L'intervento |
Interni
/

Maricetta Tirrito: “Johnny lo zingaro nuovamente evaso, lo Stato mostra il suo lato peggiore”

7 settembre 2020 | 15:43
Share0
Maricetta Tirrito: “Johnny lo zingaro nuovamente evaso, lo Stato mostra il suo lato peggiore”

La portavoce del Cogi: “Un episodio che aumenta le perplessità sulla gestione delle pene, sul sistema carcerario e sulla tutela di chi si è esposto per aiutare la magistratura”

“Era in permesso premio e doveva rientrare in carcere, ma non lo ha fatto. Giuseppe Mastini, 60 anni, ergastolano detto ‘Johnny lo Zingaro’ per le sue origini sinti, è evaso ancora una volta. Ma come faceva a godere ancora di permessi premio, dopo 17 evasioni, 2 negli ultimi 3 anni?”

Se lo chiede Maricetta Tirrito, portavoce del Comitato dei collaboratori di Giustizia (Cogi). “Evasioni – sottolinea – che arrivano sempre  durante i permessi premio o regimi di semilibertà. Eppure parliamo di un criminale storico, coinvolto in tanti dei misteri romani, fin dagli anni ’70, a cominciare dal caso Pasolini.

Un episodio che aumenta le perplessità sulla gestione delle pene, sul sistema carcerario, sulla certezza del diritto, sulla tutela di chi si è esposto aiutando la magistratura a mandare in carcere chi si è macchiato di delitti orribili nel nostro Paese.

Maricetta Tirrito

Maricetta Tirrito

E’ un episodio che squarcia ancora una volta, purtroppo, il velo di ipocrisia sull’efficienza della Giustizia, incapace di organizzare la propria filiera di comando. Lo abbiamo visto con le scarcerazioni dei boss mafiosi durante il lockdown, lo rivediamo oggi con Johnny lo zingaro. Chi è che prende queste decisioni? Chi controlla? Con quale faccia possiamo guardare negli occhi i parenti delle vittime, o chi ha collaborato per aiutare gli investigatori a formulare un quadro accusatorio utile in un processo?

Johnny lo zingaro era rinchiuso da luglio 2017 nel carcere di massima sicurezza di Sassari, dopo la precedente evasione il 30 giugno 2017, dal penitenziario di Fasano (Cuneo). Anche in quel caso era uscito, godendo del regime di semilibertà, ma non era tornato. Ha alle spalle una lunga scia di sangue dalla fine degli Anni 70. Primo omicidio a 11 anni. Non ci voleva un genio per capire cosa sarebbe potuto accadere con un nuovo permesso premio. E mai come in questo caso la parola ‘premio’ assume il sapore della beffa”.