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Il mondo del giornalismo in lutto, è morto Sergio Zavoli

5 agosto 2020 | 16:34
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Il mondo del giornalismo in lutto, è morto Sergio Zavoli

Il premier Conte: “Con Sergio Zavoli se ne va un uomo difficile da imbrigliare in una parola o in un’etichetta”

Roma – È morto ieri sera a Roma, a 96 anni, il giornalista e scrittore Sergio Zavoli. Nato a Ravenna il 21 settembre 1923, Sergio Zavoli entrò alla Rai nel 1947 come giornalista radiofonico. E fin quasi dagli esordì della carriera realizzò con Cesare Zavattini un nuovo genere di documentari, detti all’italiana, basato su storie riprese nel loro stesso ambiente sonoro e non ricostruite in studio. Nel 1962 Zavoli creò la trasmissione televisiva “Processo alla tappa”, un programma sportivo incentrato sul Giro d’Italia. Già nella sua prima edizione, rivoluzionò il modo di trattare lo sport in tv: andava in onda dopo la conclusione di ogni tappa e da un palco improvvisato nei pressi della linea del traguardo si alternavano corridori, direttori sportivi, giornalisti.

Passato definitivamente alla televisione nel 1968, Zavoli ha ideato trasmissioni di grande successo dedicate all’attualità (Tv7, Az, Controcampo); fu poi (1969) condirettore del Telegiornale, direttore del Gr1 (1976) e presidente della Rai (1980-86). Direttore de “Il Mattino” di Napoli (1993-94), ha collaborato come opinionista a varie riviste (Oggi, Epoca, Jesus). Senatore della Repubblica dal 2001 al 2018, nel 2009 era stato eletto presidente della commissione parlamentare per la vigilanza sulla Rai.

Attento alle problematiche morali e sociali dell’età contemporanea, Zavoli ha scritto vari saggi, come “Viaggio intorno all’uomo” (1969), “Nascita di una dittatura” (1973), “La notte della Repubblica” (1992), legati a sue trasmissioni televisive di successo. Ha pubblicato inoltre: “Dieci anni della nostra vita: 1935-1945” (1960); “Altri vent’anni della nostra vita: 1945-65” (1965); “Figli del labirinto” (1974); “Socialista di Dio” (1981); “Romanza” (1987); “Di questo passo” (1993); “Un cauto guardare” (1995); “Dossier cancro” (1999); “Il dolore inutile” (2002); “Diario di un cronista” (2002); “La questione: eclissi di Dio e della storia” (2007).

Nel 2011 ha pubblicato il libro autobiografico “Il ragazzo che io fui”, storia personale che diventa viaggio nella memoria dell’Italia. E’ stato autore di raccolte poetiche come “L’infinito istante (2012) e “La strategia dell’ombra” (2017). Tra i tanti programmi televisivi di Zavoli “Viaggio nel sud” (1992); “Nostra padrona televisione” (1994); “Credere, non credere” (1995), dal quale è stato tratto un volume (1997).

Tantissimi i messaggi di cordoglio. “La scomparsa di Sergio Zavoli rappresenta una perdita incolmabile non solo per la Rai, con la quale la sua storia professionale e personale è profondamente intrecciata, ma per tutto il Paese” scrive la Rai in un comunicato. Rai1 ha cambiato il palinsesto per rendere omaggio al grande giornalista scomparso. “Zavoli, storia di un cronista” è il titolo dello speciale condotto da Monica Maggioni che andrà in onda questa sera alle 21.30.

“La scomparsa di Sergio Zavoli mi addolora – dichiara il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – Desidero anzitutto esprimere i miei sentimenti di vicinanza e solidarietà ai familiari. Il giornalismo italiano perde uno dei suoi maestri. Il congedo di Zavoli – come lui stesso lo definiva – sarà occasione per ripensare la sua eredità, per ricordare l’originalità e la qualità dei suoi lavori più importanti, per trarre spunti e ispirazione dal suo stile, dalla sua etica professionale, dalla sua grande forza narrativa capace di andare in profondità e di cogliere l’umanità che sta dietro gli eventi e i protagonisti”.

