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“Sentinelle del mare”: pescatori e ricercatori insieme contro l’alga infestante

8 agosto 2020 | 16:00
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“Sentinelle del mare”: pescatori e ricercatori insieme contro l’alga infestante

Sta invadendo progressivamente anche il Tirreno, a causa di molteplici fattori e favorita dai cambiamenti climatici, l’alga verde Caulerpa cylindracea, considerata dal mondo scientifico una specie aliena invasiva. Per fare il punto sulla sua diffusione, verificare gli effetti sull’ecosistema marino, le eventuali ripercussioni sull’attività di pesca e anche trovare delle soluzioni, il Cursa – Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente ha portato avanti per un anno il progetto ’Car’, finanziato con il fondo ’Po Feamp’ della Regione Lazio, sui siti Natura 2000 del litorale di Civitavecchia.

L’area di studio è stata quella che si estende da Punta Sant’Agostino a Santa Marinella nel Lazio settentrionale, più precisamente sono stati esplorati i fondali tra Punta S. Agostino e Punta della Mattonara (Sic-6000005) e i fondali tra Punta Pecoraro e Capo Linaro (Sic-6000006). Dopo un anno di analisi e monitoraggi che hanno visto coinvolti i ricercatori dell’Università della Tuscia e anche diversi pescatori professionisti e amatoriali, è emerso innanzitutto che la Caulerpa cylindracea interagisce negativamente con le praterie di Posidonia oceanica.

In questa competizione ad avere la meglio sulla pianta marina endemica del Mediterraneo, essenziale per la conservazione degli ecosistemi costieri, è l’alga infestante, originaria delle coste occidentali dell’Australia. Tuttavia, è stato anche osservato che le azioni di eradicazione manuale generano evidenti benefici per la pianta e per la fauna macrozoobentonica ad essa associata.

Dopo un anno di analisi e monitoraggi che hanno visto coinvolti i ricercatori dell’Università della Tuscia e anche diversi pescatori professionisti e amatoriali, è emerso innanzitutto che la Caulerpa cylindracea interagisce negativamente con le praterie di Posidonia oceanica. In questa competizione ad avere la meglio sulla pianta marina endemica del Mediterraneo, essenziale per la conservazione degli ecosistemi costieri, è l’alga infestante, originaria delle coste occidentali dell’Australia.

Tuttavia, è stato anche osservato che le azioni di eradicazione manuale generano evidenti benefici per la pianta e per la fauna macrozoobentonica ad essa associata. Una situazione diametralmente opposta è stata invece registrata sui fondali rocciosi superficiali, dove la presenza di Caulerpa cylindracea favorisce l’incremento dei microorganismi marini come crostacei, molluschi e policheti, con conseguente aumento della biodiversità locale.

Inoltre, è apparsa evidente la presenza di un’interazione diretta tra l’alga aliena e la popolazione locale di saraghi maggiori (Diplodus sargus); infatti in tutti gli esemplari analizzati è stata riscontrata la presenza di Caulerpina (un metabolita secondario della Caulerpa) nel fegato. Questo studio potrebbe contribuire a gettare nuova luce sul cosiddetto fenomeno dei “saraghi di gomma”, ovvero saraghi che, una volta cucinati, risultano immangiabili a causa delle carni indurite.

Proprio in virtù della collaborazione con i pescatori subacquei sportivi, con la Fipsas e con i pescatori professionisti della Marineria di Civitavecchia, sono state raccolte numerose segnalazioni inerenti la cattura di saraghi alterati nella nostra area di studio e i dati raccolti hanno testimoniato, ancora una volta, la presenza di un’interazione diretta tra la Caulerpa cylindracea e le comunità ittiche locali.

Questa forma di “citizen science” ha evidenziato l’importanza di nuove prospettive progettuali, che prevedano una collaborazione duratura tra il mondo della scienza e quello della pesca sportiva in apnea: l’istituzione delle “sentinelle del mare” può rappresentare il prossimo passo per portare avanti la ricerca. “«I pescatori subacquei sportivi e professionali sono i nostri occhi e sono da considerare le future sentinelle del mare”, commenta il coordinatore del progetto, Emanuele Mancini del Cursa, Laboratorio di Oceanologia Sperimentale ed Ecologia Marina di Civitavecchia (Università della Tuscia, Deb). (fonte Adnkronos)