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Cina e libertà religiosa, scintille tra Usa e Vaticano: “Trump strumentalizza il Papa”

Pompeo: "Il Vaticano condanni le violazioni delle libertà religiose in Cina". L'ira di Pechino: "Il segretario di Stato metta fine al suo show"

Città del Vaticano – Volano stracci tra Stati Uniti d’America e Santa Sede alla vigilia dell’incontro tra il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, e il numero due del Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Per mons. Paul Richard Gallagher, il “ministro degli Esteri” di Oltretevere, infatti, c’è un tentativo di strumentalizzare Papa Francesco nella partecipazione proprio di Pompeo a un simposio in Vaticano: “È una delle ragioni per cui il Papa non lo riceve”, ha detto Gallagher a margine del medesimo simposio organizzato dall’ambasciata degli Usa presso la Santa Sede e aperto, per l’appunto, da Pompeo.

Scintille iniziate già qualche giorno fa, dopo l’annuncio del Vaticano di voler rinnovare, in comunità d’intendi con Pechino, l’Accordo con la Cina per la nomina dei Vescovi (leggi qui). “Due anni fa, la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il Partito comunista cinese, sperando di aiutare i cattolici cinesi. Ma l’abuso del Partito comunista cinese sui fedeli è solo peggiorato. Il Vaticano metterebbe a rischio la sua autorità morale, se rinnovasse l’accordo”, aveva twittato Pompeo rilanciando un articolo a sua firma pubblicato su “First Things”.

“Nessun regime reprime la fede su una scala più larga di quanto non faccia il Partito comunista cinese”. ha aggiunto in un altro tweet Pompeo, sottolineando: “Oltre un milione di uiguri e altri musulmani sono stati portati forzatamente in campi di internamento sottoposti a sorveglianza, torture, aborti forzati e sterilizzazioni: il tutto fa parte di una lotta contro la fede lunga decadi da parte del Partito comunista cinese”. Parole alle quali non è mai arrivata una risposta diretta, se non un diplomatico silenzio. Fino ad oggi.

Nel simposio, dal tema “difendere la libertà religiosa attraverso la democrazia”, organizzato dall’ambasciatrice statunitense presso la Santa Sede, Callista Gingrich, consorte del Newt Gingrich che negli anni ’90 guidava dal Congresso la carica dei repubblicani alla Casa Bianca di Bill Clinton, Pompeo ha contrapposto a Bergoglio la figura di Papa Wojtyla, che fece della Chiesa il baluardo della libertà religiosa, sottolineando che il Partito Comunista cinese, “come tutti i regimi comunisti”, ha la pretesa di essere la suprema autorità morale del suo paese. “Da nessuna parte al mondo la libertà di religione è così in pericolo come in Cina”, ha avvertito. Poi, l’appello ai vertici della Santa Sede: “Chiedo a ogni leader di fede di trovare il coraggio di ergersi contro la persecuzione religiosa contro le proprie comunità e quelle di altre fedi”.

Secondo Pompeo, infatti, la difesa della sacrosanta libertà religiosa”, che è alla base della “pace e del rispetto della dignità dell’uomo”, è per gli Stati Uniti un pilastro della politica estera, “elemento fondativo centrale” di essa.

“Anche i secolaristi tentano di calpestare la libertà religiosa”, ha aggiunto Pompeo prima di ribadire quanto sia impossibile per i regimi totalitari e tirannici ammettere il libero culto sul proprio territorio. In Cina, poi, il Partito Comunista ha la pretesa di essere “la suprema autorità morale” nella piena “mancanza di ogni legittimazione democratica”. Un sistema di cui “gli Uiguri non sono le uniche vittime”. I comunisti cinesi, infatti, “non risparmiano certo i cattolici”. Poi, un lungo elenco di accuse: chiese “dissacrate e distrutte”, laici e religiosi “arrestati, immagini di Cristo rimpiazzate con i ritratti di Mao”. E di nuovo il ritorno sulla figura di Giovanni Paolo II che “seppe assumersi il rischio di difendere la libertà”.

