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Civitavecchia, nonno pedofilo condannato in primo grado a 9 anni di reclusione

14 gennaio 2021 | 09:30
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Civitavecchia, nonno pedofilo condannato in primo grado a 9 anni di reclusione

Le vittime sono quattro bambini, tutti minori di 10 anni al momento dei fatti

Civitavecchia – E’ stato condannato a 9 anni di reclusione per l’accusa di pedofilia. A essere indagato è il nonno di quattro bambini, tutti minori di 10 anni al momento dei fatti, che avrebbe abusato di tutti e quattro i nipotini.

Una vicenda venuta alla luce grazie al coraggio di una mamma che, venuta a conoscenza di fatti accaduti nel 2016, è stata capace di sporgere denuncia contro il nonno paterno dei suoi figli presso il nucleo operativo del Commissariato di Polizia di Civitavecchia che ha svolto le indagini.

Qualche giorno fa è arrivata la decisione nel primo grado del tribunale di Civitavecchia. Una sentenza pronunciata dal giudice in composizione collegiale che ha visto la condanna dell’anziano.

A rappresentare le parti lese, l’avvocato David Pizzicannella, del foro di Velletri, il quale ha ricordato il suo incontro con la donna. “Quando la mamma si è rivolta a me – ha detto il legale -inizialmente non ho creduto alle mie orecchie. L’ho assistita fin dalle prime fasi dell’iter giudiziario, fornendole assistenza di natura tecnico legale, ma soprattutto psicologica.

Per impostazione personale sono molto sensibile a questo tipo di reati, molto spesso i minori non hanno possibilità di essere creduti e difesi, ancora oggi faccio i complimenti alla mamma per aver squarciato il muro di omertà che spesso avvolge i casi di pedofilia, in particolare modo quando questi avvengono tra le mura domestiche.

E’ stato un processo molto sofferto a livello emotivo per tutti, in particolare nella fase dell’incidente probatorio in cui i minori sono stati chiamati a riportare al giudice gli abusi subiti dal nonno. Lavorare a questi casi – conclude l’avvocato Pizzicannella -, lascia sempre l’amaro in bocca anche se l’imputato viene condannato con una pena così esemplare”

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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