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16 ottobre 1943, il liceo “Enriques” di Ostia commemora il rastrellamento degli Ebrei di Roma

24 ottobre 2020 | 10:26
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16 ottobre 1943, il liceo “Enriques” di Ostia commemora il rastrellamento degli Ebrei di Roma
16 ottobre 1943, il liceo “Enriques” di Ostia commemora il rastrellamento degli Ebrei di Roma
16 ottobre 1943, il liceo “Enriques” di Ostia commemora il rastrellamento degli Ebrei di Roma
16 ottobre 1943, il liceo “Enriques” di Ostia commemora il rastrellamento degli Ebrei di Roma

Al liceo, piattaforme digitali usate per promuovere cultura e la presenza d’eccezione di Lello Dell’Ariccia, prezioso testimone della deportazione

Ostia – Nel giorno della Commemorazione del rastrellamento degli Ebrei di Roma, avvenuto il 16 ottobre del 1943, è stata organizzata una conferenza presso l’aula magna della succursale del liceo ad Acilia, relatore Lello Dell’Ariccia, prezioso testimone della deportazione degli Ebrei di Roma e oggi Presidente dell’associazione “Progetto Memoria” che si occupa, assieme al Centro di Cultura Ebraica di Roma, di fare opera di sensibilizzazione sociale e culturale. “Una bella sfida quella che in tempi di pandemia è stata intrapresa al liceo Enriques”, commenta la prof. ssa Gaetana Allegretti, referente del Progetto Memoria del Liceo scientifico e linguistico F. Enriques.

La mattina del 16 di ottobre, in aula magna ad Acilia, erano presenti (opportunamente distanziati) gli allievi di quattro classi della succursale, mentre da remoto erano collegati quelli del liceo scientifico e linguistico “Enriques” di Ostia e di Acilia. Prodigi della tecnologia che, seppur con qualche difficoltà iniziale, ha permesso di raggiungere talmente tanti alunni che l’aula magna non avrebbe mai potuto contenere.

Il Dirigente scolastico Antonio Palcich ha presentato l’eccezionale testimone che alla veneranda età di ottantatré anni ha voluto essere presente, sfidando qualsiasi paura di contrarre il Covid, pur di portare in questa ricorrenza la sua testimonianza su un evento così tragico non solo per la comunità ebraica, ma per tutti i romani e l’Italia intera. Dopo un dettagliato excursus storico, Dell’Ariccia ha proseguito più dettagliatamente a partire dall’Unità d’Italia con l’abolizione dei ghetti fino all’esame del documento sulle Leggi razziali del ‘38 (proiettato sullo schermo), soffermandosi sui nomi di intellettuali, politici e giornalisti che lo sottoscrissero e che hanno continuato ad avere grande importanza nel dopoguerra.

Da subito Dell’Ariccia stupisce per la sua voce cristallina, la sua energia nel conferire, la lucidità nel ricordare episodi storici in modo dettagliato e al tempo stesso connotandoli con aneddoti relativi al suo vissuto. Ma la parte più toccante è quando parla della sua infanzia, della comunità ebraica di Roma che nel ’43 stentava a credere alle tragiche notizie che arrivavano d’oltralpe, sentendosi rassicurata dalla presenza del papa e maggiormente dal tentativo del generale Kappler di evitare il rastrellamento degli ebrei di Roma in cambio di cinquanta chili d’oro.

Talora il racconto di Dell’Ariccia si colorisce di aneddoti di grande potenza emotiva, di racconti che sottolineano la grande umanità di alcuni personaggi ed al contempo la ferocia di altri. Toccante l’episodio di una venditrice di caldarroste, non ebrea: alla vista della triste questua destinata al generale Kappler, si tolse dal collo la sottile collanina d’oro e la donò in segno di solidarietà.

Dell’Ariccia racconta che nella sua famiglia solo i suoi genitori avevano dato credito alle parole di uno zio, molto informato su ciò che stava avvenendo agli ebrei nell’Est europeo, infatti si trasferirono in un’altra casa e fu questa la loro salvezza.

La mattina del 16 ottobre del ’43, da via del Casaletto, dove allora vivevano, la sua mamma decise che sarebbero andati a portare alla nonna delle uova e un po’ d’olio. Giunti dopo ore di cammino a destinazione, una donna afferrò per il braccio la mamma e le disse che i tedeschi avevano già portato via la nonna con una nipotina di sei anni e lo zio che viveva con loro. A questo punto sullo schermo appare l’immagine di un foglietto: era stato scritto dallo zio, lasciato cadere per strada e ritrovato da alcuni passanti, in cui lo zio rassicurava che stava bene. Questo foglietto è stata l’ultima testimonianza diretta dallo zio alla famiglia, prima di essere caricato sui vagoni merci alla stazione Tiburtina e trasportato al campo di concentramento di Auschwitz. Quindi Dell’Ariccia continua a riferire del suo peregrinare per Roma in clandestinità, spesso accolto in conventi di suore. Una famiglia amica, non ebrea, gli aveva fornito dei documenti falsi e qui la voce del testimone si spezza, gli occhi si velano di lacrime e, dopo una pausa, spiega commosso come quella amicizia ancora oggi continua.

Concluso il discorso, si accavallano gli interventi degli studenti sia presenti che distanti. Uno chiede quanto la fede nella religione sia stata di sostegno nei momenti più bui, e dell’Ariccia inaspettatamente rivela di non essere affatto credente, di sentirsi cittadino del mondo e di non credere alla distinzione tra le razze. Una ragazza gli ha chiesto cosa possano fare i giovani nel loro piccolo. Dell’Ariccia risponde con Gramsci: “Studiare!”; poi ha aggiunto “Siate cittadini attivi, andate a votare e, se non vi piace alcun partito, fondatelo!” Così si è conclusa questa commovente conferenza tenuta da un testimone che ha vissuto in prima persona i momenti tragici finali del Secondo Conflitto Mondiale. “Sono state le parole giuste che i ragazzi si aspettavano in un momento difficile come questo; – commenta una professoressa di Acilia –  è stata data loro una bella opportunità di crescita personale e culturale”.

Molto soddisfatte anche le referenti del “Progetto Memoria” del Liceo “Enriques”, le professoresse Gaetana Allegretti e Stefania Nardone, che hanno svolto il lavoro di organizzazione dell’evento. “Non è stato affatto semplice, – affermano le professoresse – perché in tempi di Covid ci si è dovuti attrezzare opportunamente, fare i conti con la rete, usufruire di piattaforme fino ad ora ai più sconosciute; ma a volte questa tecnologia, tanto vilipesa da alcuni perché effettivamente priva la scuola di quella dimensione così importante di socialità, riesce a fare prodigi come nella conferenza del 16 ottobre scorso in cui ha unito centinaia di alunni che, nonostante la distanza, hanno potuto partecipare ed assistere  ad una straordinaria testimonianza.
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