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Ladispoli, al “Centro servizi per la marginalità” serviti oltre 13mila pasti caldi

Il "Centro servizi per la marginalità SS. Mario, Marta e figli" è una delle opere protagoniste della nuova campagna informativa "C’è un Paese" della Cei

Ladispoli – “L’obiettivo della comunicazione 2020 è dare ancora una volta voce a una Chiesa che c’era prima della pandemia, che è stata al fianco del suo popolo durante l’emergenza con i fondi 8xmille e la sua rete di solidarietà, e che sta continuando a progettare, a sognare per ricostruire il nostro futuro insieme”, afferma il nuovo responsabile del Servizio Promozione della Cei Massimo Monzio Compagnoni. “Una Chiesa, e un Paese, motivati da valori che sono quelli del Vangelo: amore, conforto, speranza, accoglienza, annuncio, fede”.

centro servizi marginalità ladispoli

Dodici i progetti al centro della nuova campagna, scelti tra le migliaia sostenuti in questi anni, in Italia e all’estero, attraverso le tre direttrici fondamentali di spesa: carità in Italia e nel Terzo mondo, sostentamento dei sacerdoti diocesani, culto e pastorale. C’è un Paese racconta una Chiesa che, anche nell’emergenza, non ha mai smesso di prendersi cura dei più fragili.

Come accade al “Centro servizi per la marginalità SS. Mario, Marta e figli” di Ladispoli, un’opera-segno diocesana aperta nella città con il più alto numero di migranti del Lazio, dove sono rappresentate circa l’80% delle nazioni del pianeta, seppure in piccole comunità. In una diocesi stretta tra Bracciano e il nord di Roma, il Centro rappresenta un porto per gli ultimi con un servizio di mensa diurna, docce, distribuzione di abiti e coperte, un ambulatorio odontoiatrico e medico, con distribuzione di medicinali.

Ladispoli parla di sé con gli oltre 13mila pasti caldi serviti in un anno, 3mila accessi al servizio doccia e abiti, fino all’ambulatorio e al centro odontoiatrico con 52 persone in cura, grazie ad uno staff di medici volontari. Destinato a chi è in povertà estrema, per la maggior parte cittadini italiani senza fissa dimora, che non mancano mai in questo hinterland costiero di Roma, da almeno 60 anni in prima linea per le migrazioni, il Centro è stato sostenuto con circa 190mila euro dai fondi 8xmille in un triennio.

La prima Caritas qui è sorta nel 1981 per far fronte all’ondata di profughi afghani e russi diretti negli Usa. Poi gli arrivi dall’Est Europa, alla caduta del Muro di Berlino, hanno portato Ladispoli oltre i 41mila abitanti. Il centro è il primo passo per farci prossimo”, spiega la direttrice Caritas diocesana di Porto-Santa Rufina, Serena Campitiello.

In un ambiente familiare, operatori e volontari condividono con gioia alcuni momenti della giornata con gli ospiti: un aiuto gratuito che non si concretizza solo nella preparazione di un pasto caldo, ma anche nel reinserimento della persona nel contesto sociale, con una rinnovata dignità. Ritrovata la forza di ricominciare, alcuni ospiti diventano a loro volta volontari, un primo passo di responsabilità e un modo per ricambiare il sostegno ricevuto. Aperta 365 giorni all’anno la mensa richiede un impegno costante da parte dei circa 40 volontari che si alternano durante la settimana; il pranzo viene preparato al momento, nelle cucine della struttura, per cui sono necessari organizzazione, coordinamento e una precisa gestione degli alimenti.
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