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Dall’uomo Cannavaro al bambino Fabio.. per Maradona: “Torno raccattapalle e ti faccio gli auguri”

Ha fatto in questo modo i suoi auguri l’ex capitano della Nazionale campione del mondo, al mito Maradona. Giovane come raccattapalle e memore di partite e di emozioni indimenticabili

Roma – Ha scelto di porgere in questo modo i suoi auguri. Tornando quel bambino che negli anni del Napoli giovanile, seguiva gli dei della Serie A da bordo campo. Era un giovane di quasi 12 anni Cannavaro, quando ogni domenica recuperava i palloni del mito Maradona, sotto gli spalti del San Paolo. Un innamorato dell’immenso Diego. Il giocoliere del calcio, il Pibe de Oro. Il mito, la leggenda, l’unicità della fantasia del pallone.

Fabio faceva il raccattapalle e la passione per il calcio è diventata una ossessione per lui in quegli anni. Sognava di giocare con la prima squadra e ammirava il grande Diego vincere scudetti e Coppa Uefa. E allora, lo scorso 30 ottobre ha svestito i panni del calciatore campione del mondo con l’Italia a Berlino nel 2006 e vincitore del Pallone d’Oro come difensore. L’unico nella storia italiana ad averlo conquistato dalle retroguardie dell’area di rigore. Un baluardo nella difesa del Napoli e dell’Italia. Eh sì. Cannavaro è arrivato in Serie A naturalmente e ha vinto scudetti, coppe e una infinità di partite, che lo hanno fatto vestire la maglia azzurra per 136 volte. E’ stato lui per primo ad alzare la Coppa del Mondo da capitano, quella sera del 9 luglio in Germania. Nel 1986 lo aveva fatto anche Maradona in Argentina, da capitano della nazione sudamericana. Un’avventura parallela tra lui e Diego probabilmente, una coincidenza che appartiene solo ai grandi miti dello sport. Cannavaro è nato nel 1973. Ha fatto parte  di quella generazione dei campioni degli anni ’70 che ha dato al calcio italiano la storia. La leggenda. Napoli, Parma, Inter e Juventus. Ma non solo. Real Madrid. Il sogno dei  sogni. La squadra più vittoriosa del mondo. E lui là a difendere la porta amica. Ma ha abbandonato tutto questo quando ha dovuto di nuovo confrontarsi con il suo Mito della gioventù e non solo, evidentemente: “Torno raccattapalle e ti faccio gli auguri”. Parole che nascono una ammirazione profonda. Da adorazione. Per il calciatore che vestiva la maglia numero 10 della squadra della sua città. Per il dio del calcio. “Maradona è meglio di Pelè” cantava un coro famosissimo da stadio. E Fabio ha avuto il suo Genio da seguire e da amare. Ed è tornato bambino per porgere i suoi auguri a Diego per il suo 60esimo compleanno.

Perché solo un bambino può comprendere il valore  di un pallone che scivola su un prato verde ed è accarezzato dalla genialità del Mito. E lui là adolescente alla fine degli anni ottanta ad ammirare Maradona. E oggi nel 2020, con la bacheca piena zeppa  di successi a ricordare. Il tempo sembra fermarsi nelle emozioni delle persone e il calcio è rimasto sospeso per un attimo, un solo attimo, alla pronuncia di quelle parole. Dell’uomo Cannavaro, ma in fondo anche il bambino Fabio con il pallone tra le mani, a riportarlo in campo, a Maradona.

(Il Faro online)