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Tutorial per realizzare attentati e propaganda jihadista sui social: arrestato italiano

27 novembre 2020 | 11:04
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Tutorial per realizzare attentati e propaganda jihadista sui social: arrestato italiano

Le intercettazioni hanno fatto emergere come l’uomo disponesse di numerosi account su piattaforme social (Telegram, Rocket Chat, Riot) attraverso le quali partecipava a gruppi chiusi di chiara connotazione jihadista

Roma – Questa mattina i poliziotti hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Catanzaro – nei confronti di un italiano residente in provincia di Cosenza, ritenuto responsabile di auto-addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale.

Il provvedimento arriva al termine di un’attività investigativa condotta dalla Digos Distrettuale di Catanzaro e di Cosenza, dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e dal Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della Dcpp/Ucigos, dirette e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Catanzaro, con il Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, il Procuratore Aggiunto Vincenzo Capomolla e il Sostituto Procuratore Graziella Viscomi.

L’indagine è stata avviata in relazione alla segnalazione, acquisita in ambito di collaborazione internazionale, della condivisione, su una piattaforma digitale di contenuti, in lingua araba, di propaganda del terrorismo di matrice jihadista. Gli approfondimenti di tipo tradizionale sono stati affiancati da attività tecnico-informatiche da parte degli specialisti del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, coordinate dal Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della Dcpp/Ucigos, nonché da intercettazioni che hanno permesso di concentrare le indagini nei confronti dell’indagato. In particolare le intercettazioni hanno fatto emergere come l’uomo disponesse di numerosi account su piattaforme social (Telegram, Rocket Chat, Riot) attraverso le quali partecipava a gruppi chiusi di chiara connotazione jihadista per accedere ai quali bisognava essere accreditati e quindi ritenuti affidabili dagli amministratori dei canali.

L’analisi tecnico-informatica sui dispositivi sequestrati ha evidenziato la puntuale osservanza di regole tecniche di anonimizzazione e di archiviazione sicura del materiale informatico presenti sulle infografiche diffuse dagli organi di propaganda del Califfato. In particolare sono stati trovati manuali di istruzioni sulla realizzazione di ordigni, tutorial sulla conduzione di operazioni terroristiche, documenti esplicativi sull’auto addestramento per il compimento di attentati, nonché video ed immagini cruente di esecuzioni dell’Isis, riviste ufficiali delle agenzie mediatiche dell’Isis, Al Qaeda e altri gruppi terroristici, oltre a documenti in lingua araba auto prodotti dall’indagato. (fonte: Adnkronos)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.