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Fondi, De Filippis escluso dal Consiglio comunale: “Non ero incompatibile”

28 ottobre 2020 | 09:42
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Fondi, De Filippis escluso dal Consiglio comunale: “Non ero incompatibile”

Il presidente dell’associazione “Camminare insieme” manifesta disappunto sul comportamento tenuto dalla massima assise

Il primo consiglio di Fondi si è tenuto nell’ex chiesa di San Domenico per volere del sindaco Beniamino Maschietto. Una riunione di massima assise di insediamento del nuovo consiglio comunale “dove la maggioranza si è esibita nella sua prima sceneggiata in maniera maldestra e dove la sacralità laica dell’avvenimento che si celebrava e che affonda le sue radici nella nostra Costituzione, sulla quale il sindaco ha giurato, meritava una regia più idonea di quella effettuata dal consigliere Vincenzo Carnevale, poi vicesindaco”.

Il presidente dell’associazione “Camminare insieme”, Raniero Vincenzo De Filippis, manifesta sin da subito il suo disappunto per il comportamento tenuto dalla coalizione di maggioranza in quella sede sottolineando: “Hanno fatto più volte riferimento al voler operare con rispetto della minoranza e al perseguimento del ‘bene comune’ di cui credo non abbiano una idea precisa.

Con gli interventi e le alzate di mano a comando, i consiglieri di maggioranza hanno detto e fatto di tutto e il contrario di tutto. Questo modo arrogante di procedere è stato il filo conduttore di tutta la seduta, e si espresso in maniera più determinata in alcune circostanze. La maggioranza poi, abituata ai consigli comunali svoltisi per anni con votazioni predeterminate nella trasparente aula consiliare, hanno forse dimenticato che questa volta erano ripresi da radio e televisione, esposti all’ascolto e allo sguardo dei cittadini, dei quali in maniera spudorata hanno fatto vilipendio dell’intelligenza, della dignità e del senso civico quando, ad esempio, hanno creduto di far passare l’elezione del presidente del Consiglio, dell’ottimo avvocato Giulio Mastrobattista come un atto di democraticità verso la minoranza”.

Su quest’ultimo punto Raniero si sofferma per sostenere: ”Tutti sanno che dopo il 21 settembre Mastrobattista, da acerrimo avversario di Maschietto ha chiesto ai suoi elettori di votarlo, facendo mancare i 750 voti necessari a determinare la caduta di un sistema politico arrogante ed inefficace, e a determinare una svolta veramente democratica per un’alternanza di governo della città, certo però di guadagnarsi anch’egli un posto di rilievo nel governo cittadino. La maggioranza tramite la voce del capogruppo di Forza Italia ha avanzato il nome di Mastrobattista dicendo di voler affidare tale ruolo all’opposizione. Se così fosse stato, avrebbero dovuto lasciar decidere alla minoranza il nome del candidato presidente. In questo modo hanno potuto sostenere di poter votare anche i due vice presidenti. Tutto questo è stato un furto alla democrazia, al quale l’avvocato Mastrobattista per la sua conclamata appartenenza a percorsi politici democratici non si sarebbe dovuto prestare”.

Arrivano, a seguire, chiarimenti circa l’incompatibilità di De Filippis a dirigente della Regione Lazio e consigliere comunale in una nota a firma del presidente dell’associazione che chiarisce tutto l’iter per evidenziare come “non ci fosse incompativilità”.

“Con lettera priva di data e protocollo a firma del sindaco, notificata il 12 ottobre mi è stata comunicata l’elezione a consigliere comunale e richiesto di consegnare la dichiarazione di eventuali situazioni di incandidabiltà, inconferibilità o incompatibilità comunque entro la data del consiglio comunale, convocato poi per il 24 ottobre.

A seguire il 22 ottobre ho fatto domanda via Pec ai competenti uffici regionali di essere collocato in aspettativa non retribuita per poter assumere la carica di consigliere comunale. Aspettativa dovuta per legge e quindi da concedere obbligatoriamente. Il giorno seguente, sempre tramite Pec ho trasmesso alla segretaria generale, Anna Maciariello, la scheda nella quale ho dichiarato la incandidabilità ed ho allegata la richiesta di aspettativa non retribuita. Nello stesso giorno sono stato raggiunto da telefonata della segretaria che mi rassicurava che la legge mi concedeva 10 giorni di tempo per depositare la comunicazione di concessione dell’aspettativa da parte della Regione Lazio, e di non preoccuparmi perché non si sarebbe potuto procedere alla surroga.

