Fondi, Terracina e la “guerra” delle poltrone

28 ottobre 2020 | 18:27
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Fondi, Terracina e la “guerra” delle poltrone
Fondi, Terracina e la “guerra” delle poltrone
Fondi, Terracina e la “guerra” delle poltrone

Caos sulle nomine post- Consiglio d’insediamento. Mastrobattista lascia Fdi a Fondi, a Terracina la Lega espelle la Feudi

Fondi e Terracina – Sia a Fondi che a Terracina i Consigli d’insediamento sono sembrati, fin da subito, la diretta conseguenza di una campagna elettorale al veleno, che non ha risparmiato colpi a nessuno e che sembra non essere finita neppure con il ballottaggio e l’elezione dei rispettivi Sindaci.

In entrambe le città, non sono mancati i colpi di scena, alcuni anche last minute, stando alle voci di corridoio. Prima tra tutte, l’elezione a presidente del consiglio di Fondi di Giulio Mastrobattista, ufficialmente appartenente alla minoranza, ma che nella campagna elettorale pre-ballottaggio, contro ogni pronostico, ha ufficialmente sostenuto Beniamino Maschietto, suo acerrimo nemico fino al giorno precedente e, soprattutto, acerrimo nemico del suo partito di appartenenza: FdI.

Il caso Mastrobattista

Ed è proprio il coordinatore locale di FdI, Sonia Federici, a intervenire sulla nomina di Giulio Mastrobattista a presidente del consiglio, specificando: “Da Mastrobattista scelta personale, FdI resta in opposizione”.

E ancora: “Fratelli d’Italia non è stata coinvolta dalla maggioranza nelle proposte relative all’elezione del presidente del consiglio comunale, né era a conoscenza della disponibilità data da Giulio Mastrobattista nell’accettare il ruolo.

Vogliamo chiarire al nostro elettorato e alla città tutta che ci siamo presentati alle elezioni come alternativa all’amministrazione attuale, e nel pieno rispetto del risultato delle urne resteremo in minoranza, svolgendo un’opposizione che sia costruttiva e che costituisca un cambio di passo rispetto agli ultimi 20 anni di amministrazione della città”.

Una presa di posizione chiara, certo, ma fin da subito criticata perché “debole” nei confronti dell’avvocato Mastrobattista, che, almeno stando a quanto riferito dallo stesso partito, aveva giocato un tiro mancino col solo intento di ricevere un “premio” personale.

Eppure, alla fine, a prendere una decisione definitiva è stato proprio lui. Mastrobattista si è dimesso da FdI, inviando una lettera al coordinatore provinciale, Nicola Calandrini, che ha poi confermato che, per Mastrobattista, era già in atto la procedura di espulsione dal partito e che la sua mossa ha semplicemente anticipato i tempi, dimostrando una certa consapevolezza delle proprie scelte.

Ed è proprio con le dimissioni volontarie di Mastrobattista che si apre la prima “guerra” delle poltrone, che, dopo una campagna elettorale infinita, rischia ancor di più di minare il fragile equilibrio economico e politico della città, specialmente considerato il momento storico che stiamo vivendo, con la pandemia ancora in corso e i rischi di un nuovo lockdown generalizzato.

Una crisi, però, che, per FdI, era inevitabile. Tant’è che lo stesso Calandrini ha ammesso che FdI non tollera personalismi e non creerà un precedente, lasciando che la gente pensi di poter usare il partito per ottenere qualche poltrona di rilievo.

La Lega Terracina sul piede di guerra: espulsa dal partito la Vicepresidente del Consiglio

L’opposizione non se la passa meglio neppure a Terracina, dove, con un colpo di scena, la maggioranza ha apparentemente deciso di affidare la Vicepresidenza del Consiglio a un componente dell’opposizione (come di consuetudine) ma ignorando il nome messo sul piatto dalla stessa minoranza. Così, la consigliera Sara Norcia (indicata dal suo stesso partito, la Lega) si è vista costretta a sfidare una sua compagna di partito (Alessandra Feudi), che, alla seconda votazione le ha “rubato” la poltrona e la scena.

Inizialmente, dalla Lega avevano pensato a una macchinazione della maggioranza e lo stesso coordinatore locale del partito, Fulvio Carocci, si era detto fiducioso: la Feudi avrebbe rassegnato le sue dimissioni, dimostrando coesione e coerenza.

Tutto bene, insomma. Eppure qualcosa non è andato, al punto tale che lo stesso Carocci, insieme all’ex candidato sindaco Valentino Giuliani e ai consiglieri Sara Norcia, Luca Caringi e Massimiliano Tocci, ha dovuto fare un passo indietro e chiarire: “Come partito abbiamo atteso per oltre 72 ore le dimissioni della consigliera Alessandra Feudi dal ruolo di Vicepresidente del Consiglio Comunale, ruolo che la vede eletta su indicazione dei soli voti dei consiglieri di maggioranza in divergenza dall’indicazione del gruppo consiliare e anche del suo voto personale che indicavano un altro componente del partito.”

Un silenzio, quindi, apparentemente inspiegabile, ma, di sicuro, inaccettabile per i leghisti, tant’è che Carocci prosegue: “Non avendo ricevuto notizie certe sulla effettiva volontà di dimettersi dal ruolo, nonostante le varie interlocuzioni telefoniche avute con la consigliera, dove preannunciava ancora una volta le sue dimissioni, siamo con nostro rammarico costretti ad assumere delle scelte per tutelare il partito nella sua integrità, non potendo consentire un tale comportamento di mancanza di rispetto verso le persone che ne fanno parte. Lasciamo libera la Consigliera Feudi di approdare al gruppo misto o in altro gruppo dell’assise consiliare”.

Insomma, esattamente come la prima, anche la seconda “guerra” delle poltrone sembra avere il retrogusto amaro del veleno della campagna elettorale (ricordiamo che la Norcia, consigliere indicato dalla Lega per la nomina, aveva lasciato l’attuale maggioranza) per entrare proprio nel Carroccio) e del personalismo, considerando il peso specifico del silenzio della consigliera che, in prima battuta, aveva votato lei stessa la sua compagna di partito.

Ancora una volta, infine, una scelta che rischia di non tenere in considerazione il contesto storico mondiale, né quello locale (ricordiamo che, solo nell’ultimo periodo, Terracina è stata duramente colpita da un’ondata di maltempo prima e da una frana poi).

(Il Faro online)