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Rapina ed estorsione con metodo mafioso a Latina: in 5 finiscono in manette

7 dicembre 2020 | 10:30
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Rapina ed estorsione con metodo mafioso a Latina: in 5 finiscono in manette

L’esito di indagini della Mobile di Latina, della Mobile di Roma e del Servizio centrale Operativo della Polizia di Stato, coordinati dalla Dda

Latina – Questa mattina personale della Squadra Mobile di Latina, unitamente a personale del Servizio Centrale operativo e della squadra Mobile di Roma, in collaborazione con i reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 5 persone, indagate in concorso tra loro a vario titolo per violenza privata, rapina ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

A finire in manette un 57enne, un 28enne, un 23enne e un 30enne tutti e quattro di Latina e un 19enne di Roma.

Le indagini costituiscono l’epilogo di un mirato approfondimento investigativo che la Squadra Mobile di Latina, insieme alla Squadra Mobile di Roma ed il Servizio centrale Operativo della Polizia di Stato, sotto la direzione ed il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia di Roma, sta conducendo nella Provincia di Latina, anche rispetto alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

Gli odierni indagati, tranne il 30enne, sono uniti da legami di stretta parentela, tutti membri della medesima famiglia del capoluogo pontino già protagonista di gravissimi episodi criminosi: gambizzazioni, tentati omicidi ed atti intimidatori di vario genere. Il capostipite è attualmente ristretto in carcere in espiazione di una lunga pena detentiva poiché condannato con sentenza definitiva, insieme al nipote, per un omicidio, avvenuto nell’anno 2010.

I reati oggetto di contestazione, consumati negli ultimi due anni, mostrano l’utilizzo di un metodo tipicamente e tradizionalmente mafioso, caratterizzato dalla prospettazione di ritorsioni, dal riferimento esplicito ad un clan di appartenenza, dall’affermazione di un controllo del territorio da cui deriva il potere di imporre il “pizzo”, la protezione sia ad attività commerciali che a privati.

In tale contesto, gli indagati hanno fatto leva sulla fama criminale derivante dall’appartenenza al clan pontino, ottenendo in tal modo l’assoggettamento delle vittime ed al contempo l’omertà delle stesse che hanno tollerato le pressanti richieste, senza denunciare gli autori di tali fatti, almeno fino al contatto con le forze dell’ordine.

In particolare, nel primo episodio oggetto di contestazione cautelare il 28enne dopo avere appreso di una lite condominiale degenerata in un’aggressione messa in atto da alcuni pregiudicati ai danni di famiglia ospite in un quartiere popolare di Latina, ha offerto a quest’ultima la “protezione”, costringendola a consegnargli la somma di 400 euro in contanti. Nondimeno, il 57enne e il 23enne hanno accompagnato il 28enne a casa delle vittime in altre occasioni, pretendendo per il disturbo dell’intera famiglia aggiuntive somme di denaro contante. In una circostanza hanno rapinato un componente di tale famiglia per farsi consegnare la somma di 500 euro, quale ulteriore prezzo della asserita protezione.

Le indagini hanno consentito di apprendere un altro episodio estorsivo perpetrato, tra gli altri, dal 23enne arrestato insieme al cugino, i quali, nel settembre 2019, in pieno centro storico a Latina, simulavano un incidente stradale, accusando falsamente un giovane di averli investiti con la propria vettura. A questo punto, gli indagati minacciavano la vittima con toni perentori e intimidatori, proponendo di risolvere la questione tramite la dazione di una somma di denaro che veniva loro consegnata, quella stessa notte, dai genitori del ragazzo, nel quartiere Campo Boario, dove gli indagati gli avevano nel frattempo dato appuntamento, per rammentare evidentemente la loro appartenenza al noto clan.

Gli elementi raccolti nel corso dell’attività investigativa hanno poi consentito di ricostruire una serie di episodi criminosi perpetrati dal 57enne in un locale sito nella zona della Movida Latina, nel periodo compreso tra il mese di maggio 2018 ed il mese di maggio 2019.

I fatti oggetto di contestazione sono fortemente indicativi di una penetrante presenza sul territorio del clan pontino che tramite il 57enne ha imposto la protezione ai gestori di tale locale in modo da estorcere denaro, e dall’altra ha tentato di estendere l’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, rappresentando alle vittime che nel caso in cui fosse stata spacciata droga nel locale avrebbero dovuto essere i loro rifornitori. A fronte del rifiuto dei gestori di cedere alle ripetute angherie e pressioni, in un’occasione, il 57enne li minacciava di dar fuoco all’intero locale, affermando che quella piazza era sotto il controllo della propria famiglia, escludendo così possibili controlli anche da parte delle forze dell’ordine.

Le indagini hanno, infine, permesso di ricostruire un ulteriore episodio criminoso, nel quale il 28enne chiedeva, con fare insistente e minaccioso, ad un giovane di guidare la propria autovettura al fine di andare in giro per le strade di Latina e lo minacciava, mostrandogli una pistola, facendosi consegnare una piccola somma di denaro.

Tale episodio si consumava ancora una volta nella zona dei pub di Latina, dove il 28enne non aveva alcun remora a far valere il peso della propria caratura criminale, andando in giro amato alla presenza di altre persone.

In proposito, costituisce oggetto di contestazione cautelare una rapina commessa più di 5 anni fa sempre dal 28enne, il quale, minacciando il titolare di un pub sito in questo centro, si impossessava con un gesto repentino del denaro presente in cassa.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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