Roma, “Sono un Casamonica, vi faccio vedere come si guida” ma va a sbattere contro i cartelli stradali: arrestato

4 novembre 2020 | 14:45
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Roma, “Sono un Casamonica, vi faccio vedere come si guida” ma va a sbattere contro i cartelli stradali: arrestato

L’uomo si è avvicinato all’auto di due 18enni e dopo aver aperto lo sportello, ha cercato di trascinare fuori dall’abitacolo il proprietario alla guida

Roma – Nel corso di un normale controllo del territorio, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Trionfale hanno arrestato un romano 32enne con precedenti, con le accuse di tentato sequestro di persona, violenza privata e danneggiamento.

Mentre transitavano in via XVII Olimpiade, nel cuore del Villaggio Olimpico, i Carabinieri hanno notato l’arrestato allontanarsi velocemente da una utilitaria, coinvolta in un incidente stradale, al cui interno erano presenti due giovani.

Dopo averlo bloccato i Carabinieri hanno raggiunto l’auto e identificato anche i due occupanti, due studenti 18enni che hanno raccontato cosa era accaduto. Il 32enne si era avvicinato alla loro auto e dopo aver aperto lo sportello lato guida, aveva cercato di trascinare fuori dall’abitacolo il proprietario alla guida, tirandolo da un braccio e dicendo “spostati sono un Casamonica ora vi faccio vedere io come si guida la macchina”.

Non riuscendoci, poiché il ragazzo aveva la cintura allacciata, il 32enne gli si è seduto sopra e una volta preso dominio del mezzo ha ingranato la marcia, ha fatto diverse evoluzioni e manovre pericolose, terminando la corsa contro alcuni cartelli della segnaletica stradale. Una volta sceso dal mezzo ha cercato di scappare, prima di essere bloccato dai Carabinieri.

Portato in caserma, il 32enne che in realtà non era un Casamonica è stato trattenuto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa del rito direttissimo, con le accuse di tentato sequestro di persona, violenza privata e danneggiamento. I due giovani, con l’auto ammaccata, sono ritornati a casa, per fortuna senza riportare lesioni.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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