Dal Papa l’anatema al carrierismo: “Inutile cercare protettori, soldi e fama passano”

29 novembre 2020 | 11:06
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Dal Papa l’anatema al carrierismo: “Inutile cercare protettori, soldi e fama passano”
Dal Papa l’anatema al carrierismo: “Inutile cercare protettori, soldi e fama passano”
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Dal Papa l’anatema al carrierismo: “Inutile cercare protettori, soldi e fama passano”
Dal Papa l’anatema al carrierismo: “Inutile cercare protettori, soldi e fama passano”
Dal Papa l’anatema al carrierismo: “Inutile cercare protettori, soldi e fama passano”

In San Pietro la messa del Pontefice con i neocardinali, Bergoglio: “A qualcuno sembra che provare compassione, aiutare, servire sia cosa da perdenti. In realtà è l’unica cosa vincente”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Se siamo attesi in Cielo, perché vivere di pretese terrene? Perché affannarci per un po’ di soldi, di fama, di successo, tutte cose che passano? Perché perdere tempo a lamentarci della notte, mentre ci aspetta la luce del giorno? Perché cercarsi dei padrini per la promozione della propria carriera? A qualcuno sembra che provare compassione, aiutare, servire sia cosa da perdenti. In realtà è l’unica cosa vincente. Quando la Chiesa adora Dio e serve il prossimo, non vive nella notte”.

All’indomani del Concistoro (leggi qui), Papa Francesco concelebra con i neocardinali la Messa della Prima Domenica d’Avvento, lanciando, ancora una volta, l’anatema al carrierismo. Nella basilica di San Pietro, a ridosso dell’Altare della Cattedra, sono presenti undici dei nuovi poraporati, in quanto quelli asiatici – Cornelius Sim, primo cardinale del Brunei, e José F. Advincula, arcivescovo di Capiz (Filippine) – non hanno potuto raggiungere Roma per il Concistoro a causa della pandemia. Sempre per le restrizioni dell’emergenza-Covid, partecipano alla cerimonia, oltre ai cardinali di nuova e antica creazione, solo i dodici parroci/rettori dei Titoli cardinalizi e circa 100 fedeli, accompagnatori dei nuovi cardinali. Tutti, ad esclusione del Pontefice, indossano la mascherina.

Nell’omelia, il Papa mette in guardia dal “sonno della mediocrità”, e da “un secondo sonno interiore”, quello “dell’indifferenza”. E ammonisce: “Chi è indifferente vede tutto uguale, come di notte, e non s’interessa di chi gli sta vicino. Quando orbitiamo solo attorno a noi stessi e ai nostri bisogni, indifferenti a quelli degli altri, la notte scende nel cuore. Il cuore diventa oscuro”.

“Presto si comincia a lamentarsi di tutto, poi ci si sente vittime di tutti e infine si fanno complotti su tutto: lamentele, senso da vittima e complotti, è una catena – aggiunge Francesco -. Oggi questa notte sembra calata su tanti, che reclamano per sé e si disinteressano degli altri”.

Ma come ridestarci da questi tipi di sonno?. La risposta del Pontefice: “Con la vigilanza della preghiera” ci si risveglia dalla mediocrità. E spiega: “Pregare è accendere una luce nella notte. La preghiera ridesta dalla tiepidezza di una vita orizzontale, innalza lo sguardo verso l’alto, ci sintonizza con il Signore. La preghiera permette a Dio di starci vicino; perciò libera dalla solitudine e dà speranza. La preghiera ossigena la vita: come non si può vivere senza respirare, così non si può essere cristiani senza pregare. E c’è tanto bisogno di cristiani che veglino per chi dorme, di adoratori, di intercessori, che giorno e notte portino davanti a Gesù, luce del mondo, le tenebre della storia. C’è bisogno di adoratori. Noi abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione, di stare in silenzio davanti al Signore, adorando. Questa è la mediocrità, la tiepidezza”.

Contro l’indifferenza, invece, serve “la ‘vigilanza della carità’. La carità è il cuore pulsante del cristiano: come non si può vivere senza battito, così non si può essere cristiani senza carità”.

“A qualcuno sembra che provare compassione, aiutare, servire sia cosa da perdenti! – osserva – In realtà è l’unica cosa vincente, perché è già proiettata al futuro, al giorno del Signore, quando tutto passerà e rimarrà solo l’amore. È con le opere di misericordia che ci avviciniamo al Signore”.

Per Francesco, «ora non viviamo nel giorno, ma nell’attesa del giorno, siamo in attesa del giorno, tra oscurità e fatiche. Il giorno arriverà quando saremo con il Signore. Arriverà, non perdiamoci d’animo: la notte passerà, sorgerà il Signore, ci giudicherà Lui che è morto in croce per noi”.

“Vigilare è attendere questo – ha spiegato -, è non lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento, e questo si chiama vivere nella speranza. Come prima di nascere siamo stati attesi da chi ci amava, ora siamo attesi dall’Amore in persona. E se siamo attesi in Cielo, perché vivere di pretese terrene?”.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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