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Massacro del Circeo, quando follia e crudeltà distrussero per sempre due giovani vite

29 settembre 2020 | 16:52
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Massacro del Circeo, quando follia e crudeltà distrussero per sempre due giovani vite

Il 29 settembre del 1975 due ragazze di 19 e 17 anni, Rosaria e Donatella, furono brutalmente torturate da tre ragazzi conosciuti a Roma

San Felice Circeo – Il 29 settembre non è una data come le altre per San Felice Circeo e per i familiari di Donatella Colanti e Rosaria Lopez.

Proprio nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975, infatti, le due giovani furono rapite, seviziate, violentate, da un gruppo di tre ragazzi della Roma bene. Nonostante i 45 anni trascorsi resta ancora vivo il ricordo delle atrocità delle quali furono vittime le due ragazze romane. Una vicenda che, proprio per la ferocia con la quale si consumata, è rimasta alla storia come il “Massacro del Circeo”. Perché di un vero e proprio massacro si trattò, seppure nato come un incontro tra amici.

Rosaria e Donatella, una barista di 19 anni e una studentessa di 17 che appartenevano a modeste famiglie del quartiere Montagnola di Roma, avevano conosciuto un amico – risultato poi completamente estraneo all’aggressione che si sarebbe poi verificata ai danni delle due ragazze – col quale si erano date appuntamento al “Fungo”, in zona Roma Eur, per trascorrere un pomeriggio diverso. In quell’occasione Rosaria e Donatella avevano conosciuto due di quelli che si sarebbero in breve rivelati i loro aguzzini, Gianni Guido 19enne studente di Architettura e Angelo Izzo 20enne studente di Medicina. Due ragazzi come tanti altri, gioviali, garbati e ben educati. Almeno in apparenza. Alle due giovani i due sono apparsi tanto innocui da accettare l’invito a partecipare a una festa che si sarebbe svolta a Lavinio, frazione nel Comune di Anzio.

Alle 18 e 20 del 29 settembre, insieme a Guido e Izzo, Donatella e Rosaria hanno raggiunto villa Moresca sul promontorio del Circeo. Abitazione, quest’ultima, di Andrea Ghira, 22enne figlio di un imprenditore edile che le due giovani ancora non avevano conosciuto.

L’accordo era che avrebbero trascorso qualche ora lì a chiacchierare, bere e sentire musica e poi si sarebbero diretti alla festa di Lavinio. Un programma che, in brevissimo, è cambiato completamente. Izzo e Guido, infatti, tentarono un approccio sessuale con le due giovani che li rifiutarono e questo scatenò l’ira dei due. Uno dei ragazzi impugnò, infatti, una pistola e dichiarò di appartenere alla banda del Marsigliesi, il cui capo gli aveva commissionato il rapimento delle due donne.

Quello che successe in seguito fu atroce. Per un giorno e una notte Donatella e Rosaria furono vittime di abusi sessuali, violenze fisiche, sevizie iniziate da Guido e Izzo, ma alle quali si aggiunse presto anche il Ghira che si spacciò per il capo dei Marsigliesi. Gli orrori, però, ancora non erano finiti. Rosaria, infatti, fu trascinata di sopra nel bagno e malmenata ancora e ancora per poi essere affogata nella vasca da bagno. Mentre nei confronti di Donatella i tre si accanirono con una cinta nel tentativo di strangolarla. La ragazza, però, riuscì a divincolarsi e a raggiungere il telefono per chiedere aiuto. Ma fu fermata con una sprangata di ferro. A quel punto la studentessa di soli 17 anni finse di essere morta e i tre chiusero i due presunti cadaveri in una Fiat 127 e si diressero verso Roma.

Ad un certo punto si fermarono per cenare e rimasero coinvolti in una rissa. Risalirono in auto e viaggiarono fino a via La Pola in zona Triste a Roma dove lasciarono l’auto in sosta. A quel punto per quanto ferita e sotto choc Donatella iniziò a urlare e sbattere con tutta la forza che aveva contro il portabagagli per chiedere aiuto. Fu un metronotte a sentire la richiesta di aiuto alle 22 e 50 e ad allertare i carabinieri. Nel giro di poche ore i militari avevano già arrestato sia Izzo sia Guido, mentre Ghira era scomparso. Ed è a Rebibbia che quest’ultimo da latitante fa recapitare una lettera ai suoi due amici rassicurandoli circa il fatto che con la buona condotta sarebbero usciti presto e che se la Colasanti avesse testimoniato contro di loro la avrebbe uccisa.

Dopo meno di un anno da quei terribili fatti, il 29 luglio del 1976, il tribunale si è pronunciato in primo grado nei confronti di Izzo, Guido e Ghira seppure in contumacia per quest’ultimo, condannando tutti e tre all’ergastolo senza attenuanti. Del Ghira però si sono perse le tracce, l’idea più accreditata è che sia scappato in spagna dove sarebbe morto nel 1994 per un overdose con il nome di Massimo Testa De Andreis.
Intanto nel secondo grado di giudizio per Guido la condanna è stata ridotta a 30 anni, ma evase dal carcere di San Gimignano e fuggì a Buenos Aires arrestato e in attesa di essere estradato. Intanto, però, fuggì a Panama da dove però fu estradato in Italia.

Diversa sorte per Izzo che, ottenuta la semilibertà nel 2004 l’anno successivo, insieme a un complice rapì e uccise due donne, moglie e figlia di Maiorano, pentito della Sacra Corona Unita. Izzo fu condannato per il duplice omicidio all’ergastolo, confermato anche in Appello. Donatella, purtroppo, dopo una vita segnata da terribili e indelebili conseguenze psicologiche, è morta nel 2005 per un tumore al seno.
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