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Omicidio di Torvaianica, il parroco: “Mafia? Dobbiamo avere il coraggio di denunciare”

23 settembre 2020 | 17:25
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Omicidio di Torvaianica, il parroco: “Mafia? Dobbiamo avere il coraggio di denunciare”

Don Andrea: “La nostra comunità cristiana deve essere solidale e avere il coraggio di denunciare il male”

Pomezia – “Come comunità ecclesiale e come parrocchia, ci schieriamo dalla parte della giustizia e della legalità. Siamo chiamati ad annunciare ma anche a denunciare quanto avviene”. È il commento di don Andrea Conocchia, parroco della chiesa della Beata Vergine Immacolata a Torvaianica, dopo l’omicidio di un 38enne sulla spiaggia del centro del litorale sud di Roma (leggi qui).

L’uomo, di nazionalità albanese e con precedenti penali – come confermano dal Comando provinciale dei Carabinieri di Roma –, domenica mattina è stato colpito con due colpi di arma da fuoco da una persona a volto coperto, che poi è fuggita con un complice, ed è deceduto ieri sera all’ospedale San Camillo di Roma, dove era ricoverato. Il caso è stato affidato alla Direzione distrettuale antimafia di Roma.

“Sono parroco qui solo da un anno – racconta al Sir don Conocchia –. Ho avuto modo però di rendermi conto di situazioni di disagio e intuisco che il consumo di droga e alcool per i giovanissimi inizia addirittura in seconda o terza media. Abbiamo riaperto i cancelli del centro parrocchiale dopo l’emergenza Covid. Abbiamo diversi campetti da calcio, dove arrivano ogni giorno venti o trenta ragazzi della zona, molti di strada e che si vede vivono situazioni difficili”.

Di fronte al delitto di domenica, don Conocchia, sempre molto attivo a favore degli ultimi e che ha ascoltato a aiutato molte persone anche durante la quarantena, lancia un appello: “Non possiamo rimanere chiusi in parrocchia! Siamo disposti ad ascoltare e accogliere confidenze e storie di vita ferite, di vessazioni familiari. La nostra comunità cristiana deve essere solidale e avere il coraggio di denunciare il male e impegnarsi per la riabilitazione sociale dei più fragili e nascosti e per la riqualificazione delle loro relazioni”.

“C’è chi di fronte a questa vicenda parla di ‘un’appendice della mafia’ – prosegue -. Come parrocchia, dobbiamo farci vicini e offrire anche occasioni di riflessione sul tema della legalità e su tematiche più ‘incarnate’. Nei mesi scorsi avremmo dovuto accogliere don Luigi Ciotti, ma l’incontro è saltato a causa della quarantena”, conclude. Intanto, il parroco di Torvaianica sta cercando di contattare la famiglia della vittima, per assicurare loro la propria vicinanza e disponibilità all’aiuto. (Fonte: Agensir)