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Spiagge inquinate con dischetti, il Comune di Formia sarà parte civile nel processo

Indagati alcuni dirigenti della Veolia e altri dirigenti pubblici per disastro ambientale e inquinamento doloso

Formia – Il Comune di Formia aveva chiesto di costituirsi parte civile nel processo che avrebbe fatto seguito alla dispersione di 130 milioni dischetti filtratori, fuoriusciti dal depuratore di Paestum, ma riversati anche sul litorale del sud Pontino. E la magistratura di Salerno ha riconosciuto il danno dell’Ente comunale consentendogli di costituirsi parte civile.

E’ il sindaco di Formia, Paola Villa, a dare la notizia: “È stato accolto dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Salerno la richiesta da parte del Comune di Formia di costituirsi parte civile nel processo che vede indagati alcuni dirigenti della multinazionale Veolia insieme ad altri dirigenti pubblici per reato di disastro ambientale e inquinamento doloso causato dalla dispersione di oltre 130 milioni di dischetti filtratori fuoriusciti dal depuratore di Paestum”.

Il primo cittadino di Formia ricorda più nel dettaglio quando si è verificato l’eposodio. “La vicenda – dice la Villa – risale al 2018 e ha interessato tutto il litorale da Salerno fino ad Ostia. Ha riguardato le nostre spiagge e isole. Ha riguardato le nostre acque, tanti gli animali, in particolar modo tartarughe sono morte per aver ingerito i dischetti che galleggiando potevano essere scambiati per meduse.

La multinazionale Veolia rappresenta la parte privata di Acqualatina, pertanto il comune di Formia già da mesi ha inoltrato richiesta all’Ato4 perché si costituisse parte civile, visto il diniego, ha deciso di costituirsi come Comune, coinvolgendo anche il Comune di Latina.

I dischetti hanno invaso tutte le nostre spiagge, i responsabili del depuratore non hanno attuato alcuna bonifica, ancora oggi molti alcuni dischetti si possono trovare sulle nostre spiagge, ormai talmente camuffati che si confondono facilmente con la sabbia.

La costituzione di parte civile di alcuni Comuni – conclude il sindaco di Formia – oltre che delle associazioni ambientaliste fa comprendere come tale faccenda abbia un carattere istituzionale oltre che meramente ambientale”.

 

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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