“Giornalista, scrittore, intellettuale di grande sensibilità, Zavoli è stato un pioniere dalla radio e una personalità tra le più rappresentative della televisione italiana. Il suo nome e il suo volto sono legati a programmi di successo e di valore, che resteranno nella memoria. La sua autorevolezza lo portò alla presidenza della Rai e, successivamente, da senatore, alla presidenza della Commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi. Lascia una testimonianza di un grande insegnamento per tutto il mondo dell’informazione e per i giovani che si avviano a una professione così importante per le libertà democratiche e per la qualità della vita civile”, conclude il capo dello Stato.

Sergio Zavoli non è stato solo un giornalista. È stato un intellettuale: indagava, analizzava, raccontava. Ci sono uomini che credono di sapere tutto, lui ”sapeva di non sapere”. E si informava. Per poi informare a sua volta”. Lo scrive su Facebook il premier Giuseppe Conte. “Aveva a cuore la deontologia professionale. Era la voce asciutta di un giornalismo rigoroso, che nell’immaginario dei più è vestito di abiti austeri, macchiati dall’inchiostro delle rotative. Il suo lavoro non ha mai ceduto al sensazionalismo, privilegiando la maieutica dell’informazione”, prosegue Conte.

“Con Sergio Zavoli se ne va un uomo difficile da imbrigliare in una parola o in un’etichetta. Più facile ricordarci cosa va via con lui: il racconto di un Paese che si ascoltava riflettendo nelle ore serali o dal microfono delle radio, la testimonianza senza tempo di chi ha saputo cogliere gli umori, i sogni e le preoccupazioni che gli italiani si confidavano nelle stanze di casa”, conclude il presidente del Consiglio.

La sua voce inconfondibile è stata l’io narrante della storia italiana più recente. Grande maestro di televisione e tra le firme più significative del Novecento, Zavoli ci lascia un esempio di giornalismo lucido e appassionato che, con tono pacato e analisi mai scontate, ha saputo raccontare i grandi fatti del nostro tempo. Cultura, dedizione e competenza sono stati gli stessi principi che ne hanno ispirato l’impegno in Senato. Ai familiari giunga la mia vicinanza” dichiara la presidente del Senato Elisabetta Casellati.

Maestro di giornalismo, ideatore di programmi e inchieste che hanno lasciato il segno, Sergio Zavoli ha reso onore al senso più profondo che il servizio pubblico radiotelevisivo deve esprimere. Ha servito le istituzioni e ha raccontato l’Italia, dalle vicende sportive alle pagine più buie, con rigore, professionalità, con sguardo lucido, mai scontato. L’Italia perde un punto di riferimento, un grande giornalista, un grande intellettuale” le parole del presidente della Camera, Roberto Fico.

L’ultimo desiderio di Sergio Zavoli è di “essere riportato a Rimini e riposare accanto a Federico Fellini”. E’ questo quanto la famiglia del grande giornalista ha comunicato “con parole delicate e precise” al sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, che ha reso noto la volontà del suo cittadino onorario.

Tanti anni fa, ricorda il sindaco, in un racconto Zavoli aveva scritto che a Rimini un giorno sarebbe tornato “per stare, perché bisogna morire a casa, sentendo i rumori della tua strada, sapendo che da quella finestra entra odore di mare, contando le ore sui suoni e le luci che sono trascorse intorno a te dall’infanzia, quasi udendo le voci che stagnano nel bar, essendo vivo fino alla fine, insomma sino a quando non senti che queste cose ti lasciano amichevolmente morire”.

“Lo aveva scritto tanti anni fa. E lo ha fatto – aggiunge il primo cittadino di Rimini – Ci ha chiesto di potere riposare per sempre accanto all’amico Federico. Per proseguire insieme il viaggio. Per ridere, scherzare. Per raccontare. Per dare suono comprensibile all’anima, anzi alle anime dei grandi e degli umili, dei potenti e degli indifesi, di chi aspetta solo che gli si dia voce uscendo per un giorno dall’anonimato. Tutti trattati allo stesso modo, con rigore e allo stesso tempo facendo prevalere la curiosità per l’essere umano e i suoi misteri, la sua impronta allo stesso unica e esemplare. Ma, prima di tutto, ascoltando“. Il Comune di Rimini, in accordo con le volontà della famiglia, “onorerà al meglio la memoria di Sergio Zavoli con iniziative che saranno comunicate successivamente”, annuncia poi Gnassi. (fonte Adnkronos)