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Il World Food Programme vince il Premio Nobel per la Pace 2020

9 ottobre 2020 | 12:24
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Il World Food Programme vince il Premio Nobel per la Pace 2020

L’agenzia Onu con sede a Roma: “Questo ricorda in maniera potente al mondo che pace e zero fame vanno di pari passo”

Il Comitato norvegese dei Nobel ha conferito il premio Nobel per la Pace al World Food Programme (Wfp), agenzia Onu con sede a Roma, per essere “una forza efficace nella lotta alla fame”, sottolineando il ruolo che sta avendo anche in questo momento di aumentate sfide a causa dell’epidemia di Covid-19.

BREAKING NEWS:
The Norwegian Nobel Committee has decided to award the 2020 Nobel Peace Prize to the World Food Programme (WFP).#NobelPrize#NobelPeacePrizepic.twitter.com/fjnKfXjE3E

— The Nobel Prize (@NobelPrize) October 9, 2020

“Per i suoi sforzi nel combattere la fame, i suoi contribuiti per migliorare le condizioni per la pace nelle zone di conflitto e per agire come una forza che impedisce l’uso della fame come arma nelle guerre e nei conflitti”, si legge nella motivazione del riconoscimento, che continua: “La pandemia di coronavirus ha contribuito ad un forte aumento del numero delle vittime della fame nel mondo. Fino a quando non si avrà un vaccino, il miglior vaccino contro il caos è garantire che ci sia cibo”. Il comitato norvegese dei Nobel ribadisce che il la decisione di premiare il World Food Programme è indipendente dalla situazione determinata dal Covid ma che questa rende “più urgente la lotta alla fame”.

“In Paesi come lo Yemen, la repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso, la combinazione di conflitti volenti e pandemia ha portato ad un drammatico aumento del numero delle persone che rischiano di morire di fame”, si legge ancora nella motivazione, che sottolinea come la “pandemia di coronavirus ha contribuito ad un forte aumento delle numero delle vittime della fame nel mondo”.

“Di fronte alla pandemia il Wfp ha dimostrato una straordinaria capacità di intensificare i propri sforzi – continua la motivazione – come ha dichiarato la stessa organizzazione, ‘fino a quando non avremo un vaccino medico, il cibo è il miglior vaccino contro il caos”.

E ancora: “Il legame tra fame e conflitti armati è un circolo vizioso: la guerra ed i conflitti possono provocare insicurezza e fame, così come la fame e l’insicurezza alimentare possono provocare l’esplosione di conflitti latenti ed innescare la violenza. Noi non centreremo mai l’obiettivo di zero affamati a meno che non mettiamo fine alle guerre ed ai conflitti”, conclude il Comitato.

Con il premio Nobel al Wfp, il Comitato norvegese intende lanciare un “appello alla comunità internazionale affinché non sottragga finanziamenti” a queste e altre agenzie che si occupano di lotta alla fame, ha spiegato rispondendo alle domande di giornalisti Berit Reiss-Andersen, a capo del Comitato.

“Il mondo rischia di affrontare una crisi alimentare di proporzioni inimmaginabili se il World Food Programme e le altre organizzazioni che si occupano di sicurezza alimentari non ricevono il sostegno finanziario che hanno chiesto, si legge nella motivazione del premio.

“Questo per noi è un obbligo per tutti gli stati del mondo ad assicurare che le persone non muoiano di fame – ha detto ancora nella conferenza stampa da Oslo – il coronavirus e gli altri problemi suscitati dalla pandemia hanno definitivamente rafforzato le ragioni del premio”.

“La pandemia ha mostrato come la cooperazione multilaterale sia assolutamente necessaria per affrontare le sfide globali”, ha detto ancora, lanciando l’allarme sul fatto che “il multilateralismo sembra aver perso rispetto in questi tempi”. “Il Wfp svolge un ruolo cruciale nella cooperazione multilaterale nel rende la sicurezza alimentare uno strumento di pace ed ha portato un grande contributo a mobilizzare gli stati membri contro l’uso della fame come strumento di guerra e conflitti”, ha concluso.

“Zero fame e pace vanno di pari passo”

“Sentiti ringraziamenti al Comitato dei Nobel per aver onorato il Wfp con il premio per la pace. Questo ricorda in maniera potente al mondo che pace e zero fame vanno di pari passo”. Così in un tweet il Programma alimentare mondiale, mentre un suo portavoce, Tomson Phiri, ha parlato di “momento di orgoglio” per l’agenzia delle Nazioni Unite con sede a Roma.

“Siamo scesi in campo – ha sottolineato, in un riferimento all’impegno degli ultimi mesi contro il coronavirus – Ad un certo punto siamo stati la più grande compagnia aerea del mondo, quando la maggior parte se non tutte le linee aeree erano a terra”.

WFP is deeply humbled to receive the 2020 #NobelPeacePrize.

This is in recognition of the work of WFP staff who put their lives on the line every day to bring food and assistance to more than 100 million hungry children, women and men across the world. pic.twitter.com/cjHOtqLcLk

— World Food Programme (@WFP) October 9, 2020

Nobel per la Pace, la favorita Greta “grande sconfitta”

Greta Thunberg è la ‘grande sconfitta’ del Premio Nobel per la Pace. Il nome dell’attivista svedese, alla vigilia, era considerato – anche dai bookmakers – tra i favoriti per il prestigioso riconoscimento. Greta sarebbe potuta diventare la seconda persona più giovane di sempre a ricevere un Nobel, dopo il riconoscimento assegnato alla pachistana Malala Yousafzai nel 2014, per aver promosso il diritto dei bambini all’istruzione.

La stessa 17enne svedese, nominata anche l’anno scorso per aver ispirato un movimento globale di sensibilizzazione sul cambiamento climatico, non sembrava credere più di tanto al Nobel. In un’intervista al giornale di Stoccolma ‘Aftonbladet’ aveva definito “molto improbabile” una vittoria degli attivisti del clima e del movimento Fridays for Future.

Secondo Thunberg, c’erano “molti” candidati meritevoli, ma ha scelto di non citarne neanche uno perché, ha spiegato, i media avrebbero usato le sue parole “per i titoli e per generare clic”. La 17enne, interpellata da ‘Aftonbladet’ mentre come ogni venerdì si univa ad altri giovani attivisti davanti al parlamento svedese per chiedere un’azione sul clima, ha sottolineato che non avrebbe seguito la cerimonia a Oslo. (fonte Adnkronos)