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Ostia: “Chiedo aiuto ai giudici: la mia vita è in pericolo”

20 agosto 2020 | 08:41
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Ostia: “Chiedo aiuto ai giudici: la mia vita è in pericolo”

Vittima di un violento arrestato due volte e scarcerato subito dai giudici, una donna è stata ferita e minacciata di morte. “Soggetti così pericolosi non possono stare in libertà”

Ostia – E’ stato arrestato due volte nel giro di 24 ore e, subito rilasciato, è tornato a provocare il terrore. Nel mirino, stavolta, una donna che ha aggredito a colpi di bottiglia e minacciato di morte.

E’ la storia di un italiano violento di 30 anni che abbiamo già segnalato in questo articolo. L’uomo il 13 agosto è stato arrestato perché senza motivo stava prendendo a picconate le auto in sosta su lungomare Paolo Toscanelli. Rilasciato dai giudici, è stato nuovamente arrestato poche ore dopo mentre con una spranga in mano stava minacciando i passanti in corso Duca di Genova.  Rimesso in libertà, appena qualche ora e ha preso di mira senza motivo la donna che ospita in un appartamento il padre del malvivente.

Il bruto ha prima telefonato alla donna minacciandola di morte, poi l’ha raggiunta all’Infernetto dove abita, di fianco all’appartamento nel quale vive il papà. Qui, all’arrivo della Polizia, si è subito dileguato, per tornare la mattina dopo armato di bottiglie e di un coltello. Appena ha visto la donna, al rientro a casa insieme con il compagno, ha iniziato la pioggia di bottiglie, una delle quali ha colpito la malcapitata a un ginocchio (sette giorni di prognosi per contusione e ferite da taglio presso il Pronto soccorso).

La mattina dopo il folle è tornato ancora e stavolta aveva un martello con il quale ha tentato di sfondare la porta della casa nella quale la donna si è barricata. I carabinieri sono intervenuti e, al momento, è  stato disposto l’arresto in carcere fino al processo del 15 settembre.

Sono terrorizzata – racconta il lacrime – Temo per la mia vita, siamo di fronte a una persona pericolosa e la magistratura non può lasciarla in libertà. Ho sempre cercato di aiutare la loro famiglia e lo stesso ragazzo. Il papà è una persona perbene e soffre enormemente per ciò che fa il figlio. Non so per quale motivo stia agendo nei miei confronti ma, certo, non posso accettare che venga a vivere insieme al padre, qui di fianco a casa mia. Ho paura che possano dargli gli arresti domiciliari e non potrei più vivere in queste condizioni di terrore. Fate qualcosa, vi prego, prima che accada l’irreparabile”.

In queste condizioni il reato da violenza privata potrebbe trasformarsi nel più grave atti persecutori ovvero stalking e il magistrato, ritenuto reale il rischio di reiterazione, potrebbe disporre l’incarcerazione.