Roma, documenti falsi in cambio di assunzioni in Rsa: in manette vigili e politici

13 ottobre 2020 | 11:31
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Roma, documenti falsi in cambio di assunzioni in Rsa: in manette vigili e politici

Un funzionario della Polizia Locale e un funzionario Amministrativo di Roma avrebbero garantito un esito “veloce” della pratica in cambio di assunzioni nella stessa Rsa

Roma – Cinque persone sono state arrestate questa mattina dalla Polizia Locale di Roma Capitale e dai Carabinieri di Roma Piazza Dante. Le indagini hanno consentito di accertare che un consulente d’azienda, dovendo procedere alla ristrutturazione e all’ampliamento di una struttura sanitaria con Residenza Sanitaria Assistenziale, al fine di aggirare il normale iter burocratico amministrativo si avvaleva, per il tramite di due esponenti della politica locale, di pubblici ufficiali, incaricati di costruire documentazione che consentisse il buon esito della pratica.

In particolare, secondo quanto ricostruito, un Funzionario di Polizia Locale e un Funzionario Amministrativo operanti nell’ambito di un Municipio capitolino, garantirono l’emanazione di una Determinazione Dirigenziale, propedeutica alla definitiva autorizzazione di ampliamento da parte della Regione Lazio, che dissimulasse il reale stato dei luoghi della clinica e dei lavori da eseguire.

In cambio dei favori resi, il referente della clinica avrebbe garantito a politici e pubblici ufficiali l’assunzione di personale all’interno della struttura sanitaria. Inoltre, il Funzionario di Polizia Locale chiedeva per sé ai due politici il ruolo di Comandante di polizia locale presso un comune dell’area metropolitana.

Nel corso dell’attività, sono state eseguite anche perquisizioni domiciliari e presso i luoghi di lavoro dei destinatari dei provvedimenti e di altre persone a vario titolo coinvolte nelle condotte illecite. La documentazione sequestrata è stata posta al vaglio dell’Autorità Giudiziaria.

Le indagini sono scaturite da alcune denunce rese da cittadini di nazionalità cinese circa comportamenti concussivi posti in essere dai pubblici ufficiali indagati.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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