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Presunta corruzione in aeroporto a Fiumicino, Mancino esce dal carcere e torna a casa

29 luglio 2020 | 06:30
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Presunta corruzione in aeroporto a Fiumicino, Mancino esce dal carcere e torna a casa

Dopo l’incontro con il Giudice per le indagini preliminari e l’avvocato della difesa, il “grande accusato” Mancino è ora ai domiciliari.

Fiumicino – E’ tornato a casa, seppur ancora sottoposto a misura restrittiva, Mario Mancino, alto funzionario Enac e papà dell’ex assessore al Bilancio del Comune di Fiumicino, Marzia Mancino (dimessasi volontariamente in seguito alla vicenda leggi qui). Non è una notizia da poco perché, dato il peso delle accuse (che parlavano di un presunto giro di corruzione, con prebende, favori e mancati controlli dentro l’aeroporto leggi qui), la decisione di restituire l’indagato alla famiglia fa intendere un alleggerimento della sua posizione. Va anche sottolineato che non ci sono nel suo caso timori di inquinamento delle prove, reiterazione del reato o ipotesi di fuga.

“Tutti gli episodi che gli sono stati contestati – spiega l’avvocato Annamaria Anselmi, che difende uno dei principali accusati – alla luce dei riscontri effettuati, hanno perso di intensità. Si è voluto dipingere un quadro fosco, mettendo nel calderone l’acquisto a rate per poche migliaia di euro di un’auto usata , debito peraltro pagato fino alla fine, e altri episodi similari. Pochi, in tutto, pensando alla lunghezza delle indagini in corso.

Il normale dialogo tra persone che si conoscono – prosegue la Anselmi – e che nel parlare affrontano argomenti quali il cambio gomme dell’auto, l’acquisto di una vettura usata per la famiglia, la possibilità o meno di poter accedere a un posto di lavoro, è stato dipinto come figlio di una volontà criminale che non esiste.

Credo che il ritorno a casa di Mancino – prosegue l’avvocato Anselmi – vada in questa direzione, dopo che il Gip ha ascoltato la difesa e ciò che aveva da dire. Sono fiduciosa anche per il futuro, nella consapevolezza che dalle carte processuali verrà fuori la verità, e cioè un castello accusatorio fondato – a mio parere – sulla sabbia”.
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