“Il ‘si arrangino’ non esiste nel vocabolario cristiano, la logica di Dio è farsi carico dell’altro”

2 agosto 2020 | 12:41
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“Il ‘si arrangino’ non esiste nel vocabolario cristiano, la logica di Dio è farsi carico dell’altro”

All’Angelus l’appello ai politici: “Si rilanci il lavoro: senza lavoro le famiglie e la società non possono andare avanti. Preghiamo per questo”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – La “logica di Dio” è “la logica del farsi carico dell’altro”, non il “lavarsi le mani o il guardare dall’altra parte. No, il ‘si arrangino’ non entra nel vocabolario cristiano”. Così Papa Francesco commenta il brano odierno del Vangelo, che narra della moltiplicazione dei pani e dei pesci (cfr Mt 14,13-21).

Affacciandosi su una piazza San Pietro gremita di fedeli e infuocata dal caldo sole di agosto, il Pontefice riassume a la vicenda miracolosa, ponendo l’accento sull’atteggiamento che assumono i discepoli, “uomini pratici” che “invitano Gesù” a congedare le folle “perché possano andare a procurarsi da mangiare”. Ma Lui risponde: “Voi stessi date loro da mangiare”.

“Gesù – spiega il Papa – sa bene quello che sta per fare, ma vuole cambiare il loro atteggiamento: non dire ‘che si arrangino’, ma ‘che cosa ci offre la Provvidenza da condividere?'”. Dei due atteggiamenti – aggiunge a braccio – Cristo sceglie il secondo, ed è a questo che vuole portare i suoi discepoli”.

In altre parole Gesù, “attraverso questa situazione, vuole educare i suoi amici di ieri e di oggi alla logica di Dio: la logica del farsi carico dell’altro” e non quella del “lavarsi le mani, di guardare dall’altra parte”. E tuona: “Il ‘si arrangino’ no entra nel vocabolario cristiano”.

Moltiplicando i cinque pani e i due pesci, che non finiscono e, anzi, bastano e avanzano per migliaia di persone, Cristo “manifesta la sua potenza, non però in modo spettacolare, ma come segno della carità, della generosità di Dio Padre verso i suoi figli stanchi e bisognosi. Egli è immerso nella vita del suo popolo, ne comprende le stanchezze e i limiti, ma non lascia che nessuno si perda o venga meno: nutre con la sua Parola e dona cibo abbondante per il sostentamento”.

In questo racconto evangelico è evidente il riferimento all’Eucaristia, soprattutto là dove descrive la benedizione, la frazione del pane, la consegna ai discepoli, la distribuzione alla gente (v. 19). Va notato come sia stretto il legame tra il pane eucaristico, nutrimento per la vita eterna, e il pane quotidiano, necessario per la vita terrena. Prima di offrire sé stesso come Pane di salvezza, Gesù si cura del cibo per coloro che lo seguono e che, pur di stare con Lui, hanno dimenticato di fare provviste. A volte si contrappone spirito e materia, ma in realtà lo spiritualismo, come il materialismo, è estraneo alla Bibbia.

“Non c’è contrapposizione fra il pane necessario per vivere e il pane che è l’Eucaristia. Anzi – sottolinea ancora il Papa -, il contrasto nasce se ci accostiamo al Sacramento dimenticando i fratelli che sono privi del necessario. La compassione, la tenerezza che Gesù ha mostrato nei confronti delle folle non è sentimentalismo, ma la manifestazione concreta dell’amore che si fa carico delle necessità delle persone”.

Da qui l’invito a un esame di coscienza: “La vera compassione è patire-con, cioè prendere su di noi i dolori altrui. Forse ci farà bene oggi domandarci: io ho compassione? Quando leggo le notizie di fame, guerre, pandemie… ho compassione di queste persone? Sono capace di patire con loro? O guardo da un’altra parte? O penso: che si arrangino?

Infine, nel salutare i tanti pellegrini accorsi in piazza, sfidando le alte temperature della Capitale, il pensiero del Papa si allarga “a tutti quanti sono collegati, auguro che in questo periodo molti possano vivere qualche giorno di riposo e di contatto con la natura, in cui ricaricare anche la dimensione spirituale”.

Poi, un appello ai politici: “Auspico che, con l’impegno convergente di tutti i responsabili politici ed economici, si rilanci il lavoro: senza lavoro le famiglie e la società non possono andare avanti. Preghiamo per questo”. Poi, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

(Il Faro online)