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L’Istat conferma il calo demografico che sta investendo il Paese“. Nascite al minimo storico dall’unità d’Italia

17 dicembre 2020 | 18:40
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L’Istat conferma il calo demografico che sta investendo il Paese“. Nascite al minimo storico dall’unità d’Italia

l’Italia è un Paese sempre più vecchio. L’tà media sale a 45 anni, indice di vecchiaia passato da 148,7% a 180% in un decennio. Sono i migranti ad attutire il calo demografico

“Gli ultimi dati diffusi dall’Istat ci danno una fotografia del calo demografico che sta investendo il nostro Paese. si conferma la riduzione della quota di bambini e giovani sul totale della popolazione, che vede un rapporto di cinque anziani per ogni bambino e l’indice di vecchiaia balzato al 180% con un aumento di 42 punti in otto anni.

Questi dati rappresentano i primi dati raccolti dai Censimenti Permanenti che l’Istat ha condotto nel 2018 e 2019, che forniscono un quadro informativo sulla popolazione che era fermo al censimento del 2011.

Il nostro è un Paese sempre più vecchio. È quanto certificato dall’Istat, con i dati definitivi 2018 e 2019 del “Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni”.

Tutte le classi di età sotto i 44 anni, si legge dai dati, vedono diminuire il proprio peso relativo rispetto al 2011 mentre aumentano molto le persone dai 45 anni in su che passano dal 48,2% del 2011 al 53,5% del 2019. Stando ai dati diffusi, inoltre, l’età media si è innalzata di due anni rispetto al 2011, da 43 a 45 anni.

I giovani, rivela l’Istat, escono dalla famiglia sempre più tardi sperimentando percorsi di vita diversi rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, che spostano in avanti le tappe di transizione allo stato adulto. Più della metà de 20-34enni (5,5 milioni), celibi e nubili, vive con almeno un genitore.

“La recessione demografica che sta colpendo l’Italia, ormai dal 2015, appare significativa e si sta traducendo in un vero e proprio calo numerico di cui si ha memoria nella storia d’Italia solo risalendo al lontano biennio 1917-1918, un’epoca segnata dalla Grande Guerra e dai successivi drammatici effetti dell’epidemia di spagnola”. – Così il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, presentando il Rapporto annuale.

“Viene da chiedersi – aggiunge Blangiardo – se siamo (e saremo ancora) un popolo che guarda avanti e investe sul suo futuro o se invece dobbiamo perlopiù sentirci destinati a gestire il presente”. Insomma la questione demografica c’è e mette il Paese davanti a un bivio.

Secondo Save the Children: “si tratta di un quadro informativo dettagliato e affidabile sulla popolazione che apre nuove strade per azioni efficaci di intervento consapevoli e mirate, a partire dalla lotta alla povertà educativa e al sostegno delle e degli adolescenti nei territori più deprivati, per garantire opportunità a tutte e a tutti, affinché riescano a orientarsi nelle loro aspirazioni e nei percorsi formativi e professionali”.

Le aree più popolose

Per quanto riguarda la ripartizione geografica, nell’ultimo anno è rimasta stabile: le aree più popolose del Paese restano il Nord-ovest (dove risiede il 26,7% della popolazione complessiva) e il Sud (23,0%), seguite dal Centro (19,9%), dal Nord-est (19,4%) e infine dalle Isole (11%).

Diminuiscono le presenze straniere

Il calo demografico, non viene compensato nemmeno dagli arrivi degli stranieri, che diminuiscono dell’8,6%, mentre prosegue l’aumento dell’emigrazione di italiani (+8,1%). Al 31 dicembre 2019, prosegue il rapporto Istat, risiedono in Italia 60.244.639 persone, di cui l’8,8% stranieri. Il calo delle nascite che sta colpendo il paese dal 2015 è pari a quello del 1917-18.

Nello specifico, il calo di popolazione residente è dovuto ai cittadini italiani, 54 milioni 938 mila unità, 236mila in meno dall’inizio dell’anno (-0,4%) e circa 844mila in meno in cinque anni. Numero compensato però dal parallelo aumento di cittadinanza straniera (+292 mila unità) che ha attenuato così la flessione del dato complessivo di popolazione residente. Ma anche il ritmo di crescita della popolazione straniera sta rallentando: nell’ultimo anno è aumentato di sole 47mila unità (+0,9%).
Il Faro online