Il 24 ottobre sono stato chiamato dal consigliere Vincenzo Carnevale che mi ha comunicato che le cose erano cambiate, la segretaria generale, da un approfondito studio fatto la notte, aveva scoperto che i dieci giorni non mi erano dovuti e che ci sarebbe stato agli atti un parere negativo necessario. In presiede il consiglio Vincenzo Carnevale, in apertura di seduta, ha esaminato la mia situazione di incompatibilità e rappresentato che l’aspettativa doveva essere in godimento almeno dal giorno 24 stesso.

Nel mio intervento, dopo aver rappresentato l’accaduto ho chiesto il rinvio del consiglio per attendere l’aspettativa, oppure il rinvio della discussione del suo caso e la richiesta di un parere all’Aran da parte della segretaria generale responsabile della trasparenza e comunque di votare la concessione dei 10 giorni previsti. La segretaria generale ha, però, espresso parere negativo, parere dovuto, ma non è vincolante.

Dopo ampia discussione, nella quale è emersa palesemente l’arroganza, il cinismo e la falsità dei rappresentanti della maggioranza è stata votata la mia incandidabilità e sono stato invitato dal presidente del consiglio ad allontanarmi dall’aula.

Nel prosieguo è avvenuta la surroga con il primo dei non eletti della lista ‘Camminare Insieme’ Salvatore Venditti, la cui campagna elettorale si è caratterizzata per aver avuto un ampio consenso di giovani pronti a lavorare con lui, per la città, unitamente a tutto il gruppo che rappresenta, che si contraddistingue per essere una comunità che agisce all’unisono secondo dei principi e dei valori ben chiari che gli appartengono.

Il giorno successivo al Consiglio, il 25 ottobre, ho verificato la Pec per accertarmi se ci fossero eventuali comunicazioni della Regione e poi a verificare la posta in arrivo e-mail. Solo in quel momento ho visto che il 23 ottobre era arrivata già la risposta positiva della Regione Lazio al suo collocamento in aspettativa e che documentava quindi che il giorno 24 era in aspettativa ed era quindi convalidabile la sua carica di consigliere comunale.

Il 26 ottobre mi è arrivata via e-mail la determinazione di concessione di aspettativa a decorrere dal 24.

Pertanto ora il gruppo ‘Camminare insieme’ sta valutando le decisioni da prendere alla luce degli atti della Regione Lazio che garantiscono la mia candidabilità, confermando la propria stima, fiducia e condivisione per il neo-eletto consigliere Salvatore Venditti con il quale si stanno già elaborando proposte concrete da sottoporre al vaglio del Consiglio comunale”.

Alcuni dei componenti della maggioranza, a partire dal sindaco Beniamino Maschietto, hanno avuto fino a ieri, in ambienti ed incontri pubblici parole di stima per De Filippis, per quanto fatto per la città nello svolgimento del suo ruolo istituzionale quale dirigente apicale della Regione Lazio, per non parlare dei rapporti di amicizia esistenti con alcuni di loro.

“Però nel votare sulla mia situazione i consiglieri di maggioranza privandosi di far riferimento alla propria coscienza, e alla possibilità aperta dalla segretaria generale circa il distinguo tra la necessità di esprimere un parere e la non vincolabilità dello stesso per il Consiglio comunale, hanno preferito eliminarmi in modo vergognoso ed umiliante dall’assemblea cittadina, nonostante fossi stato eletto con il consenso di 1.750 cittadini e oltre a rappresentare la voce del centro sinistra, per consolidata esperienza avrei potuto rappresentare un valore aggiunto nei processi programmatici dell’Ente per lo sviluppo socio-economico-culturale della città, che richiedono l’espressione del Consiglio comunale.

Continua a prevalere la logica che ‘chi non è con noi è contro di noi’ alla faccia delle belle parole del rispetto della diversità delle posizioni declamata da più consiglieri durante la seduta.
La violenza perpetrata nel Consiglio comunale del 24 ottobre 2020 non può essere sottaciuta, e chi ne ha la responsabilità morale e amministrativa deve assumersene le responsabilità”.