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Il Papa ai nuovi cardinali: “Non usate Dio per l’autopromozione, siate pastori non eminenze” foto

Nella basilica di San Pietro il Concistoro per la creazione di tredici nuovi cardinali. Il Pontefice: "Se ti sentirai solo 'eminenza' hai sbagliato strada"

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – Non confondere l’interesse personale con la funzione, con il ruolo di testimoni di Cristo e del suo Vangelo nell’Urbe e in tutte le nazioni del mondo. All’Altare della Cattedra, in una basilica di San Pietro semideserta, Papa Francesco crea tredici nuovi cardinali. Il rito, antico e suggestivo, è stato completamente riadattato (leggi qui) vista l’emergenza sanitaria che tutto il pianeta sta affrontando. Tutti i presenti, ad esclusione del Pontefice, hanno indosso la mascherina.

Tra i marmi della basilica spiccano diversi schermi: sopra appaiono i volti dei cardinali che, proprio a causa della pandemia, non sono riusciti a raggiungere Roma. Tra essi anche mons. Cornelius Sim, Vicario Apostolico di Brunei, e mons. Jose F. Advincula, Arcivescovo di Capiz (Filippine), due dei tredici nuovi porporati che sono stati ugualmente creati Cardinali nel Concistoro (un Rappresentante del Santo Padre, in altro momento da stabilire, consegnerà loro la berretta, l’anello e la bolla con il Titolo)

All’inizio Mario Grech, già arcivescovo di Gozo a Malta, si rivolge al Santo Padre nel tradizionale ringraziamento. Il suo è un discorso tutto incentrato sulla sinodalità che deve ispirare una Chiesa sempre più aperta alle periferie: “La sinodalità innesca una circolarità feconda, accompagna i processi in atto di una Chiesa in uscita”.

Nella sua breve omelia, Papa Francesco mette in guardia i nuovi porporati, ricordando loro che bisogna restare sulla strada tracciata da Cristo, che è quella verso la croce e non quella dell’autopromozione, come fanno Giacomo e Giovanni che a Gesù chiedono: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Ma questa, sottolinea Francesco, “è un’altra strada. Non è la strada di Gesù. È la strada di chi, magari senza nemmeno rendersene conto, ‘usa’ il Signore per promuovere sé stesso; di chi – come dice San Paolo – cerca i propri interessi e non quelli di Cristo (cfr Fil 2,21)”.

“Tutti noi vogliamo bene a Gesù, tutti vogliamo seguirlo, ma dobbiamo essere sempre vigilanti per rimanere sulla sua strada. Perché con il corpo possiamo essere con Lui, ma il nostro cuore può essere lontano, e portarci fuori strada”, aggiunge. E ammonisce: “Pensiamo a tanti generi di corruzione nella vita sacerdotale. Così, ad esempio, il rosso porpora dell’abito cardinalizio, che è il colore del sangue, può diventare, per lo spirito mondano, quello di una eminente distinzione. E tu non sarai più il pastore vicino al popolo, sentirai di essere soltanto ‘l’eminenza’. Quando tu sentirai questo, sarai fuori strada”.

In questo racconto evangelico, sottolinea poi il Papa, “ciò che sempre colpisce è il netto contrasto tra Gesù e i discepoli. Gesù lo sa, lo conosce, e lo sopporta. Ma il contrasto rimane: Lui sulla strada, loro fuori strada. Due percorsi inconciliabili. Solo il Signore, in realtà, può salvare i suoi amici sbandati e a rischio di perdersi, solo la sua Croce e la sua Risurrezione. Per loro, e per tutti, spezzerà il suo corpo e verserà il suo sangue. Per loro, e per tutti, risorgerà dai morti, e col dono dello Spirito li perdonerà e li trasformerà. Li metterà finalmente in cammino sulla sua strada”.

“Anche noi, Papa e Cardinali, dobbiamo sempre rispecchiarci in questa Parola di verità. È una spada affilata, ci taglia, è dolorosa, ma nello stesso tempo ci guarisce, ci libera, ci converte. Conversione è proprio questo: da fuori strada, andare sulla strada di Dio. Che lo Spirito Santo ci doni, oggi e sempre, questa grazia”, conclude.

Quindi la consegna della porpora: tutti e undici, uno per uno, si inginocchiano di fronte al Pontefice, che legge la formula di rito, impone la berretta, consegna la bolla di nomina, concede l’anello. Tra tutti, uno solo mantiene la mascherina attaccata al volto anche nel momento più solenne.

Con qualcun altro c’è anche uno scambio di poche parole. Il microfono viene subito spostato. Ma alcune parole si sentono forte e chiaro. Affetto e tenerezza trapelano dal saluto fatto dal Pontefice al neo cardinale Enrico Feroci, 80 anni, a lungo direttore della Caritas diocesana. Bergoglio, rivolgendosi al neo porporato al momento dell’assegnazione della diaconia di Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva, dice: “il Papa fa cardinale un parroco. È la tua vi parrocchia”. Dopo il rito, il tradizionale saluto al Papa Emerito (leggi qui).

I titoli e le diaconie assegnate ai nuovi porporati

Durante il Concistoro, il Papa ha assegnato ai nuovi cardinali anche Titoli o Diaconie. Nel dettaglio, a Mario Grech è andata la Diaconia dei Santi Cosma e Damiano; al card. Marcello Semeraro la Diaconia di Santa Maria in Domnica; al cardinale Antoine Kambanda il Titolo di San Sisto; al card. Wilton Daniel Gregory il Titolo della Immacolata Concezione di Maria a Grottarossa; al card.Jose Advincula il Titolo di San Vigilio; al card. Celestino Aos Braco il Titolo dei Santi Nereo ed Achilleo; al cardinale Cornelius Sim il Titolo di San Giuda Taddeo Apostolo; al card. Augusto Paolo Lojudice il Titolo di Santa Maria del Buon Consiglio.

Al neo cardinale Mauro Gambetti, Bergoglio ha assegnato la Diaconia del Santissimo Nome di Maria al Foro Traiano; al cardinale Felipe Esquivel il Titolo di San Luigi Maria Grignion de Montfort; al cardinale Silvano Maria Tomasi la Diaconia di San Nicola in Carcere; al card. Raniero Cantalamessa la Diaconia di Sant’Apollinare alle Terme Neroniane-Alessandrine; a Enrico Feroci la Diaconia di Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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