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Aranova, dubbi sulla dicitura del certificato-covid: a scuola intervengono i carabinieri

La scritta "non rilevato" al posto di "negativo" sul certificato crea dei dubbi. E la bambina viene rimandata a casa. Poi...

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Fiumicino – E’ stata una mattinata frenetica alla scuola elementare di Aranova, tutto a causa dell’interpretazione di un certificato relativo un tampone covid. E alla fine c’è voluto l’intervento dei carabinieri per permettere a una bambina di entrare in classe.

E’ una storia figlia della confusione del momento, della paura che attanaglia il personale docente in questo periodo di approccio scolastico nell’era del coronavirus; un timore di sbagliare che “contagia” anche le scelte fatte nei singoli plessi. Non solo a Fiumicino, ma in tutto il Paese.

Fatto sta che stamattina una bambina con relativo certificato dell’ospedale Forlanini di non positività al covid-19 è stato oggetto di un’aspra diatriba che ha portato alla fine all’intervento dei militari dell’Arma. Per ora – va detto – non è scattata ancora la denuncia di parte, ma ci sono tre mesi di tempo…

I fatti

Dopo varie vicissitudini, la direzione scolastica ha deciso che oggi avrebbero potuto avere accesso all’Istituto solo gli alunni con certificato cartaceo di negatività post tampone . Entrava in classe, dunque, solo chi aveva il tampone negativo; l’alunno lo doveva consegnare al maestro di turno che lo avrebbe verificato insieme alla docente referente Covid.

Accade che la quasi totalità dei bambini entrati, sul certificato avesse la dicitura “negativo”, tranne una, che avendo fatto il test al Forlanini e non nelle strutture della Asl Rm3, aveva scritto in calce al documento “non rilevato”.

Questa differenza ha creato dubbi nel personale scolastico, tanto da chiamare i genitori per riprendere la bambina e portarla fuori dalla scuola. A nulla sono valse le spiegazioni che “non rilevato” voleva dire che dalle analisi fatte non c’era alcun elemento patogeno in circolazione. La referente Covid è stata irremovibile.

Dalla presidenza, contattata telefonicamente e non di persona, è arrivato l’input di farsi fare un ulteriore certificato dalla pediatra, per confermare che quella dicitura fosse effettivamente l’equivalente di “negativo”. Ma anche questo certificato, fatto fare nella stessa mattinata dalla mamma dell’alunna, non ha sortito l’effetto sperato: porte chiuse e niente ingresso a scuola.

E’ stato allora che i genitori della piccola si sono rivolti ai carabinieri che, certificato alla mano e in compagnia della famigliola, sono riusciti ad avere un colloquio con la preside. A quel punto la situazione si è sbloccata: la piccola è potuta entrare in classe e il certificato con la scritta “non rilevato” ha mostrato tutta la sua efficacia, con tanto di scuse della preside e di spiegazione sull’incomprensione.

“Resta il fatto – raccontano a ilfaroonline.it i genitori della bambina – che abbiamo perso un giorno di lavoro ciascuno noi adulti, e un giorno di lezione nostra figlia. Tutto per un’impuntatura su una dicitura che non era uguale alle altre”.

Evidente l’amarezza dei genitori, ma altrettanto evidente lo stato di paura nel quale lavorano i docenti. Regole che dovrebbero servire a proteggere la comunità si trasformano, per via di interpretazioni diverse, in ennesimi lacci burocratici e problemi per le famiglie. Servirebbe una maggiore elasticità in chi controlla, e forse una maggiore uniformità nei referti riguardanti il Covid. Un caso, questo di Aranova, che deve far riflettere, a livello locale e nazionale.

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