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Maricetta Tirrito: “Al fianco dei ristoratori nella marcia Firenze-Roma contro l’ultimo Dpcm”

La presidente dell'associazione Una Donna: "Tutelare la salute è un imperativo categorico, certo, ma uccidere l'economia provocherà ugualmente morti"

Circa 200 persone su Ponte Vecchio a Firenze, con cartelli e striscioni, hanno partecipato alla manifestazione che ha dato il via alla ‘Marcia dei Ristoratori’ che, a piedi, dal capoluogo toscano raggiungerà Roma il 13 novembre.

“Una manifestazione che vede in prima linea i ristoratori – spiega Maricetta Tirrito, presidente dell’associazione Una Donna – ma che vede il viaggio accompagnato da un’altra categoria oggi in fortissima difficoltà, quella degli Ncc, i noleggiatori con conducente, ‘devastati’ dal crollo del turismo. E poi ancora tassisti, commercianti, artigiani, ambulanti, tutti uniti in un’unica battaglia, quella della difesa dell’articolo 4 della Costituzione sul diritto al lavoro. Tra gli organizzatori della manifestazione, anche lo chef Gianfranco Vissani”.

“Sulla lotta al Covid – prosegue Tirrito – stiamo pagando l’immobilismo del Governo che per mesi ha perso tempo invece di investire sul settore sanitario. Abbiamo visto smantellare ospedali Covid salvo poi riaprirli oggi in tutta fretta ma senza le risorse adeguate. Abbiamo aspettato l’inizio dell’anno scolastico per accorgerci che alla data stabilita non c’erano i banchi e, cosa più grave, non si era operato sull’informatizzazione del settore.

Siamo in attesa dei ristori alle aziende, anche quelle che hanno spese i soldi per adeguare i propri locali e oggi si vedono nuovamente chiudere. Siamo in attesa di casse integrazioni che non sono mai arrivate o sono state pagate solo per la prima tanche.

Ecco perché la marcia dei ristoratori è l’emblema della protesta; ecco perché siamo vicini a tutti loro. La pazienza è finita, basta promesse di soldi che non arrivano, basta imposizioni dopo aver accettato tutte le norme per proteggere clienti e personale. Basta Dpcm con pieni poteri. E’ ora che il Parlamento e la Costituzione tornino ad essere sovrane. Tutelare la salute è un imperativo categorico, certo, ma uccidere l’economia provocherà ugualmente morti. E non per modo di dire: il ristoratore che, il 22 agosto scorso, si è tolto la vita a Firenze per le preoccupazione sul futuro della sua attività è la prova di ciò che diciamo”.
(Il Faro online)