a segno entrò nella casa degli italiani. Tutti si ricordano la sua famosa finale. Per la prima volta vidi le immagini dalla televisione. Erano proiettate sulle sagome umane degli obiettivi di gara. Ad ogni colpo di sparo di Roberto, si vedevano i punti che diventavano neri per il centro colto, mi ricordo questo particolare. Era partito come uno dei favoriti per quei Giochi. Ma quello atteso era il cinese avversario. Era prossimo all’oro quest’ultimo in finale, seguito da Di Donna che era ormai argento. Ci fece battere il cuore..eravamo tutti lì a guardarlo. Quando il cinese fece un errore clamoroso e nell’incredulità generale, Di Donna  mise a segno il colpo decisivo, che gli consentì di conquistare l‘oro, fummo felici. Il primo oro olimpico nella storia delle Fiamme Gialle nel tiro a segno. Nella pistola. Vinto da un finanziere. Fu del nostro Roberto Di Donna.

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Nato a Roma ed adozione veneta. Vive a Verona da sempre. Tecnico affermato della Nazionale italiana. Andrà sicuramente a  Tokyo. E’ l’allenatore di Paolo Monna che ha ottenuto il pass per Tokyo. L’ho visto arruolarsi nelle Fiamme Gialle, lo conosco da allora. C’era anche Pierluigi Ussorio. Insieme sono stati tra i grandi campioni del tiro. Di Donna fece fare il salto di qualità al tiro gialloverde, primo atleta medaglia olimpica e oro”.

Palmares di Roberto Di Donna

“Roberto Di Donna (Roma, 8 settembre 1968) è un tiratore a segno italiano, campione olimpico nel tiro con la pistola, appartenente al Gruppo Sportivo Fiamme Gialle (Guardia di Finanza).

È detentore dei record italiani di pistola aria compressa (col punteggio di 592/600) e pistola libera (col punteggio di 573/600).

Ha partecipato a quattro Olimpiadi, ottenendo come miglior risultato un oro ed un bronzo ad Atlanta nel 1996. Ha rinunciato a partecipare alle olimpiadi di Atene nel 2004, a causa di un momento di crisi personale che lo aveva portato ad ottenere risultati ben al di sotto delle sue possibilità. La carta olimpica che gli era stata offerta (lui non era riuscito a conquistarla, ma nel tiro i posti conquistati sono legati alla nazione) è stata utilizzata per un altro atleta.

Negli anni successivi ha aperto una scuola di tiro nella sua città natale, continuando a competere a livello nazionale ed internazionale.

Dal 2011 è allenatore della squadra nazionale juniores di pistola. Ai Giochi della XXXI Olimpiade del 2016 ha commentato per Rai Sport le gare di tiro a segno”.

Felice Mariani

Famoso judoista. E’ un mio collega a tutti gli effetti. Ci siamo arruolati insieme. Già nel 1975. Nel 1976 Felice fu il primo atleta che vinse la medaglia olimpica a Montreal. Prima medaglia a Cinque Cerchi vinta dal judo italiano. Esordì a Tokyo nel 1964, la disciplina. Il primo alloro lo vinse lui. Ricordo ancora una  finale e la cronaca del presidente della Filpjk Ceracchini. Si stava emozionando. Raccontava gli ultimi 30 secondi. Prima che Mariani poté alzare le braccia al cielo. In quel momento, vinse. Con Mariani ci incontravamo in Caserma spesso. Ma anche nei raduni. Era tecnico della Nazionale. Ci somigliavamo anche. Spesso mi chiamavano “Mariani” i colleghi di Roma in Via XXI Aprile. E’ stato un grandissimo campione. Grande caparbietà e tecnica.

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Stava sul tatami a tutto tondo. Vinse anche tre Campionati Mondiali consecutivi, nel 1988, nel 1989 e nel 1990. Primeggiava a livello globale.  Fu tre volte terzo ai Mondiali. Prestissimo e giovanissimo. Purtroppo non poté partecipare alle Olimpiadi di Mosca nella vicenda del boicottaggio dell’Italia. Sarebbe stato insieme ad Ezio Gamba in quella competizione, una leggenda entrambi. Si è rivelato anche un grande allenatore e direttore tecnico. Fu artefice del successo di Giulia Quintavalle alle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Prima medaglia olimpica oro nel judo italiano di sempre di una donna. Ammiro la tenacia con cui porta avanti le sue battaglie, ci siamo congedati nel 2016 e subito dopo è entrato in politica. Ora è deputato della Repubblica Italiana con il Movimento Cinque Stelle”.

