Formia, piatti contro la casa di una coppia gay: incivili immortalati dalle telecamere

1 ottobre 2020 | 19:00
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Formia, piatti contro la casa di una coppia gay: incivili immortalati dalle telecamere

Da Left Formia un messaggio di solidarietà nei confronti della coppia, ma anche una polemica verso l’amministrazione: poco incisiva sul tema del contrasto all’omofobia

Formia – Il “vissero tutti felici e contenti” è il lieto fine che tutti ci auguriamo, oltre che la conclusione di ogni fiaba che si rispetti. Eppure, a volte, a prescindere da quanto due persone si amino, quel lieto fine tanto desiderato non viene loro concesso.

È la storia di Michele e Pasquale, una coppia che sta insieme da vent’anni, consolidata, tranquilla, ma che, da quasi un anno ormai, nel quartiere di Penitro, viene perseguitata solo perché ha scelto di non nascondersi, di vivere alla luce del sole il proprio amore.

E allora, viene da chiedersi, quand’è così come si fa a vivere “felici e contenti” il proprio amore quando è proprio quell’amore il “problema”? Quando quel sentimento genera odio a tal punto da vedersi scritte omofobe sotto casa, soprusi, insulti e minacce? Quando non puoi neppure concederti di avere ospiti a casa perché gli omofobi troveranno il tempo, il modo e la “fantasia” di insultare anche loro?

Una situazione che, per Michele e Pasquale, era diventata insostenibile già a fine 2019, quando avevano deciso di rompere quel muro di silenzio e di denunciare la coppia di anziani – 65 anni lui, 61 anni lei – che continuavano a perseguitarli. Una denuncia che aveva portato a un divieto di avvicinamento prima e, poi, dopo un nuovo attacco omofobo, ad alcuni mesi di relativa quiete.

Relativa, perché il “bollettino omofobi” – come lo chiamano Michele e Pasquale – è tornato, forse solo in pausa durante il lockdown. “I noti ignoti – raccontano Michele e Pasquale -, ritornano alla carica… è troppo forte l’esigenza di insultarci chiamandoci froci a tutte le ore, e troppo forte l’esigenza, di molestare, di mettere in atto continui raid, adesso dopo gli escrementi, dopo la frutta marcia, dopo l’immondizia, dopo rami e vegetazione varie, dopo le pietre, dopo le uova, siamo passati al lancio dei piatti verso il nostro ingresso…per fortuna tutto ripreso dalle telecamere”.

E ancora, proseguono i due innamorati: “Ci vedremo nelle opportune sedi… la legge e lenta ma arriva…” Poi, in un impeto di rabbia concludono: “Sia chiaro non permetteremo che queste persone continuino ancora a perseguitare noi e la nostra famiglia, che vive un disagio per colpa di questi escrementi… vi conosce tutta Formia ormai… ma non vi vergognate? Ancora continuate?”

Il coordinatore di Left: “Avevamo chiesto all’amministrazione di intervenire…”

Sulla vicenda, intanto è già intervenuto il coordinatore di Left, Francesco D’Angelis, con un messaggio di solidarietà verso Michele e Pasquale, ma anche polemizzando nei confronti dell’amministrazione, che, secondo lui, poteva e doveva essere più incisiva nel combattere l’omofobia.

“Michele e Pasquale – sottolinea D’Angelis – ormai da troppo tempo, sono vittime di aguzzini che, in quel condominio, sembrano aver dato fastidio proprio a tutti. Ma Michele e Pasquale sono le loro vittime preferite, a quanto sembra. Uova marce, escrementi, cassetta della posta distrutta, minacce, intimidazioni, aggressioni fisiche, sassi contro la macchina. Mucchi di denunce, un processo alle porte… eppure è tutto come sempre.

Anche il gruppo Left che coordino si era interessato della questione. In particolare, avevamo chiesto all’amministrazione di Formia di fare presso le palazzine Ater – dove vivono Michele e Pasquale – quanto in loro potere per assicurare a questi ragazzi il normale godimento del bene. Ad oggi, però, sembra non esser cambiato nulla.

Per questo, chiediamo, tutte e tutti insieme, ancora una volta, l’ennesima, a questa amministrazione di entrare nella Rete Re.A.Dy. per il contrasto all’omotransfobia, ma anche- conclude D’Angelis – di iniziare un percorso di educazione alla legalità su questo territorio, perché, purtroppo, non tutto quello che questi ragazzi subiscono (nel contesto in cui lo subiscono) è ascrivibile all’omofobia”.

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