Lealtà, impegno, riscatto e “scomunica” del doping: lo sport secondo Papa Francesco

2 gennaio 2021 | 11:16
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Lealtà, impegno, riscatto e “scomunica” del doping: lo sport secondo Papa Francesco

Il Pontefice contro il doping: “Non solo è un imbroglio, una scorciatoia che annulla la dignità, ma è anche volere rubare a Dio quella scintilla che ha dato ad alcuni in forma speciale e maggiore”

Città del Vaticano – Fede e sport, due mondi diversi – ma non troppo – che in comune hanno molto più di quanto si pensi: “Lo sport è una celebrazione che ha delle parole ‘amiche’ in comune con lo spirito come passione, metodo, applicazione. Parole che aiutano a capire un principio che unisce l’esercizio spirituale a quello fisico: l’idea che l’uomo, esercitandosi, possa migliorare, diventare più uomo. Lo si fa, questo esercizio, partendo dalla conoscenza di sé, dei propri limiti per poi spingersi verso un ‘oltre’ capace di dare un significato alla fatica».

E’ un Bergoglio inedito quello che si racconta a “La Gazzetta dello Sport” (per la prima volta un Pontefice rilascia un’intervista a un giornale sportivo). Il Pontefice, tifoso del San Lorenzo, club di calcio argentino, ricorda i grandi campioni e la lunga parata di stelle e campioni che, in questi quasi otto anni di pontificato, gli hanno fatto visita Oltretevere.

In sette parole chiave riassume il mondo dello sport: lealtà, impegno, sacrificio, inclusione, spirito di gruppo ascesi e riscatto. Ricorda poi i tempi della gioventù, quando “con la mia famiglia andavamo allo stadio, El Gasòmetro. Ho memoria, in modo particolare, del campionato del 1946, quello che il mio San Lorenzo vinse. Ricordo quelle giornate passate a vedere i calciatori giocare e la felicità di noi bambini quando tornavamo a casa: la gioia, la felicità sul volto, l’adrenalina nel sangue. Poi ho un altro ricordo, quello del pallone di stracci, la pelota de trapo: il cuoio costava, eravamo poveri, la gomma non era ancora così abituale, ma a bastava una palla di stracci per divertirci e fare, quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa. lo non ero tra i più bravi, anzi ero quello che in Argentina chiamano un “pata dura”, letteralmente gamba dura. Per questo mi facevano sempre giocare in porta. Ma fare il portiere è stato per me una grande scuola. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte. E ho giocato anche a basket, mi piaceva il basket perché mio papà era una colonna della squadra di pallacanestro del San Lorenzo”.

Bergoglio traccia poi l’identikit del campione: “I campioni sono un modello d’ispirazione per altri, una sorta di musa ispiratrice, un punto di riferimento. E’ importante che gli sportivi e i campioni abbiano la consapevolezza di quanto una loro parola, un loro atteggiamento possa incidere su migliaia di persone. Ci sono aspetti molto belli: penso, e colgo l’occasione per ringraziarli, ai ragazzi della Nazionale Italiana di calcio che ogni anno con il loro Ct passano, letto per letto, a trovare i bambini nell’ospedale del Papa (il Bambino Gesù, ndr), anzi tutto nel reparto oncologico. Questo succede anche per altri ospedali e in tante nazioni. Quando, però, il campione dimentica questa dimensione, perde il bello dell’essere tale, l’occasione per fare in modo che chi lo prende come modello possa migliorarsi, crescere, diventare anche lui campione. Ai campioni auguro di imparare una virtù preziosissima: la temperanza, ovverosia a capacità di non perdere il senso della misura. Solo così potranno essere testimoni dei grandi valori come l’onestà, la correttezza, la dedizione. Non sono cose da poco”.

E nell’anno in cui si svolgeranno le Olimpiadi, dal Pontefice arriva anche la “scomunica” del doping: “Prendere le scorciatoie è una delle tentazioni con cui spesso abbiamo a che fare nella vita: pensiamo sia la soluzione immediata e più conveniente ma quasi sempre conduce a degli esiti negativi. La scorciatoia, infatti, è l’arte di imbrogliare le carte. Il gioco e lo sport in genere sono belli quando si rispettano le regole: senza regole infatti, ci sarebbe anarchia, confusione totale. Rispettare le regole è accettare la sfida di battersi con l’avversario in maniera leale. Per quanto riguarda, poi, la pratica del doping nello sport non solo è un imbroglio, una scorciatoia che annulla la dignità, ma è anche volere rubare a Dio quella scintilla che, per i suoi disegni misteriosi, ha dato ad alcuni in forma speciale e maggiore”.

Bergoglio ricorda poi Diego Armando Maradona, scomparso poche settimane fa (leggi qui), e Gino Bartali, che nascondendo nel sellino della bici documenti falsi salvò centinaia di ebrei dalla deportazione: “Ha lasciato il mondo un po’ meglio di come lo ha trovato”. Infine, un augurio speciale per questo inizio di anno: “Il mio augurio è molto semplice, lo dico con le parole che hanno scritto su una maglietta che mi è stata regalata: ‘Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca’. Lo auguro a tutto il mondo, non solo a quello dello sport. E la maniera più bella giocarsi la vita a testa alta. Che Dio ci doni giorni santi. Pregate per me, per favore: perché non smetta di allenarmi con Dio!”

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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