Palmares di Felice Mariani

“Felice Mariani (Roma, 8 luglio 1954) è un politico, allenatore di judo ed ex judoka italiano. Si affacciò alla ribalta internazionale all’età di venti anni quando vinse gli Europei juniores 1974. L’anno successivo oltre ad avvicinarsi ai compagni Nicola Angelo Fetto ed Ezio Gamba arrivò sul gradino più basso del podio al Mondiale di Vienna. Da atleta della società romana Judo Preneste – G. Castello del Maestro Alberto Di Francia, è stato il primo italiano a conquistare una medaglia olimpica in questa disciplina: bronzo a Montréal 1976. Consegue poi un quarto posto nei Giochi Olimpici di Los Angeles 1984.

Si è anche aggiudicato tre bronzi ai Mondiali (1975, nel 1979 a Parigi e nel 1981 a Maastricht) ed è stato per tre volte consecutive campione d’Europa (nel 1978 ad Helsinki, nel 1979 e nel 1980). Agli europei ha anche vinto una medaglia d’argento (nel 1984 a Liegi). A queste conquiste si aggiungono due ori nel 1979 e nel 1983 e un argento nel 1975 ai Giochi del Mediterraneo e tre ori nel 1976, 1981 e 1982 e un bronzo nel 1977 ai Campionati Mondiali Militari. Ha anche vinto 5 titoli italiani.

Commissario Tecnico della nazionale

 Dopo il ritiro ha svolto il ruolo di commissario tecnico della nazionale italiana, portando Giulia Quintavalle alla vittoria della medaglia d’oro nella categoria 57 kg ai Giochi olimpici di Pechino 2008. Tra le altre atlete che allena va inclusa Edwige Gwend”.

Beniamino Bonomi

Savio Loria, Beniamino Bonomi, Antonio Rossi, Claudio Culasso e Gennaro Talarico (clicca per ingrandire)

Ci incontravamo spesso alle premiazioni delle Fiamme Gialle con Beniamino. Rappresentava l’atleta nella sua umiltà e con Antonio Rossi la canoa delle Fiamme Gialle riuscì a fare il salto di qualità. Lo fece a Sydney nel K2 1000, quando ottenne la medaglia d’oro olimpica. Dopo una carriera che l’aveva visto protagonista a livello mondiale. Aveva partecipato alle Olimpiadi prima di Rossi. Ad Atlanta nel ottenuto due argenti. Uno da solo nel K1 1000 metri e l’altro con Scarpa nel K2 500. Fu un grande atleta olimpico. Con Rossi dopo l’oro nel 2000, vinse anche l’argento a Cinque Cerchi nel 2004 nel K2 1000. Quando andavo a Sabaudia era un piacere salutarlo. Grande persona e grande ammirazione. La forza della canoa crebbe grazie al suo contributo. Un grande atleta Fiamme Gialle”.

Palmares di Beniamino Bonomi

“Beniamino ha iniziato a pagaiare giovanissimo (1977) presso la Società Canottieri Intra (Verbania, lago Maggiore). Ottiene i suoi primi successi con i colori di questa società sotto la guida del tecnico Gianfranco Guglielmi. Successivamente Bonomi entra a fare parte del Gruppo Nautico Fiamme Gialle. Nel 1988 partecipa alle olimpiadi di Seoul ottenendo la finale nelle gare K4 1 000m e K2 500 metri.

Il primo risultato di rilievo internazionale arriva al Campionato del Mondo di Parigi del 1991, dove ottiene il secondo posto nel K1 10.000m. Ai Giochi Olimpici di Atlanta 1996, ottiene due medaglie d’argento: nel K1 1000m, e assieme a Daniele Scarpa nel K2 500 metri.

Nell’edizione successiva, a Sydney 2000, raggiungerà l’oro nel K2 1000m, questa volta il compagno è Antonio Rossi, col quale, sempre nel K2 1000 metri vincerà l’argento ad Atene 2004.

Numerose anche le medaglie vinte ai Campionati del Mondo: 1 oro e 6 argenti. Nel 2013 è stato allenatore federale e Commissario Tecnico della nazionale femminile di kayak. Da gennaio 2014 è diventato allenatore del Gruppo Nautico Fiamme Gialle. Dal 2016, coadiuvato dal suo staff di esperti, segue la preparazione olimpica del canoista italiano Carlo Tacchini”.

