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Fiumicino, sui relitti abbandonati Di Bianco ribatte a Severini: “Seguiamo la questione dal 2013”

5 gennaio 2021 | 17:43
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Fiumicino, sui relitti abbandonati Di Bianco ribatte a Severini: “Seguiamo la questione dal 2013”

“Forse il consigliere Severini non sa che a differenza degli altri relitti in questo caso c’è un armatore privato che adotta ogni espediente pur di evitare di assumersi le proprie responsabilità”.

Fiumicino – “L’attenzione sulla questione dei relitti è stata posta a tutti i livelli, per la prima volta, dall’amministrazione guidata dal sindaco Montino mentre le giunte precedenti, in cui lo stesso Severini era consigliere di maggioranza, non mi pare se ne fossero occupate”. Lo dichiara il delegato del sindaco al Contratto di Fiume Tevere David Di Bianco.

“Fin dal primo insediamento – prosegue – il Sindaco Montino, che mi chiese di collaborare sul tema della cantieristica, ha fatto proprie alcune delle principali richieste del Consorzio Nautico: la ristrutturazione del Ponte Due Giugno, la rimozione dei relitti e il problema dei rifiuti galleggianti.

L’Amministrazione Comunale, che non ha competenze in materia, poteva fare scaricabarile accusando gli altri organi dello Stato, come suggerisce Severini, e invece ha scelto di farsi parte attiva e collaborare per la soluzione del problema. Nel 2015 ho redatto io stesso, insieme ad un perito nautico, una relazione con la mappatura dei  22 relitti affioranti che il Sindaco ha provveduto ad inoltrare a tutti gli enti competenti, perché il tema era poco conosciuto o comunque non era sulla ribalta della cronaca politica, tanto è vero che non c’erano risorse per affrontare la questione.

Nel 2017 è stato sottoscritto un protocollo tra Regione, Comune di Fiumicino e Roma Capitale per la rimozione dei relitti in seguito al quale sono stati messi a disposizione i primi fondi, anche se non ancora sufficienti ad una completa soluzione del problema. Grazie a queste risorse la Regione ha emesso un bando per la rimozione dei primi 5 relitti.

Le rimozioni infatti sono molto costose sia per le delicate operazioni di recupero che per lo smaltimento dei materiali. Successivamente abbiamo aderito al Contratto di Fiume insieme a Roma Capitale, la Capitaneria di Porto, il Ministero dell’Ambiente, l’Autorità di Bacino e tante realtà associative del territorio, proprio per assicurare la necessaria collaborazione istituzionale grazie alla quale contiamo di affrontare in modo strutturale i vari problemi del Tevere (navigabilità, rifiuti galleggianti, concessioni ecc)”.

“Il cammino intrapreso è senza dubbio lungo e faticoso – prosegue Di Bianco – ma è l’unico modo serio che ci consente di pianificare e programmare gli interventi per la completa soluzione del problema, evitando conflitti istituzionali che possono bloccare ogni intervento. Nel caso del barcone che ha provocato l’incidente del ponte, la condizione di pericolo era ampiamente nota anche a causa del deterioramento della vecchia banchina a monte del  ponte.

Non è un caso che il Sindaco lo ha ribadito nell’ultimo Centro operativo comunale. Forse il consigliere Severini non sa che a differenza degli altri relitti, che sono appunto dei natanti abbandonati, in questo caso c’è un armatore privato che adotta ogni espediente pur di evitare di assumersi le proprie responsabilità ed allontanare il pericolo. Dopo l’incidente e i danni causati però non c’è più spazio per i sotterfugi e le autorità dovranno necessariamente intervenire di imperio”.