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Caivano, 22enne uccisa dal fratello perché in una relazione Lgbt+

13 settembre 2020 | 16:38
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Caivano, 22enne uccisa dal fratello perché in una relazione Lgbt+

“Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata” ha dichiarato Michele Gaglione dopo essere stato fermato dai carabinieri.

Napoli – Inseguita per strada e speronata dal fratello per un relazione lgbt+: cade dallo scooter e muore. La sera dell’11 settembre, è stata uccisa così Maria Paola Gaglione, una ragazza di 22 anni originaria di Caivano, colpevole di essere innamorata di Ciro, un ragazzo transessuale.

Il terribile incidente, avvenuto nel napoletano, ha visto coinvolto anche il compagno della giovanissima vittima, che oltre ad essere rimasto ferito dall’impatto è stato, in seguito, anche pestato da Michele Gagliano, fratello della 22enne uccisa.

La ricostruzione

La sera dell’11 settembre, Michele Gagliano, 25 anni, ha inseguito la sorella e il compagno trans per parecchi minuti, cercando con calci di farli cadere dallo scooter in corsa, poi in una curva, il mezzo con a bordo i due, colpito dalla furia del giovane, ha perso aderenza finendo fuori strada.

Maria Paola, sbalzata dal veicolo, è caduta su un tubo per l’irrigazione ed è morta sul colpo, il fidanzato Ciro è stato più fortunato perché è finito sul selciato, ora è stato ricoverato in condizioni molto gravi in ospedale.

Sono questi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli ultimi attimi di vita della 22enne nella notte tra venerdì e sabato. Il fratello, dopo aver speronato i due e averli fatti uscire fuori strada, ha continuato a inveire su Ciro pestandolo, perché colpevole di aver plagiato la sorella. Il 25enne è stato arrestato poco dopo.

“Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata” ha detto ai carabinieri Michele Gaglione, secondo quanto riferito, dopo essere stato fermato per la morte della sorella.

Inizialmente l’uomo avrebbe risposto di lesioni personali, morte come conseguenza di un altro delitto e violenza privata, ma la sua posizione si è aggravata ed è finito in cella per omicidio preterintenzionale e violenza privata aggravata dall’omofobia.

“Quanto accaduto, dimostra quanto siano duri i contesti, che da tempo denunciamo con il nostro numero verde Gay Help Line 800 713 713 – dichiara Fabrizio Marrazzo, Responsabile Gay Help Line -. Per questo serve una legge seria contro l’omotransfobia, che prevenga situazioni di questi tipo“.

Bisogna condannare le dichiarazioni che vedono l’omosessualità come una malattia o qualcosa di inferiore – continua il Portavoce del Gay Center -, espressioni e pregiudizi per i quali Paola è stata uccisa. Vanno resi certi i supporti per i centri di protezione, da noi richiesti e previsti dalla legge contro l’omotransfobia, che potevano garantire una protezione e la libertà a Paola ed al compagno”.

Chiediamo giustizia per Paola, il colpevole non è solo il fratello, ma anche gli altri familiari che la hanno maltrattata ed hanno consentito quanto accaduto senza proteggerla e senza denunciare”, conclude Marrazzo.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove di formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. (fonte: Ansa)