Non solo: Pompeo ha citato anche Jacques Maritain prima di ripercorre il ruolo della Chiese cattolica e quella Protestante nella riunificazione della Germania e nella sconfitta del comunismo. Tra le tante citazioni compare anche Ratzinger, che considerava il rispetto della libertà religiosa e dei diritti umani “la cartina tornasole» del rispetto della persona umana”.

Lo stesso Bergoglio, ha aggiunto, “ha più volte pronunciato le sue esortazioni” a riguardo. Si tratta di “opporsi ai regimi tirannici” e “sostenere quanti si battono per la libertà religiosa, secondo l’insegnamento di Giovanni Paolo II”. Gli uomini di governo, aggiunge Pompeo, “devono rendere la democrazia una cosa possibile”. In conclusione, un altro riferimento a Papa Wojtyla: “esattamente 20 anni fa canonizzava in Vaticano Agostino Zhao Rong e 119 suoi compagni” martiri della fede in Cina. “Bisogna continuare a combattere” sulle orme di Giovanni Paolo II; “possa la Chiesa e tutti coloro che sanno che dovremo rendere conto a Dio essere audaci nel nostro tempo”.

La risposta del segretario vaticano per i rapporti con gli Stati non si è fatta attendere: essere liberi dal punto di vista religioso è importante anche dal punto di vista delle relazioni internazionali; anzi, è una “conditio sine qua non per il rispetto della persona umana” ed “una delle priorità della Santa Sede”.

Ma a mettere in pericolo questa condizione essenziale sono anche i paladini “dei cosidetti nuovi diritti” che mostrano di non avere “comprensione o interesse nei confronti della realtà ontologica della persona umana e della dimensione essenziale della sua dignità trascencentale”. Si tratta di un “attacco contro la stessa società” che viene mosso “anche attraverso l’ideologia del politicamente corretto, nel nome della tolleranza e della non discriminazione”. Si arriva così al varo di “leggi che vanno contro la libertà di coscienza” e di pensiero nel nome di un atteggiamento sintetizzabile nella formula del “fai quello che vuoi”.

È questa “la posta in gioco”, e se si parla di ruolo delle religioni per il rispetto della libertà di ognuno si deve pensare anche alla Dichiarazione sulla Fraternità Umana firmata da Papa Francesco nel 2019 con le autorità religiose musulmane a Dubai. Concetti, quelli della Dichiarazione, che si ritroveranno anche nell’imminente enciclica che verrà pubblicata alla fine della settimana.

Gallagher, uscendo dal simposio, ha sottolineato: “Non ho parlato della Cina, nessun paese è stato citato da me. Non cito nessuno, non biasimo nessuno”. E cita esplicitamente il tentativo in corso di strumentalizzare Bergoglio da parte della attuale amministrazione americana: “È una delle ragioni per cui il Papa non riceve” Pompeo. Anche se il motivo ufficiale era che il Pontefice intendeva tenersi fuori dalla campagna elettorale che in queste settimane sta infiammando l’America.

E se la Santa Sede ha risposto agli americani col guanto di velluto, non si può dire lo stesso della Cina: “Il segretario di Stato degli Stati Uniti Pompeo in visita a Roma ha nuovamente diffamato il Partito Comunista Cinese, attaccato senza motivo la politica interna della Cina e tentato di destabilizzare i rapporti tra Italia e Cina”.

A parlare è il portavoce dell’ambasciata cinese in Italia, citando le affermazioni di Mike Pompeo nella sua prima giornata nella capitale italiana. “Pompeo calunnia la Cina con la scusa della tutela dei diritti umani, della libertà di religione e della cyber security. Le sue affermazioni traboccano di pregiudizi ideologici e di ignoranza sulla Cina”, si legge in una nota firmata dal portavoce.

“I cittadini cinesi, appartenenti a tutti i gruppi etnici, godono oggi di un senso di soddisfazione, felicità e sicurezza senza precedenti”, ha continuato. “Ci auguriamo che il gracchiante signor Pompeo metta fine al suo show prima possibile”, hanno concluso dall’ambasciata.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media
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