“Spesso anteponiamo i nostri interessi a Dio ma lui non si arrende e continua a chiamarci”

11 ottobre 2020 | 13:07
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“Spesso anteponiamo i nostri interessi a Dio ma lui non si arrende e continua a chiamarci”

Il Pontefice: “La Chiesa è chiamata a raggiungere i crocicchi odierni, cioè le periferie geografiche ed esistenziali dell’umanità, quelle situazioni in cui si trovano accampati e vivono brandelli di umanità senza speranza”

Città del Vaticano – “Tante volte anche noi anteponiamo i nostri interessi e le cose materiali al Signore che ci chiama a una festa”. Ma il nostro è un Dio “testardo” che continua a chiamare: “quando è rifiutato, invece di arrendersi, rilancia e invita a chiamare tutti quelli che si trovano ai crocicchi delle strade, senza escludere nessuno” perché “nessuno è escluso dalla casa di Dio”. E su modello di Dio, anche la Chiese deve agire in egual modo.

Lo ribadisce Papa Francesco, affacciandosi in una piazza San Pietro sferzata dal vento e dalla pioggia, durante il tradizionale Angelus domenicale. Il Pontefice si sofferma sul termine originale che utilizza l’evangelista Matteo, “crocicchi”, una parola che “fa riferimento ai limiti delle strade, ossia quei punti in cui le strade di città terminano e iniziano i sentieri che conducono alla zona di campagna, fuori dall’abitato, dove la vita è precaria”.

Dio, infatti, chiama tutti “buoni e cattivi”. “No, io sono cattivo, ne ho fatte tante …”. Ma “Dio non ha paura della nostra anima ferita da tante cattiverie, perché ci ama, ci invita. E la Chiesa è chiamata a raggiungere i crocicchi odierni, cioè le periferie geografiche ed esistenziali dell’umanità, quei luoghi ai margini, quelle situazioni in cui si trovano accampati e vivono brandelli di umanità senza speranza”, sottolinea il Papa.

“Si tratta di non adagiarsi sui comodi e abituali modi di evangelizzazione e di testimonianza della carità, ma di aprire le porte del nostro cuore e delle nostre comunità a tutti, perché il Vangelo non è riservato a pochi eletti. Anche quanti stanno ai margini, perfino coloro che sono respinti e disprezzati dalla società, sono considerati da Dio degni del suo amore”, ammonisce.

Bergoglio racconta poi la telefonata fatta poche ore prima a un anziano prete italiano, missionario dalla gioventù in Brasile, “che ha sempre lavorato con gli esclusi, con i poveri. E vive quella vecchiaia in pace: ha bruciato la sua vita con i poveri. Questa è la nostra Madre Chiesa, questo è il messaggero di Dio che va agli incroci dei cammini”.

“Tuttavia, il Signore pone una condizione: indossare l’abito nuziale”. Rifacendosi alla parabola del banchetto nuziale, dell’odierna pagina evangelica (cfr Mt 22,1-14), il Papa fa notare cosa succede quando “la sala è piena, arriva il re e saluta gli invitati dell’ultima ora, ma vede uno di loro senza l’abito nuziale, quella specie di mantellina che all’entrata ciascun invitato riceveva in dono”.

“La gente andava come era vestita, come poteva essere vestita, non indossava abiti di gala. Ma all’entrata veniva loro data una specie di mantellina, un regalo. Quel tale, avendo rifiutato il dono gratuito, si è autoescluso: così il re non può fare altro che gettarlo fuori. Quest’uomo – spiega Francesco – ha accolto l’invito, ma poi ha deciso che esso non significava nulla per lui: era una persona autosufficiente, non aveva alcun desiderio di cambiare o di lasciare che il Signore lo cambiasse”.

Quell’abito altro non è che “la misericordia che Dio ci dona gratuitamente, cioè la grazia. Senza grazia non si può fare un passo avanti nella vita cristiana. Tutto è grazia. Non basta accettare l’invito a seguire il Signore, occorre essere disponibili a un cammino di conversione, che cambia il cuore. L’abito della misericordia, che Dio ci offre incessantemente, è un dono gratuito del suo amore, è proprio la grazia. E richiede di essere accolto con stupore e con gioia”, conclude.

Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va alle popolazioni colpite dagli incendi che stanno devastando la costa occidentale degli Stati Uniti, particolarmente alla California, le regioni centrali del Sudamerica, la zona del Pantanal, del Paraguay, le rive del fiume Paraná, l’Argentina: “Molti incendi sono causati dalla persistente siccità, ma non mancano quelli provocati dall’uomo. Il Signore sostenga quanti stanno soffrendo le conseguenze di queste catastrofi e ci renda attenti a preservare la creazione”.

Francesco prega poi per l’Armenia e Azerbaigian, dove è stato violato il cessate il fuoco per motivi umanitari: “Nonostante la tregua si dimostri troppo fragile, incoraggio a riprenderla ed esprimo partecipazione al dolore per la perdita di vite umane, per le sofferenze patite, nonché per la distruzione di abitazioni e luoghi di culto. Prego e invito a pregare per le vittime e per tutti coloro la cui vita è in pericolo”.

Poi, un pensiero per Carlo Acutis, “ragazzo quindicenne, innamorato dell’Eucaristia”, beatificato ieri ad Assisi (leggi qui): “La sua testimonianza indica ai giovani di oggi che la vera felicità si trova mettendo Dio al primo posto e servendoLo nei fratelli, specialmente gli ultimi. Un applauso al nuovo giovane Beato!”.

Infine, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

(Il Faro online) 
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