Basta “inchini”: preti e poliziotti nella nuova task force del Vaticano contro le mafie

19 settembre 2020 | 17:23
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Basta “inchini”: preti e poliziotti nella nuova task force del Vaticano contro le mafie

Presentato il nuovo dipartimento della Pontificia Accademia Mariana Internazionale per “liberare” la pietà popolare dai tentacoli delle mafie

di FABIO BERETTA

Roma – Liberare la pietà popolare dai tentacoli delle mafie. E’ questo l’obiettivo del nuovo Dipartimento di analisi, studio e monitoraggio dei fenomeni criminosi e mafiosi della Pontificia Accademia Mariana Internazionale. Istituito poche settimane fa, ha fin da subito ricevuto il plauso e la benedizione di Papa Francesco che proprio il giorno dell’Assunzione di Maria ha inviato una lettera al presidente dell’Academia, padre Stefano Cecchin, spronando tutti a difendere “la purezza della devozione” mettendo fine all’uso delle immagini sacre “a fini di potere locale e controllo del territorio” (leggi qui).

Presentata nel a Roma, al Museo delle Civiltà, insieme all’Osservatorio per le Policy Transdisciplinari Internazionali, la nuova task force è composta da sacerdoti, magistrati, uomini e donne delle forze dell’ordine, esperti antiracket e antiusura, sociologi e criminologi, ma anche procuratori, tutti impegnati in prima linea contro Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita. E non solo. L’impegno della task force si estende anche alle mafie internazionali e alle ecomafie.

Suddiviso in dieci “reparti”, il nuovo dipartimento, come sottolineato durante la presentazione, non vuole prendere il posto degli organi competenti che già lavorano e lottano contro le mafie. Al contrario, vuole essere un punto di incontro e di dialogo tra le varie Istituzioni (ecclesiastiche e statali, ognuno sempre nella sua sfera di competenza).

Dieci, in tutto, i reparti di cui si compone il dipartimento, che avrà come sede la Pontificia Università Antonianum, ognuno con un’area tematica (e geografica) su cui approfondire il fenomeno religioso nella mafia così da poter mettere fine anche agli “inchini”. Ma non si limiterà solo allo studio, il primo dei quali è già stato pubblicato assieme a una mappatura della criminalità a livello regionale, nazionale e internazionale e un’ampia analisi dell’interferenza dei fenomeni mafiosi nelle religiosità popolare.

Essendo un dipartimento, esso opererà anche a livello pratico coinvolgendo, di volta in volta, le diocesi, le parrocchie e le scuole con l’obiettivo principale di formare ed educare i giovani. Perché solo conoscendo a fondo il problema lo si può affrontare per mettere una volta per tutte la parola fine all’immagine deviata della religiosità cattolica che con la mafia nulla ha a che vedere.

(Il Faro online) 
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