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Forza Italia ai ferri corti, Massimo Grasso chiede la testa di Alessandro Battilocchio

I risultati elettorali innescano polemiche interne che "chiamano in causa" i vertici nazionali.E parte la mozione di sfiducia

Roma – “In Veneto il 3,6 %, in Toscana il 4,3%, in Campania poco sopra al 5%, in Liguria il 5,3%, nelle Marche il 5,9, in Puglia poco sotto il 9%. In Provincia di Roma: ad Ariccia 1,7% (166 voti), a Rocca di Papa 1,3% (100 voti), a Zagarolo non è stata presentata la lista di F.I., a Genzano 1,9% (223 voti), ad Albano Laziale 2,6% (538 voti) e ad Anguillara Sabazia il Sindaco espressione di Forza Italia… in lista unitaria con la Lega e la sua civica non è quantificabile. Quindi su un elettorato attivo superiore alle 75.000 persone Forza Italia ottiene meno di 1000 voti di simbolo complessivi, i voti delle liste sono circa 600, risultando l’ultimo partito del Centrodestra, chiaramente con un distacco così pesante che nella situazione migliore è stato di 1 a 6, sotto anche alle civiche…” La disamina, feroce e polemica, è dell’avv. Massimo Grasso, componente del Coordinamento Forza Italia Provincia di Roma.

“Per ultima – scrive Massimo Grasso in un comunicato -, ma al di fuori dello schema, Colleferro il 5% (600 voti), in quanto frutto solo ed esclusivamente del lavoro di Mario Cacciotti, stoico nel portare avanti la sua azione politica nonostante il fuoco amico. La provincia di Roma in questa tornata elettorale risultata la miglior perdente a livello nazionale. In nessuna altra provincia italiana un risultato così vicino allo zero”.

Dopo l’analisi, l’attacco politico. “Questa – scrive Grasso – è la sintesi dell’operato del Coordinatore Provinciale Alessandro Battilocchio dopo due anni di mandato. L’area dei Castelli Romani devastata, con un Coordinatore Provinciale e una Deputata di Collegio, Maria Spena, che ritengo politicamente inadeguati al ruolo, in un territorio che non conoscono.

Forza Italia – prosegue Grasso –  ha una diminuzione nei consensi a livello Nazionale, ma la Provincia di Roma ha avuto una flessione pari al doppio del dato Nazionale. Emorragia che si può fermare solo tramite azioni forti e concrete da parte della dirigenza Nazionale e da assunzioni di responsabilità da parte dei dirigenti che hanno sbagliato, come nel caso del risultato elettorale in Provincia di Roma; azioni forti, come la mozione di sfiducia presentata nei confronti del coordinatore Provinciale di Roma Alessandro Battilocchio. Azioni concrete da subito – spiega Grasso – in previsione delle tornate elettorali dei prossimi anni dove Forza Italia, seguendo questo trend, rischierebbe di risultare non pervenuta”.

Infine la polemica sull’organizzazione interna del partito: “Continui selfie, comparsate in conviviali, messaggi positivi in contesti successivamente risultati drammatici dal punto di vista elettorale sono le linee scelte come forma dell’azione politica sul territorio”.

Sotto i riflettori anche la mancata convocazione del Coordinamento Provinciale, “non convocato una sola volta – afferma Grasso – per discutere della tornata elettorale. Non è solo una mancanza di democrazia e di rispetto, ma chi ha in mano il Coordinamento ha contravvenuto e tuttora contravviene a tutte le regole statutarie in merito allo stesso.

“Infine – conclude Grasso – , un quesito: quanti Consiglieri Comunali ha eletto Forza Italia in questa tornata elettorale? L’appello è che il Partito faccia un’analisi sulla gestione-Battilocchio anche degli altri Comuni della Provincia di Roma, dove il malcontento lievita come dimostrato dalle numerose dimissioni di componenti del Coordinamento Provinciale, dalle numerose lamentele, dai passaggi nei Gruppi Misti Consiliari di militanti storici.

Spero vivamente che la dirigenza nazionale del mio partito percepisca questa analisi come costruttiva dimostrandolo con un segnale forte di discontinuità, con azioni concrete che accertino che è attenta ai segnali che provengono dal territorio, con provvedimenti che diano una speranza sul futuro ai nostri eroici militanti, con procedure conseguenti alla mia mozione di sfiducia evitando di vanificare quel processo democratico che è un Congresso, a prescindere se il risultato sia stato o meno meritato o probatorio dei numeri e dei valori”.