Roma, furti e rapine nel quartiere: presa la baby gang che terrorizzava Trastevere

23 luglio 2020 | 09:43
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Roma, furti e rapine nel quartiere: presa la baby gang che terrorizzava Trastevere

Rubavano telefoni cellulari, borse contenenti documenti e denaro contante per un ammontare compressivo di € 2.000

Roma – I Carabinieri della Stazione Roma Trastevere hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare del collocamento in comunità emessa dal GIP del Tribunale per i minorenni di Roma su richiesta della locale Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni nei confronti di tre soggetti, a conclusione di attività d’indagine avviata a seguito dei recenti reati contro il patrimonio e la persona occorsi nel quartiere.

In particolare, le indagini hanno consentito di individuare 3 minori romani, residenti in Città e nell’hinterland, due ragazzi ed una ragazza, che nel mese di giugno si sono resi responsabili di due rapine aggravate, un furto con strappo e una tentata rapina aggravata in concorso, in danno di alcuni minorenni o addirittura maggiorenni, frequentatori del quartiere Trastevere.

L’attività investigativa dei Carabinieri, condotta attraverso numerose escussioni testimoniali, analisi degli impianti di videosorveglianza del quartiere e dei tabulati di traffico telefonico e telematico degli indagati, ha consentito di ricondurre inequivocabilmente ai tre giovani i 4 eventi delittuosi citati, nell’ambito dei quali sono stati sottratti alle persone offese vari effetti personali, come telefoni cellulari, borse contenenti documenti e denaro contante per un ammontare compressivo di € 2.000.

Gli indagati, due dei quali vantano precedenti specifici per reati contro il patrimonio, risultano studenti e frequentatori di istituti di istruzione secondaria. Espletate le formalità di rito, i destinatari del provvedimento cautelare sono stati collocati presso le comunità designate, a disposizione dell’A.G. Dovranno rispondere di furto con strappo, tentata rapina aggravata e rapina aggravata in concorso.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove di formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.