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Una storia di rivalsa, Chiara Coltri: “Lo sport mi ha ridato la vita. Se cadi ti rialzi”

3 gennaio 2021 | 08:00
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Una storia di rivalsa, Chiara Coltri: “Lo sport mi ha ridato la vita. Se cadi ti rialzi”

Un incidente di macchina e la perdita dell’uso delle gambe. E’ stata capitano della Nazionale basket in carrozzina e oggi è Ambasciatrice Paralimpica

Roma – Atleta, ambasciatrice del mondo paralimpico, rappresentante atleti, vice presidente della Federazione Italiana di basket in carrozzina: tante vite in una quelle di Chiara Coltri, veronese, classe 1987.

La sua storia umana e sportiva cambia la notte di Halloween del 2003, quando la macchina che guidava un suo amico, a causa della pioggia, si ribalta. Delle quattro persone coinvolte nell’incidente, solo lei riporta lesioni permanenti alle gambe. Da quel momento inizia una nuova vita, un’esistenza animata dal motto: “Se cadi ti rialzi, parola mia”.

Chiara si è rialzata e lo ha fatto impegnandosi nello studio e nello sport. Si è trasferita all’Università di Padova e, grazie al suo impegno a favore degli studenti disabili all’interno dell’ateneo, ha incontrato un ragazzo che l’ha avvicinata alla disciplina della pallacanestro in carrozzina. Ha cominciato a giocare con il CUS Padova, dimostrandosi subito portata per questo sport. Dagli esordi alla convocazione con la Nazionale Femminile il passo è stato breve. In poco tempo è diventata capitano nel suo club e nella Rappresentativa Azzurra, con la quale ha preso parte agli Europei di Francoforte del 2014.

Oggi è una delle Ambasciatrici dello sport Paralimpico ma anche prima di rivestire ufficialmente questo ruolo Chiara era impegnata attivamente nella diffusione dei valori che fanno parte dell’universo paralimpico: “E’ da un po’ che porto in giro nelle scuole la mia esperienzaracconta ovviamente la nomina ad Ambasciatrice mi ha permesso di ufficializzare questo ruolo, il che mi dà sicuramente maggiori responsabilità ma, allo stesso tempo, rappresenta una vera e propria missione”.

L’esperienza maturata in tutto questo tempo consente a Chiara di rapportarsi sempre meglio con la platea che ha di fronte: “Nei miei incontri mi capita, ovviamente, di confrontarmi sia con persone che hanno una disabilità sia con persone che non ne hanno ma tutti i destinatari, indistintamente, sono essere umani, senza differenze e allora mi preme dire loro che non bisogna aver paura di osare, perché quando ci si trova in una situazione di difficoltà si è bloccati e invece è proprio a quel punto che bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco e non avere paura di vivere”.

Chiara è una di quelle che ce l’hanno fatta, che sono riuscite a trasformare un momento difficile in una risorsa: “Quando riesci a fare questo passaggio, a sbloccarti e a osare, allora tutto il resto viene automaticamente, così come poi vengono le medaglie”.

Tutto questo, però, nasce da una consapevolezza: “Avviene se uno vuole farlo, il punto di partenza, in altre parole, è riuscire a metabolizzare una situazione difficile e trovare un proprio equilibrio”.

Piccoli passi e piccoli obiettivi, un poco per volta”. Certo, non tutti diventano campioni ma poco importa: “Il ruolo del Comitato Italiano Paralimpico, oltre a quello di preparare gli atleti di alto livello è quello di formarne di nuovi e avviarne sempre di più alla pratica sportiva. Anzi, forse questo è proprio il passo più difficile”.

Per veicolare il messaggio in modo efficace bisogna capire chi si ha di fronte: “Le reazioni delle persone sono sempre diverse, gli adulti sono forse più intimoriti rispetto ai giovani ma è importante essere sempre spontanei e naturali e soprattutto non nascondere mai nulla ai bambini”.

Già, i bambini, come dire, il nostro futuro: “E’ importante far capire loro che esiste il mondo paralimpico: domani saranno loro gli adulti e spero riescano a costruire una società più inclusiva. Sicuramente è giusto far capire loro che non tutto va bene, che ci sono delle difficoltà ma che ci sono anche diritti che vengono negati e per vederli riconosciuti lottiamo ogni giorno”.

A proposito della difficile situazione legata alla nuova ondata di pandemia, Chiara osserva: “La priorità deve essere la salute ma purtroppo non tutti la pensano così. Per quanto mi riguarda sono una persona capace di adattarsi e reinventarsi con molta fantasia, cercando mezzi alternativi. Questo mi ha permesso di trovare soluzioni per allenarmi a casa, anche se poi, fortunatamente, far parte di una Nazionale mi consente di proseguire gli allenamenti in sicurezza”.

Mi considero una persona positiva e voglio pensare che torneremo a fare sport come abbiamo sempre fatto. Certo, ci vorrà del tempo ma qualche spiraglio già si vede”.

Pensare positivo e adattarsi alle situazioni: “Bisogna capire che nella vita si incontreranno sempre ostacoli e che non bisogna mai essere sicuri e dare per scontato quello che si ha”.

Insomma, è proprio da questi momenti che può nascere qualcosa di buono: “Spero che non dimenticheremo presto quello che abbiamo imparato in questo periodo”. (comitatoitalianoparalimpico.it)