Finanze vaticane, la Procura di Milano dice “no” alla scarcerazione di Marogna

28 ottobre 2020 | 13:20
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Finanze vaticane, la Procura di Milano dice “no” alla scarcerazione di Marogna

Marogna aveva chiesto una misura meno afflittiva, in attesa che si completi l’invio delle carte da Roma a Milano, per poi passare al procedimento sull’estradizione vera e propria

Milano – La sostituta procuratrice generale di Milano, Laura Gay, ha dato parere contrario alla scarcerazione di Cecilia Marogna, la manager coinvolta nell’indagine vaticana sul cardinale Angelo Becciu. Questa mattina, nell’aula della quinta sezione penale della Corte d’appello di Milano, si è svolta l’udienza in cui era previsto che l’accusa esprimesse un parere sull’opportunità di revocare la misura cautelare a carico della 39enne cagliaritana, arrestata dalla guardia di finanza milanese su richiesta delle autorità giudiziarie pontificie.

Secondo quanto appreso, però, la pg – chiamata a esprimersi sia in forma scritta sia a intervenire in aula – ha dato parere negativo. Marogna aveva chiesto una misura meno afflittiva, in attesa che si completi l’invio delle carte da Roma a Milano, per poi passare al procedimento sull’estradizione vera e propria. Questa mattina la manager era presente in aula e al termine dell’udienza è stata portata via da una porta laterale.

La 39enne cagliaritana era stata accusata di peculato e appropriazione indebita nell’ambito dell’indagine sul cardinale Angelo Becciu, indagato per aver distratto parte dei fondi dell’obolo di San Pietro per investimenti personali. In base alla ricostruzione della procura d’Oltre Tevere, anche la consigliera del porporato aveva utilizzato per fini personali circa 500 mila euro di fondi, che le erano stati assegnati per attività istituzionali, anche per l’acquisto di borse firmate da donare a mogli di diplomatici. A chiedere il fermo agli uomini delle fiamme gialle milanesi erano stati proprio gli inquirenti dello Stato Pontificio.

Il 13 ottobre scorso Marogna è stata prelevata dall’abitazione del centro di Milano, dove viveva col compagno. Una volta convalidata la misura cautelare, Marogna è stata portata nel carcere di San Vittore, ma ha chiesto – seguita dai legali dello studio Massimo Di Noia – di essere scarcerata ovvero la revoca o attenuazione della misura cautelare. Nell’udienza di oggi era previsto che la sostituta pg desse un parere sulla scarcerazione e che i difensori parlassero davanti alla Corte.

Era anche possibile che la stessa Marogna rendesse dichiarazioni spontanee, ma non si è saputo se l’ha fatto, perché l’udienza si è tenuta a porte chiuse. Il collegio della quinta penale d’Appello, presieduto dal giudice Franco Matacchioni è entrato in riserva e la decisione è attesa in 5 giorni. Se la Corte deciderà di estradare e, dunque, di consegnare la fermata al ministero di Giustizia per poi fare in modo che si presenti davanti alle autorità vaticane, è comunque prevista un’ulteriore garanzia: la pronuncia dell’Appello milanese potrà essere impugnata davanti alla Cassazione. Secondo quanto appreso, per espletare tutti i passaggi, potrebbero essere necessarie settimane o più probabilmente mesi.

Pericolo di fuga

C’è il concreto pericolo di fuga ed è per questo che la procura generale di Milano ha dato parere negativo alla scarcerazione di Cecilia Marogna, la manager legata al cardinale Angelo Becciu, finita nell’indagine sulla distrazione dei fondi dell’obolo di San Pietro. La 39enne cagliaritana è stata fermata nel capoluogo lombardo a metà ottobre, su mandato delle autorità giudiziaria pontificie, con l’accusa di peculato. Proprio su questo reato si fondava la richiesta di estradizione, che, però, entrerà in un fascicolo separato rispetto a quello sulla misura cautelare, discussa stamattina nell’aula della quinta penale della Corte d’Appello.

La difesa di Marogna: “Non può essere estradata”

Cecilia Marogna, la manager 39enne coinvolta nell’indagine vaticana sul cardinale Angelo Becciu, non può essere estradata. È l’opinione del suo difensore Fabio Federico, dello studio Dinoia di Milano. “Non esiste la base legale per un’estradizione dall’Italia verso il Vaticano”, spiega l’avvocato, anche perché “c’è un accordo che prevede solo l’estradizione da Vaticano a Italia, ma non il contrario”.

Il riferimento giuridico è all’articolo 22 dei Patti Lateranensi, che regolano i rapporti tra la Repubblica Italiana e lo Stato pontificio. A detta del legale, inoltre, non sussistono le basi per tenere la consulente cagliaritana in carcere: prima di tutto perché “non esiste il pericolo di fuga: è stata arrestata sotto casa, dunque non intendeva fuggire”. Inoltre, perché “una persona che non può essere poi estradata, non può nemmeno essere arrestata”. Infine, da Oltretevere a Milano non sarebbero ancora arrivati «gli atti di indagine nè il mandato di cattura”. (fonte Agi)

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