Il Fatto

Deposito nazionale di scorie nucleari: Tarquinia e Montalto di Castro tra le aree più idonee

5 gennaio 2021 | 11:17
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Deposito nazionale di scorie nucleari: Tarquinia e Montalto di Castro tra le aree più idonee

In tutto nel Lazio sono 22 i siti individuati, Legambiente: “Dopo 6 anni di imperdonabili ritardi è il momento della condivisione e partecipazione”

Roma – Sono in tutto 67 le aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e sono collocate in Piemonte (8), Toscana (2), Lazio (22), Basilicata/Puglia (5), Sardegna (14) e Sicilia (4).

È quanto indicato nella Cnapi, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee elaborata dalla Società gestione impianti nucleari (Sogin) che individua le zone dove localizzare in Italia il Deposito che dovrà contenere in sicurezza le scorie del nostro paese. Le aree candidate però non hanno lo stesso punteggio e sono divise per colore dove con il verde (scuro e chiaro) si identificano quelle più favorevoli, con il giallo quelle meno indicate e celeste per le isole sulle quali viene tenuto in considerazione il fattore del trasporto marittimo.

Le aree verdi (scuro e chiaro), sono in totale 23: 8 in Piemonte tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo e così via); 2 in Toscana tra Siena e Grosseto (che comprendono i Comuni di Pienza, Campagnatico), 7 nel Lazio in provincia di Viterbo (comuni di Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Corchiano) e 6 in Basilicata/Puglia tra Matera e Bari (Comuni di Altamura, Matera, Laterza e Gravina di Puglia).

Legambiente: “Serve un cambio di passo per trovare una corretta destinazione”

“Lo smaltimento in sicurezza dei nostri rifiuti radioattivi è fondamentale per mettere la parola fine alla stagione del nucleare italiano e per gestire i rifiuti di origine medica, industriale e della ricerca che produciamo ancora oggi. La partita è aperta da tempo, non è semplice ma è urgente trovare una soluzione visto che questi rifiuti sono da decenni in tanti depositi temporanei disseminati in tutta Italia. Per questo dal 2015 abbiamo più volte denunciato il ritardo da parte dei ministeri competenti nella pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee. Ora è necessario che si attivi un vero percorso partecipato, che è mancato finora, per individuare l’area in cui realizzare un unico deposito nazionale, che ospiti esclusivamente le nostre scorie di bassa e media intensità, che continuiamo a produrre, mentre i rifiuti ad alta attività, lascito delle nostre centrali ormai spente grazie al referendum che vincemmo nel 1987, devono essere collocate in un deposito europeo, deciso a livello dell’Unione, su cui è urgente trovare un accordo”.

È questo il commento di Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Stefano Ciafani presidente di Legambiente e sulla Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale Parco Tecnologico (CNAPI), pubblicata oggi dalla Sogin, che individua 67 aree le cui caratteristiche soddisfano i criteri previsti nella Guida Tecnica n. 29 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) del 2014 e i requisiti indicati nelle linee-guida dell’International Atomic Energy Agency (IAEA); di queste, 22 sono nel Lazio.

Già nel 1999 con il dossier “L’eredità radioattiva” Legambiente evidenziò come la stagione del nucleare italiano non fosse finita, alla luce della pesante eredità delle scorie nucleari collocate in depositi temporanei situati in aree assolutamente inidonee e delle operazioni di smantellamento e bonifica delle vecchie centrali ancora da completare. Per questo nel passato l’associazione ambientalista ha più volte ricordato come il problema degli attuali siti nucleari a rischio non può essere risolto costruendo nuovi depositi in questi stessi siti ma individuando, con trasparenza e oggettività, il sito per una diversa e sicura collocazione di tutti i materiali radioattivi presenti in quelle aree.

Il Deposito nazionale (che secondo il Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi dovrà essere realizzato entro il 2025) sarà inoltre funzionale allo smantellamento e alla bonifica delle vecchie centrali nucleari ancora presenti sul territorio nazionale e per gestire i rifiuti prodotti annualmente negli ospedali, dall’industria e dai centri di ricerca.

“Tutti ricordiamo quello che successe nel 2003 quando l’allora commissario della Sogin e il governo Berlusconi scelsero, con un colpo di mano e senza fare indagini puntuali, il sito di Scanzano Jonico in Basilicata che, dopo le sollevazioni popolari a cui partecipammo anche noi, fu ritirato – conclude Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente -. Si tratta di un’esperienza davvero terribile da non ripetere. La pubblicazione della CNAPI è solo il primo passo. Siamo infatti convinti che i troppi ritardi e la poca chiarezza che hanno caratterizzato fino ad ora questo lungo e complesso percorso, rischiano di far partire il tutto con il piede sbagliato. Formalmente da oggi ci sono 60 giorni per produrre delle osservazioni da parte del pubblico al lavoro fatto, ma non ci si può limitare a questo. Ribadiamo con fermezza l’urgenza di avviare un percorso trasparente, partecipato e condiviso col territorio che coinvolga i cittadini, le associazioni, le amministrazioni locali e la comunità scientifica, a partire dalle informazioni contenute nella CNAPI”.

(Il Faro online)