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Consultori familiari “smantellati”, nel sud pontino esplode il caso

Marciano: "Con un solo ginecologo e poche ostetriche devono servire un territorio di 100mila abitanti, senza turn over e sostituzioni in caso di malattia, resta difficile garantire l'emancipazione femminile"

I consultori familiari del sud pontino sono a rischio. Con poco personale e poche attrezzature a disposizione, anche i servizi da poter offrire, a fronte di una popolazione media di oltre 100mila abitanti, restano scarsi. Una situazione questa, resa nota, a inizio mese, dall’associazione “Non una di meno” sud pontino che sul tema ha presentato una vertenza in Regione.

“Come gruppo territoriale Non Una di Meno – hanno fatto sapere in una nota – vogliamo denunciare la grave situazione in cui versano i Consultori del Sud Pontino, ora diventata gravissima per la chiusura temporanea-prolungata degli ambulatori ginecologico/ostetrico, del presidio presente nell’ex ospedale di Gaeta, la “momentaneanea chiusura” anche dell’avamposto consultoriale di Minturno (già attivo solo due mattine a settimana) e per finire il servizio ginecologico dei Consultori del distretto socio sanitario Fondi-Terracina, è gestito attualmente da una sola ostetrica, che deve far fronte alle richieste dell’intero territorio che abbraccia 7 Comuni.

Questa notizia arriva come una doccia fredda per le numerose utenti che fanno riferimento al Consultorio ed è dovuta alla ormai endemica “mancanza di personale”, ma ancora di più al disinteresse e alla totale incapacità dei dirigenti UOC-Asl, a fronte di pensionamenti, gravidanze, legittime richieste di aspettative e/o malattia, di garantire alcuna soluzione, nemmeno una “soluzione tampone”, per scongiurare l’interruzione del pubblico servizio.

Ricordiamo, inoltre, che a causa del Covid-19 anche le attività di screening del carcinoma della cervice uterina di primo e secondo livello sono state sospese a data da definirsi. Una situazione – prosegue la nota – diventata insostenibile che costringe le donne a lunghe liste di attesa in ospedale o a trovare soluzioni onerose per garantirsi il diritto alla prevenzione.

Da anni in tutta la Regione stiamo assistendo al progressivo smantellamento dei Consultori, come nel Sud Pontino, sempre più ridotti nel numero e lentamente trasformati in ambulatori ospedalizzati, totalmente impoveriti nella loro funzione primaria di presidio di salute socio-sanitaria e svuotati dalla reale partecipazione dall’utenza, come invece era stato pensato e normato nell’ormai lontanissimo 1975. La Regione Lazio, in due anni di tavoli con il Coordinamento delle Assemblee delle Donne dei Consultori del Lazio, si è impegnata pubblicamente con le donne, i lavoratori e le lavoratrici, per sciogliere i nodi denunciati come determinanti l’impoverimento dei Consultori, sempre meno accessibili e funzionali.

Si tratta di problemi strutturali, organici e non emergenziali, legati certamente alla mancanza di personale a causa del blocco del Turn Over e di concorsi lenti per le neo assunzioni ma – sottolineano da “Non una di meno – legati anche alla logica aziendale a cui si è piegata la sanità pubblica e al continuo e sottile lavoro di limitazione della libertà di scelta delle donne e delle soggettività altre. A questo proposito va segnalata la presenza di numerosi medici e personale non medico obiettori di coscienza proprio all’interno delle strutture pubbliche che dovrebbero garantire la piena applicazione della legge 194!

È ora di cambiare musica, di far sentire la nostra voce e di passare dalle parole ai fatti. Non vogliamo più sentire inutili proclami elettorali o promesse sbandierate a vuoto sulla pelle delle cittadine e dei cittadini. Sappiamo – concludono – che solo attraverso la nostra mobilitazione potremo imporre ai responsabili regionali e sanitari la riapertura e l’utilizzo dei Consultori come strutture di salute pubblica territoriale che attivino progetti ed obiettivi attraverso la partecipazione, il controllo e la condivisione con l’utenza, senza limiti di età, condizionamenti o imposizioni di genere e orientamento sessuale”.

Marciano: “Situazione gravissima quella dei consultori”

Dopo “Non una di meno” è il consigliere di minoranza di Formia Claudio Marciano ad intervenire sul tema che, senza mezzi termini, definisce gravissima la situazione dei consultori del sud pontino. “L’emergenza Covid – spiega – ha ulteriormente aggravato la carenza di personale, attrezzature e servizi di questi fondamentali presidi socio-sanitari. Un solo ginecologo e poche ostetriche devono servire un territorio di 100mila abitanti, senza turn over e sostituzioni in caso di malattia. L’esito è che prestazioni da consultorio vengono affidate agli ospedali, dove però le attese sono lunghissime. L’unica alternativa, per chi se la può permettere, rimane il privato.

I consultori sono un tassello delle pari opportunità. Meno servizi pubblici per le donne equivalgono ad un maggiore grado di familizzazione del welfare, ad un minore tasso di occupazione e – conclude Marciano – rendono un territorio ostile all’emancipazione e dignità femminile.La vertenza di Nonunadimeno del Sud Pontino presso la Regione è anche pertanto la mia e quella della mia coalizione. Faremo quanto potremo per segnare questo tema nell’agenda politica cittadina”.

Dopo Marciano a intervenire è la rappresentante della Casa Giusta e Coop Alternata Silos, che afferma: “È importante schierarsi attivamente a sostegno della tutela della donna e dei cittadini e delle cittadine. Per questo anche noi, come Casa Giusta e Coop Alternata Silos abbiamo sentito il dovere di far sentire la nostra voce, a sostegno di Non una di meno sud Pontino”.

L’intervento del sindaco di Minturno

Sul tema, infine, è sceso in campo anche il sindaco di Minturno, Gerardo Stefanelli, che ha concluso: “Proprio ieri parlavamo della situazione dei consultori con il nostro delegato alla sanità, Franco Esposito. È una battaglia di civiltà da intraprendere al più presto. Le gravidanze che hanno portato alla nascita dei miei quattro figli sono passate tutte dai consultori”.

(Il Faro online)