il fatto

Choc a Nettuno, ubriaco picchia gli amici che lo avevano invitato a cena e li deruba: arrestato

4 novembre 2020 | 16:28
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Choc a Nettuno, ubriaco picchia gli amici che lo avevano invitato a cena e li deruba: arrestato

Il rapinatore, dopo essere stato caricato sull’auto di sevizio dall’equipaggio, ha continuato a sputare contro gli operanti e dimenarsi prendendo a testate il finestrino dell’auto militare

Nettuno – Picchia selvaggiamente il proprietario di casa e la compagna, che lo avevano invitato a cena, per poi scappare a piedi per le vie limitrofe. È accaduto a Nettuno, in via Taglio delle Cinque Miglia, intorno all’1:00 di stanotte.

L’uomo, tunisino senza fissa dimora, era stato invitato a cena da un connazionale e al termine della stessa, sotto effetto di sostanze alcoliche, ha aggredito l’amico e la sua compagna e gli ha rubato i telefoni cellulari.

La pattuglia della Compagnia di Anzio, contattata tramite centrale operativa da un vicino di casa che stava udendo le grida, è subito intervenuta sul posto rintracciando immediatamente il reo, classe 79, bloccandolo al termine di una breve colluttazione e recuperando i due telefoni che custodiva nella tasca dei pantaloni, riconsegnandoli ai legittimi proprietari.

Nella circostanza, il proprietario di casa, un tunisino con regolare permesso di soggiorno, ha riportato 30 giorni di prognosi per una frattura composta del setto nasale e della gamba sinistra. Il rapinatore, dopo essere stato caricato sull’auto di sevizio dall’equipaggio, ha continuato, nonostante ammanettato, a sputare contro gli operanti e dimenarsi prendendo a testate il finestrino dell’auto militare, danneggiandola.

Al termine della stesura degli atti nella caserma di Anzio, il tunisino, già con precedenti di polizia alle spalle, è stato arrestato per rapina, lesioni personali gravi, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento di mezzo militare, venendo tradotto presso il carcere di Rieti in attesa dell’udienza di convalida che si terrà nei prossimi giorni.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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