IL FATTO

I classici “sono razzisti”: Disney+ si autodenuncia e bolla i film

19 ottobre 2020 | 17:23
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I classici “sono razzisti”: Disney+ si autodenuncia e bolla i film

La nuova formula di Disney+ è stata imitata da altre piattaforme come Hbo Max, che ha aggiunto una spiegazione del “contesto storico” ad alcuni suoi film

Los Angeles – Disney+ si autodenuncia e inserisce  un nuovo avvertimento all’inizio dei suoi classici dell’animazione sui contenuti stereotipati e razzisti, che molte pellicole classiche possono contenere.

Sono molti i  film, che hanno colorato l’infanzia di intere generazioni, ad essere stati bollati, come “offensivi”, come “Dumbo” (1941), “Peter Pan” (1953), “Il libro della giungla”(1967) ma anche “Fantasia” (1940), “Gli Aristogatti” (1970) e Lilli e il Vagabondo (1955).

I motivi sono i più disparati: ne “Gli Arigostatti”, ad esempio, un gatto è raffigurato come una caricatura razzista dei popoli dell’Asia orientale con tratti stereotipati esagerati come occhi obliqui e denti da coniglio. Canta in un inglese poco accentato, doppiato da un attore bianco e suona il piano con le bacchette. Questa rappresentazione rafforza lo stereotipo dello straniero perenne. In “Dumbo”, invece, i corvi i personaggi dei corvi sono una sorta di omaggio ai ministrel show, spettacoli in cui attori bianchi con il volto dipinto di nero impersonavano delle versioni caricaturali degli schiavi neri.

Da qui la presa di distanze della casa di produzione: “Questo programma include rappresentazioni negative e/o trattamenti sbagliati nei confronti di persone e culture. Questi stereotipi erano errati allora e lo sono oggi”, si legge nella frase che appare per dieci secondi prima dell’inizio dei film sulla piattaforma in streaming Disney+.

Piuttosto che rimuovere questo contenuto – recita ancora l’avvertimento – vogliamo riconoscere il suo impatto dannoso, imparare da esso e stimolare un dialogo per creare un futuro più inclusivo. La Disney si impegna a creare storie con temi stimolanti che riflettano la ricca diversità dell’esperienza umana in tutto il mondo”.

In precedenza appariva già un avvertimento che recitava: “Questo programma viene trasmesso così come è stato creato e può contenere rappresentazioni culturali obsolete”. Ma Disney non si è limitato solo a denunciare, infatti ha adibito “Stories Matter”, un sito riparatorio a scopo informativo, dove identifica gli stereotipi, li spiega e li sfata (leggi qui).

“Le storie modellano il modo in cui vediamo noi stessi e tutti quelli che ci circondano – si legge sul sito -. Quindi, come narratori, abbiamo il potere e la responsabilità non solo di elevare e ispirare, ma anche di difendere consapevolmente, intenzionalmente e incessantemente lo spettro di voci e prospettive nel nostro mondo”.

La formula scelta da Disney nella sua nuova piattaforma di streaming è stata imitata da altre piattaforme come Hbo Max, che ha aggiunto una spiegazione del “contesto storico” a “Via col vento” (leggi qui) dopo avere rimosso temporaneamente il film dallo streaming.

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