Il Papa: “Non collabora bene con Dio chi si mette a caccia dei difetti degli altri”

19 luglio 2020 | 12:50
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Il Papa: “Non collabora bene con Dio chi si mette a caccia dei difetti degli altri”

All’Angelus nuovo appello del Pontefice per un “cessate il fuoco globale che permetta la pace e la sicurezza indispensabili per fornire l’assistenza umanitaria necessaria” ai Paesi in guerra colpiti dall’emergenza Covid-19

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Non collabora bene con Dio chi si mette a caccia dei limiti e dei difetti degli altri, ma piuttosto chi sa riconoscere il bene che cresce silenziosamente nel campo della Chiesa e della storia, coltivandolo fino alla maturazione”.

Così Papa Francesco si rivolge alle migliaia di pellegrini che sotto il sole di luglio sono accorsi in piazza San Pietro per la tradizionale preghiera domenica dell’Angelis. Commentando il brano del Vangelo di oggi (cfr Mt 13,24-43), dove si legge di Gesù intento a parlare alla folla in parabole del Regno dei cieli, il Pontefice si sofferma sulla prima, quella della zizzania, “attraverso la quale Gesù ci fa conoscere la pazienza di Dio, aprendo il nostro cuore alla speranza”.

“Gesù racconta che, nel campo in cui è stato seminato il buon grano, spunta anche la zizzania, un termine che riassume tutte le erbe nocive, che infestano il terreno”. I servi seminarono “grano buono” ma un “nemico” ha seminato la zizzania, Questo nemico ha un nome, sottolinea Bergoglio: “E’ il diavolo”.

I servi “vorrebbero andare subito a strapparla via” ma “il padrone dice di no, perché si rischierebbe di strappare insieme le erbacce e il grano. Bisogna aspettare il momento della mietitura: solo allora si separeranno e la zizzania sarà bruciata”. In questa parabola, fa notare Bergoglio, “si può leggere una visione della storia. Accanto a Dio (il padrone del campo) che sparge sempre e solo semente buona, c’è un avversario, che sparge la zizzania per ostacolare la crescita del grano. Il padrone agisce apertamente, alla luce del sole, e il suo scopo è un buon raccolto; l’altro, invece, approfitta dell’oscurità della notte e opera per invidia, per ostilità, per rovinare tutto”.

Il suo intento è quello di intralciare l’opera della salvezza, far sì che il Regno di Dio sia ostacolato da operatori iniqui, seminatori di scandali. Infatti, il buon seme e la zizzania rappresentano non il bene e il male in astratto, ma noi esseri umani, che possiamo seguire Dio oppure il diavolo.

“L’intenzione dei servi è quella di eliminare subito il male, cioè le persone malvagie, ma il padrone è più saggio, vede più lontano: essi devono sapere attendere, perché la sopportazione delle persecuzioni e delle ostilità fa parte della vocazione cristiana – sottolinea Francesco -. Il male, certo, va rigettato, ma i malvagi sono persone con cui bisogna usare pazienza. Non si tratta di quella tolleranza ipocrita che nasconde ambiguità, ma della giustizia mitigata dalla misericordia”.

Se Gesù è venuto a cercare i peccatori più che i giusti, a curare i malati prima ancora che i sani (cfr Mt 9,12-13), anche l’azione di noi suoi discepoli dev’essere rivolta non a sopprimere i malvagi, ma a salvarli.

“Il Vangelo di oggi presenta due modi di agire e di abitare la storia: da una parte, lo sguardo del padrone; dall’altra, lo sguardo dei servi. Ai servi sta a cuore un campo senza erbacce, al padrone il buon grano. Il Signore ci invita ad assumere il suo stesso sguardo, quello che si fissa sul buon grano, che sa custodirlo anche tra le erbacce – prosegue Bergoglio -. Non collabora bene con Dio chi si mette a caccia dei limiti e dei difetti degli altri, ma piuttosto chi sa riconoscere il bene che cresce silenziosamente nel campo della Chiesa e della storia, coltivandolo fino alla maturazione”.

“E allora sarà Dio, e solo Lui, a premiare i buoni e punire i malvagi. La Vergine Maria ci aiuti a comprendere e imitare la pazienza di Dio, il quale vuole che nessuno si perda dei suoi figli, che Egli ama con amore di Padre”, conclude.

Emergenza Covid-19, nuovo appello per il cessate il fuoco globale

Dopo la benedizione, il Papa torna a rilanciare l’appello dell’Onu per un “cessate il fuoco globale e immediato”. “In questo tempo in cui la pandemia non accenna ad arrestarsi vorrei assicurare la mia vicinanza – dice Francesco – a quanti stanno affrontando la malattia e le sue conseguenze economiche e sociali”.

Il Pontefice rivolge poi un pensiero particolare a quelle popolazioni dove le conseguenze della pandemia da coronavirus “sono aggravate da situazioni conflitto”. “Rinnovo l’appello ad un cessate il fuoco globale e immediato che permetta la pace e la sicurezza indispensabili per fornire l’assistenza umanitaria necessaria”, aggiunge.

Bergoglio esprime poi la sua “preoccupazione” per le tensioni nel Caucaso. “Seguo con preoccupazione il riacuirsi delle tensioni nel Caucaso”, “tra Armenia e Azerbaijan. Auspico che con l’impegno della comunità internazionale si possa giungere ad una soluzione pacifica duratura” che abbia a cuore “il bene di quelle amate popolazioni”.

Infine, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci”.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media