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Canti di Natale senza Gesù Bambino, la Curia bacchetta il Comune di Fiumicino

"Non si capisce, né si può condividere, la scelta degli amici dell'Amministrazione di Fiumicino di augurare 'Buon Natale' con i canti dei nostri bambini, evitando accuratamente ogni riferimento al Bambinello"

Fiumicino – “Si parla tanto oggi di accoglienza e di rispetto per ogni uomo. All’umanità questo lo ha insegnato Gesù Cristo, colui che a Natale viene festeggiato. Ecco perché non si capisce, né si può condividere, la scelta degli amici dell’Amministrazione di Fiumicino di augurare ‘Buon Natale’ con i canti dei nostri bambini, evitando accuratamente ogni riferimento a questo Bambino“.

Dopo la polemica sulla scelta di augurare buon Natale senza riferimenti religiosi (leggi qui), lo scambio di battute tra Calicchio (leggi qui) e Severini (leggi qui), anche la Curia interviene sull’evento “Natale da star”, bacchettando l’Amministrazione comunale definendo “incomprensibile” la decisione del Comune.

A parlare è don Roberto Leoni, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Porto-Santa Rufina, che in una nota, intitolata “La storia si ripete”, afferma: “Ieri, come oggi, non c’è posto per il Bambino Gesù”. Il sacerdote parte dal racconto secondo cui Maria e Giuseppe “furono costretti ad alloggiare nientemeno che in una stalla, a motivo del fatto che ‘per loro non c’era posto nell’albergo’ di Betlemme. La tradizione fiorita intorno a questo elemento storico, in se paradossale, è ancora viva in molte parti d’Italia e del mondo ed ama rappresentare la nascita del Nazareno in una stalla o grotta, su di un semplice pagliericcio, in mezzo ad animali, nella più assoluta miseria: è il presepe”.

“Può darsi che il Nazareno, ripensando a queste circostanze del giorno della propria nascita – un giorno che qualcuno ha pensato di chiamare ‘Natale’ – abbia offerto ai discepoli una magnifica e tremenda parabola che riguarda la fine del mondo e il criterio in base al quale gli uomini saranno giudicati da Dio”, continua il prete, che cita poi un passo del Vangelo: ‘Avevo fame e sete, ero pellegrino, malato e bisognoso, ma voi non mi avete accolto: via, lontano per sempre da me!’”. E spiega: “Così dirà il Re a coloro che non hanno avuto occhi e cuore per riconoscere Lui, ‘nascosto’ nei mille sofferenti che tutti incontriamo, davanti ai quali siamo chiamati a scegliere se fermarci o tirare dritto. Sarà forse per ricordare questo rivoluzionario insegnamento sul dovere morale di prenderci cura di chi ha bisogno, che i discepoli del Nazareno da sempre amano e celebrano il Natale, cioè il giorno della nascita del loro Maestro e Salvatore. È infatti il Natale, col suo presepe, ad ammonirci di non poter lasciare indietro nessuno, in nome di quel Cristo, che allora – come oggi – è stato rifiutato”.

“Si creda in lui oppure no – sottolinea don Roberto -, è solo nella misura in cui ancora oggi possiamo accogliere quel Bambinello, con intorno gli altri personaggi, i canti, l’albero, le luci e i regali, che ci vengono aperti gli occhi per poter vedere, rispettare e aiutare ogni uomo, anzi, ogni fratello, che si trova in difficoltà”.

Si parla tanto oggi di accoglienza e di rispetto per ogni uomo. All’umanità questo lo ha insegnato Gesù Cristo, colui che a Natale viene festeggiato. Ecco perché non si capisce, né si può condividere, la scelta degli amici dell’Amministrazione di Fiumicino di augurare ‘Buon Natale’ con i canti dei nostri bambini, evitando accuratamente ogni riferimento a questo Bambino”, conclude il sacerdote.

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