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Sami Modiano, “ragazzo” di Ostia sopravvissuto alla shoah, nominato Cavaliere di Gran Croce

28 luglio 2020 | 22:30
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Sami Modiano, “ragazzo” di Ostia sopravvissuto alla shoah, nominato Cavaliere di Gran Croce

Dal presidente Sergio Mattarella la nomina a Sami Modiano per il valore della sua testimonianza. Sopravvissuto ai campi di sterminio, in Italia ha deciso di vivere a Ostia

Roma – E’ un “ragazzo” di 90 anni appena compiuti. E da oggi è Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana. Sami Modiano, sopravvissuto ai campi di sterminio, ha ricevuto il massimo attestato d’onore per la sua vita di testimonianza.

E’ con orgoglio che vogliamo presentare Sami Modiano, testimone dell’orrore consumato dai tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale (ha perso padre, madre e sorella nello stesso lager dove era detenuto all’età di 14 anni). Una presenza che è monito per l’Umanità e che ha deciso di vivere a Ostia.

E’ stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad aver ricevuto questa mattina al Quirinale Sami Modiano, al quale ha consegnato l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica italiana conferitagli lo scorso 18 luglio. Erano presenti all’incontro Riccardo Di Segni e Ruth Dureghello, rispettivamente rabbino capo e presidente della Comunità ebraica di Roma. Con Sami Modiano la moglie, Selma Doulmar. “La Repubblica italiana le deve profonda gratitudine -ha affermato il Capo dello Stato- per la sua testimonianza. Lei ha sperimentato l’abisso e l’orrore dei campi di sterminio e coraggiosamente ha tramandato la memoria alle giovani generazioni. Perchè non accada mai più“.

Sami Modiano riceve la nomina di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica italiana dal Presidente, Sergio Mattarella

«Avevo 14 anni e i miei occhi hanno visto cose orribili. Sono stato l’unico della mia famiglia a sopravvivere e per lunghi anni mi sono sempre chiesto il perché. L’ho capito solo nel 2005, quando ho deciso di rompere il silenzio e di parlare della mia esperienza di Auschwitz ai ragazzi. Sono stato scelto per dare testimonianza” ha ricordato Sami Modiano. «Accompagnare i ragazzi ad Auschwitz nei viaggi organizzati dal governo italiano per me è una grande sofferenza, perché rivivo storie terribili. Ma devo farlo – ha aggiunto Modiano – e i ragazzi con il loro affetto e la loro attenzione mi ricompensano».

Sami Modiano con la moglie, Selma Doulmar, e il Presidente Sergio Mattarella

Conobbi Sami Modiano nel 2005, al suo primo viaggio nell’inferno di Auschwitz e di Birkenau in compagnia di una scolaresca romana nell’ambito degli annuali viaggi della memoria. Era stato il sindaco di allora, Walter Veltroni, a convincerlo a fare da testimone e a raccontare a quei giovani il dramma dell’Olocausto, la storia umana e familiare di ciascuno di quei martiri. Per Sami era la prima volta vissuta davanti al pubblico ma la vicinanza di Piero Terracina e Shlomo Venezia ai quali si unirono in quella eccezionale giornata anche le sorelle Andra e Tatiana Bucci, gli diede la forza di fare opera di narrazione.

Fu un momento di grande commozione, di silenzio rispettoso da parte degli studenti, di partecipazione profonda da parte di noi giornalisti, di intensa promozione culturale e storica da parte dell’amministrazione comunale. Sami faticava a parlare, la voce rotta dal dolore, i sussulti dell’anima e la rabbia mai sepolta per l’impossibilità di dare una risposta a quelle atrocità che lui con i suoi familiari, amici, parenti dovettero subire.

Ho rivisto il 24 febbraio dello scorso anno Sami ospite alla della Festa del Libro. E l’ho ritrovato attento e impegnato nella sua missione, quella di essere testimone dell’orrore. Ogni volta un tuffo negli angoli più intimi e dolorosi della memoria. Ha raccontato quanto ha visto, quanto ha vissuto, ma l’ha fatto ancora una volta senza chiedere commiserazione ma con dignità, con l’intento di ammonire, di educare, di far conoscere. E’ lì che ho sapute che questo uomo eccezionale, un monumento vivente, vive a Ostia dal suo rientro in Italia (in realtà venne prelevato dai nazisti a Rodi, all’epoca la Grecia italiana). Una presenza discreta, la sua, che ci onora e che ci chiama a difendere.

L’immagine di copertina è un ritratto eseguito dal fotografo Pino Rampolla