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Recovery Fund, a Scuola e Ricerca vanno 28 miliardi

13 gennaio 2021 | 19:04
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Recovery Fund, a Scuola e Ricerca vanno 28 miliardi

Marcello Pacifico: “La vera sfida per il nostro Stato è ora quella di investire al meglio questi finanziamenti provenienti dall’Europa, senza disperdere un solo euro”

Scuola – “Al capitolo Istruzione e Ricerca il Recovery plan dovrebbe stanziare 28,49 i miliardi: di questi 16,72 per ‘Potenziamento delle competenze e diritto allo studio’ e 11,77 per il punto ‘Dalla ricerca all’impresa’”. A ricordarlo è stata oggi la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, sostenendo che “Il Recovery Plan è un’occasione storica per il nostro Paese e per la scuola ancor di più sulla quale abbiamo più di 27 miliardi: parte anche sull’edilizia scolastica, costruzione di nuove scuole e sull’efficientamento energetico, la digitalizzazione”.

La maggiorazione dello stanziamento al comparto della Conoscenza è scaturito in queste ultime ore dall’esito del confronto con le forze di maggioranza, che sulla base delle varie osservazioni critiche da queste formulate ha prodotto una bozza diversa da quella iniziale. Con maggiore attenzione, appunto, per Istruzione Ricerca.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “la vera sfida per il nostro Stato è ora quella di investire al meglio questi finanziamenti provenienti dall’Europa, senza disperdere un solo euro: siamo pronti a dare una mano per indicare le stradi migliori che a nostro parere dovrebbero essere intraprese. Oltre ai processi di digitalizzazione e ammodernamento o rifacimento di un alto numero di strutture scolastiche, è bene puntare dritto alla valorizzazione del personale: questo significa cancellare una volta per tutte le supplentite, assumendo in ruolo tutti i precari con titoli ed un minimo di servizio svolto, anche da graduatorie d’Istituto, incrementare in modo sostanzioso (almeno 250 euro) quegli stipendi di docenti e Ata che risultano vergognosamente tra i più bassi dell’area Ocde: questo processo andrebbe attuato anche introducendo quell’indennità di rischio biologico che il Covid ha fatto emergere ma che già da tempo è in essere. Servirà quindi un aumento sostanziale degli organici, con conseguente abbattimento delle classi ‘pollaio’, come delle scuole autonome, andando a reintrodurre quelle che avevamo prima della sciagurata Legge 133/08: in questo modo, si otterrebbero anche nuove dirigenze scolastiche e posti di Dsga, mandando in soffitta l’inefficace formula delle sedi in reggenza”.

“Abbiamo consegnato al Presidente Giuseppe Conte la nuova bozza del Recovery Plan – annuncia con un tweet il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri -. In oltre 170 pagine sono esposte le strategie, i progetti, le risorse per far ripartire l’Italia. Ora nel Governo, in Parlamento e nel Paese si apre la fase di analisi, miglioramento, decisione”. Ad Istruzione e ricerca dovrebbero andare circa 28 miliardi per la ripresa successiva alla pandemia: di questi, 16,72 miliardi si utilizzeranno per il ‘Potenziamento delle competenze e diritto allo studio’, mentre altri 11,77 miliardi verranno destinati al punto ‘Dalla ricerca all’impresa’.

“L’assegnazione dei fondi derivanti dalla Commissione europea – sottolinea Pacifico – è fondamentale che proceda al meglio. La scuola ne ha bisogno estremo. È bene, dunque, che vengano anche revisionati una volta per tutte i parametri per l’assegnazione degli organici del personale scolastico: questo processo, assieme all’assunzione di 250 mila precari e vincitori di concorso, permetterebbe di avere finalmente delle classi più vivibili: una circostanza che servirebbe a tutelare i rischi per la salute, che il Covid-19 ha ben messo in evidenza, ma anche a migliorare la sicurezza in generale, oltre che a permettere di attuar la continuità didattica e migliorare le competenze dei nostri alunni scese in modo sensibile negli ultimi anni come indicato dai rapporti Ocse-Pisa”.

Gli assi portanti del progetto

Secondo quanto riferito dalla stampa specializzata, la missione “Istruzione e ricerca” collocata nel Recovery Plan ruota attorno ai seguenti assi portanti:

– l’ampliamento delle competenze acquisite nelle scuole, nelle università e nelle istituzioni di Alta Formazione Artistica e Musicale da parte di giovani, di lavoratori e ampie fasce di popolazione attiva;

– il potenziamento della ricerca di base e delle grandi infrastrutture di ricerca, fondamentali nelle aree di frontiera e per il trasferimento tecnologico, il miglioramento dell’interazione tra mondo della ricerca e mondo produttivo, nonché della propensione all’innovazione delle imprese, soprattutto delle PMI, e la loro partecipazione a progetti e filiere strategiche. Per questa via si sostengono anche la domanda e l’adeguato impiego di competenze avanzate nel nostro sistema produttivo;

– l’internazionalizzazione della formazione superiore e della ricerca attraverso la promozione della mobilità di docenti e ricercatori, sia verso l’estero che verso l’Italia, per contribuire ai principali processi internazionali di ricerca e formazione di nuove competenze, nei principali ambiti strategici per il futuro;

– il supporto alla ricerca condotta dai giovani talenti, con finanziamenti ad essi dedicati, seguendo il modello d’eccellenza degli ERC grant europei.

Missione 4 – Istruzione e ricerca

La missione è divisa in 2 componenti ed è particolarmente focalizzata sulle generazioni future. Affronta il tema strutturale più importante per rilanciare la crescita, la produttività, l’inclusione sociale e la capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali.

Ha due obiettivi fondamentali:

La prima componente, “Potenziamento delle competenze e diritto allo studio”, è dedicata al potenziamento della didattica. Si prevede un notevole sforzo per colmare il ritardo del Paese nelle strutture e nei servizi dedicati all’età prescolare, iniziative per il contrasto alla povertà educativa e per la riduzione dei divari territoriali nella quantità e qualità dell’istruzione, in particolare nel Mezzogiorno, interventi per la didattica digitale integrata, per le competenze STEM e il multilinguismo, con un focus specifico alla formazione delle donne.

La seconda componente, “Dalla ricerca all’impresa”, guarda alla ricerca di base, applicata, e al trasferimento tecnologico per rafforzare il sistema della ricerca lungo le diverse fasi della maturità tecnologica, agendo in maniera sistemica sulla leva degli investimenti in R&S. Una prima direttrice di intervento è rivolta al potenziamento della filiera di R&S attraverso grandi infrastrutture di ricerca, partenariati allargati per lo sviluppo di progetti di ricerca. Una seconda direttrice si focalizza sul potenziamento dei meccanismi di trasferimento tecnologico, incoraggiando – con partnership ed investimenti pubblici e privati – l’innovazione attraverso l’uso sistemico dei risultati della ricerca da parte del tessuto produttivo.

Sono contemplati, in quest’ambito, investimenti per il potenziamento di strutture di ricerca e la creazione di “reti nazionali” di R&S su alcune tecnologie abilitanti (Key Enabling Technologies), la creazione di “ecosistemi dell’innovazione” attorno a “sistemi territoriali” di R&S.
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