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La violenta, la picchia e la rapina minacciandola con un coltello: fermato un 25enne

27 novembre 2020 | 13:55
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La violenta, la picchia e la rapina minacciandola con un coltello: fermato un 25enne

La vittima è stata aggredita proprio nella Giornata contro la Violenza sulle Donne

Latina – Sono state ore di indagini fitte e ininterrotte quelle che hanno consentito agli uomini della squadra Mobile della Questura di Latina di individuare e sottoporre a fermo di Polizia giudiziaria l’autore degli spregevoli ed efferati reati consumati ai danni di una giovane donna rumena, dedita alla professione del meretricio in strada.

La vittima, resa particolarmente vulnerabile anche per il fatto di trovarsi da sola su strada periferica e poco illuminata, veniva colpita proprio nella giornata mondiale contro la Violenza sulle Donne.
Un tunisino di 25 anni, ora indiziato dei reati sopra enunciati, con fredda determinazione aveva dato esecuzione al suo piano criminale, palesando grande crudeltà nell’infierire violentemente sulla donna, già per suo status, estremamente esposta.

Non pago di averle sottratto il denaro, 300 euro frutto della sua attività di strada, aveva infierito ulteriormente, malmenandola al punto da causarle ecchimosi sul volto e su tutto il corpo. Culminava poi il crescendo di spietatezza consumando la violenza carnale alla quale la giovane, costantemente minacciata con un coltello a serramanico, non si era potuta sottrarre.

Nonostante l’incubo vissuto, la ragazza aveva mantenuto tuttavia la lucidità necessaria a farle annotare gli elementi utili agli investigatori per risalire all’aggressore.

Quando è stata poi convocata presso gli uffici della squadra Mobile, ha riconosciuto, in un fotogramma di un album fotosegnaletico, la foto del suo aggressore che indelebilmente aveva fissato nella sua memoria in quella serata da incubo.

L’uomo è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria cui dovrà rispondere per le sue gravi condotte antigiuridiche.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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