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Tirrito: “Lo Stato riconosca ai bambini mai nati la dignità di persone”

Il blocco 108 del cimitero Flaminio, la morte e le croci col nome delle madri: un dolore che si rinnova

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Roma – “Il blocco 108 del cimitero Flaminio di Roma è quel luogo dove vengono sepolti i feti che superano i 6 mesi di gestazione. Esseri umani che l’ospedale registra come morti, ma che nessuno considera come persone”. A parlare è Maricetta Tirrito, presidente del Laboratorio Una Donna.

“Sulle croci del cimitero, infatti, – prosegue Tirrito – c’è scritto il nome della madre. In spregio a qualunque senso di umanità, la donna “firma” con il suo nome quello che ha già dolorosamente vissuto come un fallimento. La gestazione non portata a termine è un trauma, entrare in un cimitero e vedere il proprio nome su una croce è un altro. Sapere che in quella tomba c’è un figlio mai nato eppure amato per mesi, coccolato nel grembo materno con la speranza, drammaticamente delusa, di una vita che nasce, un figlio che non solo non ha avuto la fortuna di nascere ma al quale viene negato persino il diritto di esistere, visto che non è possibile dargli un nome.

Come mamma e come donna che non vuole vedere anzitempo il proprio nome su una croce di un cimitero, affermo con forza che questa stortura va sanata, regolamentata con una legge che dia dignità ai nascituri.

E che preservi, peraltro, il diritto alla donna a dare il proprio consenso prima di vedere il proprio nome inciso su una croce. La donna va protetta, ma ancora una volta si è perso l’occasione di farlo. Per questo – conclude – mi auguro che il Parlamento detti delle regole certe su un argomento che oscilla tra la vita e la morte, tra la dignità dell’esistere e il dramma dell’oblio. Temi delicatissimi e al contempo fondamentali per una società che voglia fregiarsi del titolo di ‘civile'”.

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