Giulia Quintavalle

(clicca per ingrandire)

Ho conosciuto Giulia quando ero già Direttore Tecnico del karate alle Fiamme Gialle. Si arruolò nei primi anni del 2000. In un momento in cui c’erano delle atlete fortissime. Prime donne alle Fiamme  Gialle. Si era composta da pochi anni la squadra. Ylenia Scapin, medaglia olimpica, Lucia Morico, medaglia olimpica. Antonia Cuomo. Sono arrivate poi anche Susy Galeone ed Edwige Gwend. Ha fatto il salto di qualità e poi è cresciuta fino a diventare la migliore al mondo. Ricordo con grande entusiasmo la sua medaglia d’oro a Pechino. Fu un’estate indimenticabile per noi al Centro Sportivo della Guardia di Finanza. Stava vincendo tutte le eliminatorie per arrivare in finale. Si battè contro l’olandese. Alla notizia della vittoria saltammo tutti dalla grande gioia. Eravamo molto felici. L’avevamo vista combattere e poi esultare. Medaglia olimpica. Prima volta nel judo di una donna che vinceva alle Olimpiadi. Una carriera eccezionale quella di Giulia. Quando tornò dalla Cina, passò da noi in ufficio. Erano gli ultimi giorni di luglio. Le feci i complimenti. Realizzò l’impresa storica nel judo gialloverde e in quello azzurro. Un grande momento. Ci facemmo una foto insieme, con la medaglia olimpica al collo. La conservo gelosamente. Ha tentato poi nel quadriennio successivo di ripetersi senza riuscire nell’intento. Però è rimasta una grande atleta. Fiore all’occhiello delle Fiamme Gialle e dello sport italiano”.

Palmares di Giulia Quintavalle

“L’11 agosto 2008 batte in finale l’olandese Deborah Gravenstijn, portando all’Italia la seconda medaglia d’oro dell’edizione cinese delle Olimpiadi, nonostante un colpo al gomito.

È la prima donna italiana, nella storia dei giochi olimpici, a vincere la medaglia d’oro nel judo.

Il 25 aprile 2010 vince i Campionati europei a squadre battendo in finale a Vienna la squadra polacca, gareggiando con Rosalba Forciniti, Edwige Gwend, Erica Barbieri, Assunta Galeone, titolo che le Azzurre non avevano mai vinto; nello stesso torneo Giulia ottiene un quinto posto nella gara individuale.

Nel 2011 vince ben tre tornei internazionali a Lisbona, Roma e Abu Dhabi, mentre ai Campionati Europei Seniores di Istanbul arriva quinta.

Nel 2012 ai Giochi Olimpici di Londra non riesce a conquistare il podio, perdendo la sfida anche per la medaglia di bronzo.

È la portabandiera italiana ai primi Giochi Europei a Baku del 2015 dove vince il bronzo nella gara a squadre”.

Giuseppe Di Domenico

Karateka che ho avuto il piacere di allenare. Caro ragazzo e caro amico. Uno dei grandi campioni gialloverdi dei 70 chilogrammi. Rappresenta la continuità nella categoria, cominciata da Achille Degli Abbati e Massimiliano Oggianu. Sono stati i suoi predecessori. Era in concorrenza con Corrado Ferrara, si alternavano sul podio. Erano due atleti preziosi per noi. Nel 2002 raggiunse il massimo della sua maturità agonistica. Entrando in Nazionale riuscì a vincere il Campionato Nazionale e per tre volte. A Tallin vinse il titolo europeo e concluse la stagione a Madrid, quando salì sul tetto del mondo battendo il belga LeFevre. Ero lì presente. E ho ancora la pelle d’oca addosso. Era partito in svantaggio e recuperò poi colpo su colpo fino al 5 a 3. Unica medaglia d’oro che portò a casa l’Italia e secondo alloro mondiale delle Fiamme Gialle, dopo l’oro iridato di Benetello nel 1994. Andò a competere nella quinta Golden League agli Open di Milano. Riuscì a battere il turco Alagas, specialista di gambe. Velocissimo. Le sue gambe erano micidiali. Era strepitoso. Ma quest’ultimo non fece in tempo a difendersi e Di Domenico vinse. Un ragazzo generoso, educato. Ancora oggi ci lega un rapporto di stima che ci ha sempre contraddistinto”.

Palmares di Giuseppe Di Domenico

2004 Medaglia di bronzo Coni 2°Classificato Nel Campionato Europeo Karate Kumite – KG.70

2003 Medaglia di bronzo Coni Campione Italiano Karate Kumite – KG.70

2002 Medaglia di bronzo Coni Campione Italiano Karate Kumite – KG.70

2002 Medaglia d’argento Coni Campione Europeo Karate Kumite – KG.70

2002 Medaglia d’oro Coni Campione Mondiale Karate Kumite – KG.70

2000 Medaglia di bronzo Coni Campione Italiano Karate KG. 70

 

(Il Faro online)(fotoClaudioCulasso/palmares@wikipedia.org)